Ostaggi: recensione e videoincontro con il cast

di Patrizia Simonetti

Marco è disperato: il suo legale, che avrebbe dovuto aiutarlo ad avere ciò che gli spetta, lo molla e pure con il conto della cena da pagare. Le cartelle esattoriali non gli danno tregua e, da piccolo imprenditore qual è, deve pure pagare i suoi operai. Così tenta una rapina, ma come accade spesso agli inesperti, non gli va bene e, inseguito dalla polizia, si rifugia in una panetteria dove trova i suoi ostaggi.

Ostaggi è il titolo del film diretto da Eleonora Ivone, tratto dall’omonima pièce teatrale di Angelo Longoni che ne è anche sceneggiatore, che del cast originale conserva soltanto Jonis Bascir, mentre al posto di Michela Andreozzi, Gabriele Pignotta, Pietro Genuardi e Silvana Bosi, troviamo Vanessa Incontrada, Gianmarco Tognazzi, Francesco Pannofino, Elena Cotta, Alessandro Haber e la stessa Eleonora Ivone. In un momento in cui tutti noi ci sentiamo ostaggi in attesa di una liberazione che possa riportarci alla nostra vita di sempre, non è certo difficile empatizzare sia con il rapinatore che con i suoi prigionieri, un po’ meno, direi, con i due personaggi chiamati a risolvere la situazione.

Ostaggi è però anche un film sui piani B, ovvero sui nostri progetti di vita di riserva nel caso quello principale non dovesse andare a buon fine o le cose dovessero mettersi male. Così Ismail (Jonis Bascir) se n’è andato dalla Somalia per venire a vendere portafogli e affini in giro per le strade italiane, Ambra (Vanessa Incontrada) ha lasciato il suo lavoro di infermiera per mettersi in proprio come prostituta; e Marco (Gianmarco Tognazzi) ha optato per piano B improvvisato e dettato dalla follia del momento. E quando entra nella panetteria, dietro al banco trova il titolare Remo (Francesco Pannofino), un uomo non proprio coraggioso e alquanto razzista; e dall’altra parte Ambra che gli darà del filo da torcere; Regina (Elena Cotta), pensionata cardiopatica che sfodererà una grinta inaspettata; e Ismail. Marco li prende tutti in ostaggio, ma non è capace a fare il duro, ad approfittarsi degli altri come fanno tutti, ci prova, ma lui non è così. E quando arriva la figlia, interpretata dalla vera figlia di Gianmarco Tognazzi, Andrea Viola, come si evince dalla somiglianza, molla.

Ostaggi si svolge quasi interamente nel locale del panettiere, a parte una sorta di prequel in cui conosciamo brevemente i protagonisti accomunati da un’unica frase che ad uno ad uno, seppur in luoghi e situazioni differenti, pronunciano: “sono già stanco/a…” e qualche ripresa esterna durante l’assedio, dove conosciamo il commissario vecchio stampo (Alessandro Haber) e la negoziatrice Anna, interpretata dalla stessa regista, chiamati, ognuno con i suoi metodi e valori, a risolvere il problema.

Se nel significato profondo, che è quello della crisi più totale che attanaglia tutti noi, il film ha di certo il suo valore, resta tuttavia un po’ troppo pièce teatrale, che non sfrutta neanche in parte le potenzialità del cinema, quelle di ampliarsi nello spazio e nel tempo, aprendosi quindi ad altri scenari – fisici e non – e approfondendo storie e anime dei singoli personaggi, magari con qualche flashback, a renderli a tutto tondo e, diciamo, completi di background e anamnesi. Di ognuno di loro sappiamo infatti ben poco che carpiamo dalle loro frasi in un contesto comunque anomalo e di restrizione, e se nella dimensione live del palcoscenico ciò può bastare perché è proprio quella dimensione il centro della rappresentazione, nella versione cinematografica/televisiva è una caratteristica della quale si sente la mancanza. Ostaggi arriva sabato 15 maggio su Sky Primafila Premiere con le musiche di Niccolò Agliardi. Ecco una videosintesi della conferenza stampa con Vanessa Incontrada, Gianmarco Tognazzi, Francesco Pannofino, Elena Cotta, Alessandro Haber, Eleonora Ivone e Niccolò Agliardi: