La cosa bella del cerchio è che, pur andando avanti, hai la possibilità di tornare indietro. Con piacere ci siamo dunque avventurati nel passato percorrendo a ritroso il cerchio della vita del Re Leone, la cui storia inizia molto prima di quella di Simba raccontata nel film Disney diretto da Jon Favreau del 2019, ed è quella che ci racconta il nuoco lungometraggio Disney Mufasa il Re Leone, al cinema dal 19 dicembre, stessa tecnica del primo, la live-action con immagini fotorealistiche generate al computer, e la regia di Barry Jenkins.
Chi era Mufasa, e perché è diventato Re pur non discendendo da stirpe reale? E da dove nascono la rabbia e l’invidia di Taka/Scar nei confronti del fratello acquisito? Cominciamo da qui, dall’indole pavida e ingannatrice di Taka che, dopo aver salvato il giovane Mufasa dalle acque che lo hanno allontanato dalla sua terra e dalla sua famiglia, inizia pian piano a notare la differenza. E se, come abbiamo visto nel primo film, tradirà Mufasa alleandosi con le iene, beh, nulla di cui stupirsi perché lo aveva già fatto, come vedremo a breve in questo prequel, ma con gli emarginati e rabbiosi leoni bianchi capeggiati dal feroce Kiros.
La tecnica narrativa è quella del racconto nel racconto. Siamo nel presente: Simba, adulto e già padre di Kiara, deve raggiungere la sua compagna Nala che sta per dare alla luce un altro figlio, e lascia così la primogenita in una grotta affidandola al suo amico fidato Rafiki, e a Timon e Pumbaa. Sarà Rafiki a raccontare a Kiara, a al pubblico, la pre-storia che ci porterà indientro nel tempo, a quando suo nonno Mufasa, piccolo e orfano, sperduto nelle Terre del Branco, viene adottato dalla famiglia di Taka. E tutto il resto.
Scopriremo anche come nascono i legami di Mufasa con il saggio mandrilllo Rafiki e con i due divertenti amici Timon e Pumbaa, un suricato e un facocero, e cioè tra esseri emarginati e soli in cerca del proprio posto nel mondo, ma disposti a salvare o a farsi salvare. Sapremo anche come Mufasa ha conosciuto la sua Sarabi e molto altro ancora. Se la prima parte di Mufasa il Re Leone ci è apparsa un po’ lenta e forse non proprio adatta ad attirare l’attenzione dei piccoli spettatori, la seconda ha invece rialzato il tiro, rendendoci più partecipi agli avvenimenti e alle motivazioni dei personaggi, alle loro relazioni e ai loro destini. Che poi sono anche quelli di noi esseri umani…
Grande plauso alle voci italiane del film, vecchie e nuove. Ritroviamo dal primo film quelle di Marco Mengoni ed Elisa, ovvero di Simba e Nala (anche se per poco e sul finale), di Edoardo Leo e Stefano Fresi per Timon e Pumbaa, di Toni Garrani per Rafiki, che nella sua versione più giovane nel suo stesso racconto ha quella di Edoardo Stoppacciaro.
Tra le nuove, spiccano invece le voci di Luca Marinelli per Mufasa e di suo padre Eugenio Marinelli per il padre di Mufasa, Masego; di Alberto Boubakar Malanchino per Taka adulto e di Valeriano Corini e Edoardo Veroni per Taka cucciolo nei dialogghi e nelle canzoni; di Elodie per Sarabi; di Riccardo Suarez per Zazu; di Dario Oppido per Kiros; di Emma Cecile Rigonat per Kiara; di Mattia Moresco per Mufasa cucciolo nei dialoghi e di Adriano Trio per Mufasa cucciolo nelle canzoni; di Daniela Calò per Eshe, la madre di Taka; di Pasquale Anselmo per Obasi, il padre di Taka; di Domitilla D’Amico e di Karima per i dialoghi e le canzoni di Afia, madre di Mufasa.