Pizza Marconi, il corto sulle corse d’auto che diventerà un film

di Patrizia Simonetti

Sei dentro una macchina, guardi la strada dal parabrezza, è notte, giri la chiave nel cruscotti e metti in moto, poi acceleri e lo vedi dalla lancetta del contachilometri… comincia così Pizza Marconi, il cortometraggio diretto e prodotto con la sua Father & Son da Maurizio Matteo Merli, regista romano figlio d’arte, suo padre che perse a soli 8 anni era il quasi omonimo Maurizio Merli, star dei polizieschi degli anni settanta morto a soli 49 anni nella primavera dell’89, lui però si è fatto la sua strada tra teatro, TV e cinema, passando poi anche dietro alla macchina da presa. Dunque eccoci a Pizza Marconi, che presto diventerà un film vero e proprio, nel senso della lunghezza, non che il corto non lo sia, a raccontare di Andrea (Roberto Bagagli, al suo esordio in un film dopo un bel po’ di teatro) e Massimo (Giacomo Polverari, già visto in qualche serie di Rai 1 come Una grande famiglia e Il coraggio di vincere), due ragazzi di Roma che non se la passano proprio alla grande e lavorano entrambi nella pizzeria di Erminio, padre di Andrea, che fa credito pure al Palletta anche se non paga mai perché “è uno dei migliori clienti, che coi tempi che corrono qui chiudiamo bottega” dice Erminio al figlio. Andrea e Massimo sono amici da tanto tempo e il senso di colpa non ha scalfito il loro legame. Condividono da sempre la passione per le auto e per le corse, quelle clandestine che si organizzano di notte lungo le strade deserte dell’Eur, corse che hanno sempre, da anni e anni, lo stesso trionfatore, perché “Kamikaze – questo il soprannome del tizio interpretato dallo stesso Maurizio Matteo Merliè come il banco: vince sempre” dice Massimo.

Non è chiaro però quando lo dica. Stimolato da uno spinello condiviso sullo scooter dai due ragazzi, parte un flashback che riporta il tutto a parecchi anni prima, quando Kamikaze in realtà loro due l’hanno sfidato e dalla loro avevano una leggenda di meccanico chiamato Er Dupiotte, ma non tutto è andato bene, ed è solo per un veto posto da una ragazza saggia e innamorata che le cose sono andate in un modo per l’uno e in un altro per l’altro… L’escamotage del flashback, immancabile ormai in ogni film o serie TV che si rispetti, ci sta, anche se qui lo capisci a posteriori: nessuna scritta che indichi “dieci anni prima” o giù di lì, e se anche il colpo di scena finale è toccante e dà un brivido, ci si perde un po’ tra passato e presente, pochi particolari a separare i due momenti e le due epoche. Ma la storia chiude bene e aspettiamo il film.