Palm Springs, tra amore, ironia e loop temporali

di Patrizia Simonetti

Una giornata può essere bella quanto vogliamo, ma viverla per tutta la vita senza neanche sapere quanto la nostra vita durerà, c’è da andare fuori di testa. Ma è proprio ciò che accade ai protagonisti di Palm Springs Vivi come se non ci fosse un domani di Max Barbakow, in particolare a Nyles che è Andy Samberg e poi anche a Sarah, interpretata da Cristin Milioti, presentato oggi alla Festa del Cinema di Roma 2020, e dal 22 ottobre in sala con I Wonder Pictures, commedia romantica, divertente e ironica con un q.b. di fantascienza – ma potrebbe anche trattarsi di semplice, si fa per dire, fisica quantistica – ambientata a Palm Springs, appunto, città californiana frequentata da gente ricca e famosa, un’oasi da sogno nel bel mezzo del deserto. E già il mix promette bene. Inoltre, tornando alla giornata di cui sopra: potreste immaginare un giorno peggiore in cui restare intrappolati di quello di un matrimonio che non è il vostro?

Tutto inizia, per noi ovvio, quando la mattina del 9 novembre Nyles si sveglia e trova la sua ragazza Misty che si sta spalmando la crema sulle gambe e non è un caso che lo saluti chiamandolo Marmottino, chiaro omaggio-citazione al film di Harold Ramis del 93, titolo originale Il giorno della Marmotta. Qualche ora dopo Nyles si imbatte in Sarah, sorella della sposa, che continua a bere sopraffatta dal senso di colpa. Una fuga a due tra le rocce del deserto, uno strano tipo che spara frecce, una grotta in cui scappare e tutto diventa un incubo, anche se pur sempre tra palme verdi e azzurre piscine. Ma se proprio vogliamo usare la sintesi degli stessi filmakers, ovvero Max Barbakow e lo sceneggiatore Andy Siara : “matrimoni, amore, famiglia, ex, cuori infranti, un sacco di dolore e sofferenza, un pizzico di gioia, bambini, birre, burritos, morte, guerra, violenza e infine sesso, droga e un grosso masso con un buco. La maggior parte delle vite possono essere riassunte con queste parole. Così è anche per Palm Springs”.

Con Palm Springs, forte del successo raccolto al Sundance Festival e poi nelle sale americane, si ride un bel po’ anche grazie ai dialoghi serrati e divertenti e alle strampalate avventure dei due, ma ci si fanno anche delle domande, tipo: al posto loro avremmo preferito restare a vivere in modo sempre più al limite la medesima giornata, facendo cose che mai avremmo fatto sapendo che non ci sarebbe stato un domani – come del resto recita il sottotitolo – o avremmo cercato in tutti i modi di uscirne, magari avedo imparato la lezione e vivendo quindi, sempre e comunque, come non ci fosse un domani? Ultima riflessione: e se invece di time loop dicessimo lockdown, ci sarebbe tutto un po’ più chiaro e familiare?