Phobia: al cinema il thriller psicologico con Jenny De Nucci

di Patrizia Simonetti

Non è facile, e invece decisamente coraggioso, esordire alla regia cinematografica con un thriller che a tratti sfiora l’horror. Storie ed escamotage per suscitare suspence e disagio nello spettatore se ne sono già viste a migliaia. Se poi il thriller è psicologico, e scava quindi nella mente dei suoi protagonisti confondendo quella del pubblico, la prova è ancora più ardua. Sembra però averla superata Antonio Abbate con la sua opera prima intitolata Phobia, al cinema da giovedì 5 ottobre dopo la fortunata anteprima romana del 7 settembre, raccontando di Chiara, una ragazza oppressa dal senso di colpa, convinta che ad appiccare anni fa l’incendio alla stalla del casale di famiglia sia stata proprio lei. Incendio nel quale suo padre è rimasto gravemente ferito e ora giace in un letto, attaccato a una flebo, con mezza faccia deturpata dal fuoco. Chiara però a volte lo vede in piedi, lo sente mentre le parla, se lo ritrova davanti nei suoi incubi che sembrano così reali da confonderla ancora di piùù. Il dubbio che sia soltanto un caprio espiatorio e che il colpevole sia da ricercarsi altrove, sfiora quasi subito, ma gli episodi di cui Chiara è rimasta vittima in passato, quelli per cui tutti le chiedono continuamente se stia bene, creano ulteriori dubbi.

Phobia, soggetto e sceneggiatura di Giacomo Ferraiuolo e Michele Stefanile, segna anche un altro esordio, quello di Jenny De Nucci nel film di genere. La giovane attrice (Ancora più bello, Sempre più bello, Ragazzaccio, Un passo dal cielo, Don Matteo) interpreta proprio la protagonista che decide di tornare al casale dal quale era fuggita proprio per non sentirsi più accusata di quella tragedia. L’insistenza della madre nel chiederle di andare a salutare il padre, interpretato da Antonio Catania, e lo sguardo ambiguo del fratello Antonio (Eugenio Papalia), non fanno che aumentare la tensione. Il fatto poi che il mattino dopo tutti neghino di aver visto l’amica con cui Chiara era venuta, nonstante abbia cenato e dormito con lei, crea ancora più suspance. La verità di quanto accaduto anni fa è quindi altrettanto dubbia e confusa quanto quella del presente.

Nonostante i modelli di riferimento di Phobia siano quelli di un cinema thriller di qualche decennio fa, l’obiettivo del film è declinare il genere attraverso una tematica molto attuale e discussa come quella della salute mentale – spiega il regista – Un altro proposito importante era evitare l’archetipo cinematografico della ‘scream queen’ o, più in generale, della donna che deve essere salvata, per rifarsi invece a modelli più moderni e tridimensionali”.

Nel cast di Phobia troviamo anche Federico Tocci (Suburra La serie), Federica de Benedettis (Forever young), Beatrice Schiaffino (Do Ut Des) e Francesca Romana De Martini (a novembre in Lea 2 I nostri Figli su Rai1 e attualmente sul set della serie televisiva italo britannica La Signora Volpe 2 di Declan Recks con Emilia Fox) nel ruolo della madre di Chiara, Maria, donna dalle mille sfumature, a tratti vittima e a tratti carnefice, avvolta, pure lei, da un alone di mistero. “Sin dal primo incontro con Abbate abbiamo deciso che il mio personaggio avrebbe  avuto una forte tridimensionalità – racconta – Maria è una  donna reale con i lati negativi e i lati  positivi, con un passato che l’ha segnata e che ne condiziona le azioni nel presente, così come il personaggio di Chiara dà lo spunto per affrontare il tema della sanità mentale e di come le famiglie si confrontino con questa realtà. Vestire i panni di Maria non è stato semplice, ci sono state giornate, o meglio notti perché abbiamo girato spesso la sera, in cui tornavo a casa esausta, perché interpretare una donna così forte e tesa fuori e fragile dentro, tenendo questi strati tutti insieme, ciak dopo ciak, scena dopo scena, è stata una vera sfida. Fortunatamente il gruppo di lavoro mi ha dato una grande mano poiché c’è stato un importante sostegno reciproco, per cui uscire di casa per andare a girare era una gioia. Ora speriamo che il pubblico apprezzi il lavoro“.