Personal Shopper è il nuovo film di Olivier Assayas, premio per la regia all’ultimo Festival di Cannes, protagonista Kristen Stewart, la Bella di The Twilight Saga ma non solo, alla sua seconda volta con il regista francese dopo Sils Maria di due anni fa. Il film viene presentato venerdì 7 aprile a Roma nel bel mezzo della settima edizione di Rendez Vous, il Festival del Nuovo Cinema francese, mentre nelle nostre sale uscirà giovedì 13 aprile con Academy Two.
Lei si chiama Maureen, è americana ma vive a Parigi, una ragazza solitaria e cupa, soprattutto dopo la recente morte del fratello gemello Lewis che è convinta, forte di un patto siglato con lui ancora in vita, di poter contattare dall’aldilà, che lui in qualche modo le darà un segno della sua presenza ancora su questa terra, e al tempo stesso la prova delle prove che non tutto finisce nel momento in cui chiudiamo gli occhi. Un modo probabilmente anche per esorcizzare la sua paura della morte dal momento che anche Maureen è affetta dalla patologia cardiaca che ha stroncato all’improvviso la giovane vita di Lewis. Così mentre il mondo va avanti, e anche la ragazza di Lewis si sta già rifacendo una vita, lei aspetta. Aspetta di raggiungere il suo ragazzo che lavora all’estero, aspetta di mollare un lavoro che odia, quello di Personal Shopper, appunto, comprare cioè costosissimi e possibilmente unici vestiti e gioielli per una donna che odia e che vive in un mondo che odia, aspetta un segno, un contatto, aspetta nella casa di lui, da sola, di notte, imbattendosi in altri spiriti, forse demoni, e chissà se fuori o dentro di lei, una vita sospesa che subirà, suo malgrado, uno scossone così forte da farla, forse, ripartire, e in un’altra direzione, come un colpo violento su un orologio che ne riattiva il ticchettio.
“In Personal Shopper Olivier Assayas è stato capace di evocare mondi invisibili senza nominarli – dice Kristen Stewart – è un film di genere che sceglie di non spaventarci con i fantasmi, offrendoci invece una riflessione profonda sulla realtà e ponendo quello che ritengo l’interrogativo più terrificante sulla vita: “sono completamente sola o posso entrare veramente in contatto con qualcun altro?” La solitudine del personaggio interpretato ha rischiato di contagiare anche lei stessa: “è stato molto impegnativo – dice ancora l’attrice californiana – anche quando interpretavo scene con altri personaggi non potevo mai avere un vero rapporto con loro, era come se fossero tutti fantasmi”. Ma quindi chi è davvero Maureen? “Maureen è una giovane donna affascinata dalle stesse cose che odia, sta attraversando una crisi d’identità, sta combattendo una battaglia interiore. È molto attratta da questo mondo dove la sua carriera sta prendendo forma, ma di questo vergogna. E comunque alla fine del film, anche se non ha trovato quello che stava cercando, Maureen è pronta a ricominciare”.
Il tema dunque dell’aldilà, del comunicare con i morti, dello spiritismo, fenomeno che non ha luogo e non ha tempo tanto che ne restarono affascinati e probabilmente soggiogati personaggi come Victor Hugo che sarebbe stato aiutato nella sua opera da spiriti di grandi geni, così come fu per quelle meraviglie pittoriche di arte astratta, prima ancora di Kandinsky e Mondrian, di Hilma af Klimt, tra i più grandi artisti del ventesimo secolo, che non espose mai durante la sua vita specificando nel suo testamento che dovevano passare almeno vent’anni per farle vedere al pubblico, e così fu. Artisti citati da Olivier Assayas nel suo film a dare un senso a ciò che forse non ne ha, se non ovviamente per chi ne è coinvolto, come Maureen. Ne abbiamo parlato con lui, ecco la nostra videontervista a Olivier Assayas: