Momenti di trascurabile felicità con Pif e Thony, videointervista

di Patrizia Simonetti

Il succo – e non è un termine preso a caso – di tutto è che una centrifuga può anche allungarti la vita, ma di poco, e di certo non per un tempo sufficiente a mettere tutto a posto e a far quadrare i conti della tua vita. Ma non c’è ovviamente solo questo in Momenti di trascurabile felicità, il nuovo film di Daniele Luchetti in sala da giovedì 14 marzo liberamente tratto dal romanzo omonimo di Francesco Piccolo che ha anche collaborato alla sceneggiatura, e anche dal suo successivo Momenti di trascurabile infelicità (entrambi pubblicati da Einaudi riepsttivamente nel 2010 e nel 2015). Protagonista nel ruolo di Paolo è Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto, alla sua prima volta da solo attore e da non regista, cosa che, come ci ha raccontato nella nostra videointervista, lo ha rilassato molto. Al suo fianco in quello di Agata c’è Thony in un bel momento della sua carriera di cantante e soprattutto di attrice visto che esce contemporaneamente al cinema, proprio nello stesso giorno, con La notte è piccola per noi di cui vi parleremo presto. E che il provino per Momenti di trascurabile felicità pare lo abbia portato a casa anche per la sua innata capacità di piangere immediatamente a comando, come ci rivela divertita e divertendoci nella nostra videointervista. Entrambi giocano in casa visto che la storia è ambientata a Palermo, città natale sia di Pif che di Thony.

Paolo e Agata sono sposati e hanno due figli. Lei fa tutto in casa pur lavorando anche fuori ma non si lamenta e la cosa non le pesa più di tanto, anche se non risparmia battutine al consorte. Lui in casa non fa nulla ma è molto bravo a schivare l’incidente passando ogni giorno con il suo scooter al semaforo rosso di un incrocio che quindi attraversa illeso quotidianamente. Fino al giorno in cui invece non ce la fa. E la cosa buffa è che in quell’ultimo momento in cui solitamente, almeno così si dice, ci passa tutta la vita davanti, a Paolo si ripropongono come un piatto pesante mangiato la sera prima domande e questioni come: ma perché il primo taxi libero non è mai il primo della fila? E che senso ha chiudere in una bacheca di vetro un martello frangivetro che quel vetro per prenderlo, poi, con cosa lo infrangi? E la frase “ti penso sempre, ma non tutti i giorni” è bella oppure no? Ma diciamoci la verità: chi di noi non se l’è mai chiesto?

Solo che a volte anche lassù si sbagliano – forse anche colpa di quei computer obsoleti e della confusione che regna in quella sorta di ufficio comunale – ed è inutile che lo zelante impiegato del Paradiso con la nostalgia di un buon caffè, interpretato da Renato Carpentieri, insista con il dire che “qui non facciamo sbagli ed è tutto calcolato”: non era affatto ora per Paolo perché nel calcolo il tipo non aveva considerato la centrifuga che, a quanto pare, come detto sopra, ti allunga la vita. Magari solo di un’ora e 32 minuti – che è anche esattamente la durata del film – ma ti pare poco? Insomma, come dire, il Paradiso può attendere ancora un po’, ed è proprio quell’ora e 32 minuti che Paolo ha a disposizione per convincere Agata che l’ama davvero nonostante l’abbia tradita spesso e con allegria, per capire una volta per tutte se quel “ce l’hai con me” ripetuto fino all’esaurimento era un dubbio giustificato o meno, per rendersi conto che trascurare un figlio potrebbe voler dire che poi lui non ti si filerà più di tanto e che se è tua figlia a ricordarti che ci sono delle regole da rispettare, non è che sia poi così normale.

Momenti di trascurabile felicità è un film fragile e realizzato senza troppe premeditazioni, pervaso da un sentimento di malinconica allegrezza – racconta Daniele Luchettiun rituale per esorcizzare la paura di andar via, per trarre un bilancio degli affetti e delle inconsapevolezze, per capire se la leggerezza del riso può dure della nostra vita cose piccole ma importanti”. Il film è davvero leggero ma quella “malinconica allegrezza” di cui parla il regista lo pervade per intero. La voce narrante di Pif cui siamo abituati – che qui è anche quella dell’autore – ci accompagna  in un viaggio ironico tra le cose buffe e non solo della vita di tutti noi, spingendoci a pensare che forse non ci sono momenti di trascurabile felicità perché la felicità non va mai trascurata, per breve o di routine che sia. E ci fa pure sperare che in fondo una soluzione e una via d’uscita c’è per ogni situazione. Ma proprio per ogni… Ne abbiamo parlato con i due protagonisti, ecco dunque la nostra videointervista a Pif e Thony: