Much Loved: Noha e le altre, prostitute marocchine divise tra anima e corpo nel nuovo film di Nabil Ayouch censurato in patria

di Patrizia Simonetti

Una vita divisa in due. E pure l’anima. Quella di Noha, di Randa e di Soukaina, tre donne marocchine belle come il sole africano, tanto diverse tra loro ma così indispensabili l’una all’altra, immerse nella finta allegria delle notti di Marrakech tra festini hard e locali dove c’è più sesso che musica, sorrette da alcol e droga nella loro ricerca sfrenata di ricchi sauditi e turisti europei cui dare tutto in cambio di soldi. Tranne la loro anima. E se il buio della notte sembra nascondere costrizioni, violenze e umiliazioni dietro sorrisi accesi di rossetti, luccichii di paillette e strass su abiti da sera sexy che tirarseli su e scoprire il sedere è un attimo, la luce del giorno torna a illuminare la realtà quotidiana, tra scherzi e risate, litigi esagerati per profumi rubati e rapporti familiari così difficili e duri che forse è meglio continuare a sognarli. E quando a loro si aggiunge Hlima, raccattata in ospedale dopo che un poliziotto le ha dato un pugno nella pancia con dentro un bambino, anche lei entra in famiglia e non fa una piega quando la realtà le insegna che è meglio non avere figli che essere una cattiva madre.

Sono le protagoniste di Much Loved, sesto lungometraggio del regista franco-marocchino Nabil Ayouch nelle nostre sale dall’8 ottobre grazie a Cinema, la nuova distribuzione di Valerio De Paolis che ha già portato in Italia Taxi Teheran di Jafar Panahi. Anche Much Loved è un film che sfida le censure: vietato dalle autorità marocchine perché ritenuto offensivo dei valori morali, della donna marocchina e dell’immagine del paese, ha raccolto insulti e minacce all’indirizzo di Ayouch e delle attrici, Loubna Abidar, Asmaa Lazrak, Halima Karaouane e Sara Elmhamdi Etalaoui che per ora vivono sotto scorta.

Noha è la leader del gruppo, sa sempre cosa fare, o almeno così sembra, quali feste frequentare, che abiti indossare e far indossare alle altre ragazze, a quali uomini concedersi in parte e a quali lasciarsi prendere come vogliono; sicura di sé non le importa di sanguinare o farsi male, il lavoro sopra tutto; stakanovista del sesso a pagamento, cerca di infondere la sua professionalità alle amiche e non esita a rimandare Randa a casa se si accorge che sta per rovinarle la festa; ma quando di giorno, smessi i vestiti da sera e il trucco pesante da gran diva, la testa coperta dal velo e il vestito abbottonato torna nella sua realtà, soccombe davanti a una madre che la manda via perché i soldi che le da non le bastano e i vicini sparlano, e si arrende a una sorella che non la vuole neanche seduta accanto sul divano, a un fratello inetto e a un figlio che forse ha smesso di amare da tempo. Randa è lesbica ma non lo dice mai, svogliata nel suo lavoro, sogna di andare a vivere da donna libera e non più additata in Spagna da un padre che non vede da quando aveva quattro anni ma che l’aspetta e ne è sicura; il passaporto però non glielo danno, prima deve finire di studiare. Soukaina è romantica e si innamora del suo poeta saudita che la chiama amore ma l’amore con lei non lo fa mai; e quando scopre che è gay e se ne vuole andare, quello non la prende proprio bene e sono botte, e botte, e botte ancora. Hlima è l’ultima arrivata, la pancia non la ferma e in strada ferma uomini soli da cui si fa prendere nelle loro macchine in cambio di pochi soldi e 10 chili di verdura, ma si innamora di Said (Abdellah Didane), il fedele autista di Noha e le altre, e fattorino, e consigliere muto, e amico che non giudica.

Ma quando sono a casa, eccole tutte e quattro sul letto a guardare un film dal computer o sul divano davanti alla TV accesa, a raccontarsi cose e a litigare un po’, a fare battute e ridere forte fino a liberarsi il cuore, e poi a dormire tutte insieme come bambine in un collegio o sorelle un po’ viziate di una famiglia bene, lì con i loro sogni e la loro anima. Il corpo è altrove, lo ritroveranno domani.

Prima di realizzare il suo film nudo, crudo, poetico e toccante, Nabil Ayouch è entrato direttamente in quel mondo parlando in un anno con duecento lavoratrici del sesso marocchine: “la cosa che mi ha colpito di più è stata la loro mancanza di amore – racconta – provvedono al sostentamento di intere famiglie eppure hanno sempre la sensazione di non fare mai abbastanza per poter meritare di essere amate”.

Già applaudito alla Quinzaine di Cannes e al Toronto Film Festival e già uscito in Francia dove ha vinto anche il Valois d’Oro al festival del cinema di Angoulêm, Much Loved potrebbe partecipare alle Giornate cinematografiche di Cartagine in programma a Tunisi dal 21 al 28 novembre prossimi, trattative in corso tra il direttore Letaief Brahim e il regista Ayouch.

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