On becoming a God: a tutta girl power con Kirsten Dunst

di Patrizia Simonetti

Certe cose succedono solo in America. In Florida per la precisione. E non è certo un male. Che non accadano anche da noi, intendo. Mettiamo che tuo marito resti letteralmente stregato dal guru di un’azienda di multi-level marketing, esattamente dalla Fam, la Founders American Merchandise, una di quelle che ti fanno fare il cosiddetto mazzo per piazzare i loro prodotti, peraltro alquanto scadenti, ovunque, e ti promettono che arriverai a far lavorare gli altri per te mentre tu te ne starai comodamente a contare i tuoi soldi a palate senza alzare più una paglia, costringendoti pure a lasciare il tuo lavoro e a fare, elegantemente o meno, il gesto dell’ombrello a tutto quelli che non credono proprio a tutta la storia al grido di “lo vedremo!” Il lavoro sporco da reclutatore, nel nostro caso, lo fa un ragazzetto un po’ viscido di nome Cody che almeno nei primi due episodi che abbiamo visto in anteprima non capiamo bene se ci creda pure lui o se sia un truffatore nato. Ad ogni modo Cody è molto antipatico. Ricapitolando: metti quindi che tuo marito ci caschi in pieno, rimbambito di audiocassette (siamo nei primi ani novanta) che gli fornisce l’azienda stessa, e che si chiami Trevis, allora vuol dire proprio che sei Krystal, la protagonista di On Becoming a God, serie tutta Made in USA creata da Robert Funke e Matt Lutsky, che arriva da noi da giovedì 18 giugno su TimVision Plus con due episodi a settimana per un totale di 10, titolo originale On becoming a God in Central Florida. Protagonista nel ruolo di Krystal è Kirsten Dunst, molto diversa dalla Spiderman girl del bacio sottosopra di qualche anno fa, che è anche produttrice esecutiva della serie assieme a George Clooney, niente meno, Charlie McDowell e Grant Heslov.

Eccoci dunque alla storia di On becoming a God: siamo nel 1992 e tra alligatori, venditori di auto, aspiranti miss qualcosa, e tanto sole, nonostante abbia un lavoro decente come assicuratore, Trevis (Alexander Skarsgard) si trasforma nell’incarnazione del sogno americano: farsi il già citato mazzo ora per vivere da ricco domani. Assieme alla moglie e alla figlioletta, si intende. Moglie che lavora invece in un parco acquatico dove fa un po’ di tutto, il suo capo è un amico e anche se sgobba pure lei, è più o meno felice e della Fam che si sta divorando suo marito non ne vorrebbe sapere più di tanto. Però lo ama per cui lo lascia fare. Come andranno le cose? Non bene, e non è difficile prevederlo. Senza raccontarvi ovviamente cosa c’è nel mezzo – un vero e proprio colpo di scena che non t’aspetti, se non altro non così presto – vi diciamo che la bionda, prosperosa e determinata Krystal griderà alla vendetta, e non si limiterà a quello; vuole arrivare a capo dell’azienda e, metaforicamente parlando, metterci una bomba da dentro. Perché alla fine ti salvi dai cattivi solo se diventi più cattiva di loro e ripagandoli con la stessa identica moneta.

On Becoming a God è avvincente anche se in molti momenti ti fa mangiare il fegato, suscita una sorta di tenerezza nei confronti dell’ingenuità del povero Trevis ma al contempo anche rabbia per la stupidità con cui, lui come tanti in quel periodo, si fa abbindolare da persone che si ritengono così furbe da potersi approfittare degli altri e rovinare loro la vita. Ammirazione senza se e senza ma invece per l’eroica Krystal, che ci sembra sin da subito un’amica cui dare conforto e plauso anche se non pare averne bisogno, agguerrita e pronta a tutto, anche sconfinare nell’illegalità, come non avesse mai fatto altro nella vita, una vita che avrebbe voluto semplice e serena, ma, come dire, se il mondo ti attacca, devi rispondere, diventando quindi un Dio, anche se solo in Florida, come recita il titolo della serie, assolutamente da vedere. Girl power e stop. Nel cast anche Mel Rodriguez (The Last Man on Earth), Théodore Pellerin (The OA), Ted Levine. Già decisa una seconda stagione. Ed ecco il trailer: