Paolo Virzì: le mie Notti magiche tra emozioni e ricordi, videointervista

di Patrizia Simonetti

Notti magiche è la celebre canzone composta per i Mondiali di Calcio del 1990 da Giorgio Moroder e scritta e interpretata, nella versione italiana, da Gianna Nannini e Edoardo Bennato: in realtà il titolo originale è To be number one e quello italiano Un’estate italiana, ma tutti la ricordano come Notti magiche. E così la ricorda anche Paolo Virzì che l’ha presa in prestito per il suo film intitolato, appunto, Notti magiche, presentato in anteprima e in chiusura della 13esima edizione della Festa del Cinema di Roma e che arriva in sala giovedì 8 novembre con 01 Distribution.

È dunque il 3 luglio 1990: sul Lungotevere c’è un gruppo di tifosi a guardare sul televisore di un chiosco la semifinale dei mondiali tra Italia e Argentina che si gioca a Napoli e che finirà di lì a breve con gli azzurri buttati fuori ai rigori dagli argentini. Nessuno sul momento si accorge dell’auto che dal ponte vola nel fiume: a bordo c’è un famoso quanto moralmente discutibile produttore cinematografico di nome Leandro Saponaro. Quando lo ripescano è morto. Tutto comincia da lì, da un misterioso omicidio del quale vengono inizialmente sospettati tre giovani sceneggiatori, finalisti del Premio Solinas: il messinese Antonino, che parla come un libro d’altri tempi, il piombinese Luciano, sempre in cerca di qualcosa di nuovo e di eccitante da scoprire, e Eugenia, rampolla complessata di una potente famiglia romana. I tre hanno stretto in breve tempo una strana amicizia, necessaria a ognuno di loro per un motivo o per un altro. Ad accusarli in lacrime è la bionda e apparentemente svampita Giusy, una showgirl già in declino che se la faceva con il morto. I tre ragazzi passeranno quindi una lunga notte in commissariato a ripercorrere i loro ultimi giorni nella Capitale alla scoperta del bello e del brutto del mondo del cinema.

Un film decisamente autobiografico, almeno nei ricordi, da parte di Paolo Virzì che ci ha infilato dentro non pochi aneddoti da lui realmente vissuti quando negli anni Ottanta arrivò a Roma e non solo quelli: “c’è qualcosa che ha a che fare con le emozioni che mi sono rimaste – ci racconta il regista livornese nella nostra videointervista – vissute nella stagione della scoperta di una grande città da parte di un giovanotto provinciale che era venuto a Roma con l’idea folle di fare il cinema”. Tre giovani esordienti o quasi ad interpretare Antonino, Luciano e Eugenia, ovvero Mauro Lamantia, Giovanni Toscano e Irene Vetere, e poi Giancarlo Giannini nel ruolo di Saponaro, Marina Rocco in quello di Giusy e molti altri grandi nomi a dar vita ai più svariati personaggi, chi vero chi immaginario, come Roberto Herlitzka, Ornella Muti, Paolo Sassanelli, Andrea Roncato, Paolo Bonacelli, Giulio Scarpati, Simona Marchini, Ludovica Modugno, Ferruccio Soleri che dal teatro esordisce al cinema: “mi interessava che i tre protagonisti fossero totalmente innocenti e vergini – ci racconta ancora Paolo Virzì –  che avessero un batticuore personale da catturare e ficcare dentro questo racconto, e avere intorno a loro questa sensazione di un presepe di statuette mitologiche che abbiamo cercato di creare con l’aiuto di grandissimi attori”. Un atto d’amore verso il cinema che tutti ciclicamente danno per moribondo ma che non muore mai, un racconto ironico ma anche cinico di quel preciso momento del cinema italiano, il tutto osservato con stupore tra tre giovani idealisti costretti presto a ricredersi tra tentazioni, ricatti e insidie. Ecco dunque la nostra videointervista a Paolo Virzì cui abbiamo chiesto subito il perché della scelta di quella fatidica notte…