Miss Peregrine, incontro con Tim Burton e con la Casa dei ragazzi speciali

di Patrizia Simonetti

Un film bellissimo di cui non è difficile comprendere il senso e il messaggio, ammesso che Tim Burton ne abbia voluto lanciare uno, e cioè che essere diversi è bello e utile se non necessario, ecco perché l’hashtag #StayPeculiar, che in italiano diventa #SiateSpeciali. Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali, ultimo lavoro a dir poco fantastico del visionario regista californiano, in sala in oltre 300 copie da giovedì 15 dicembre ma con diverse anteprime a cominciare da giovedì 8, porta sul grande schermo l’altrettanto visionario romanzo, il primo, di Ransom Riggs pubblicato nel 2011 e nato da vecchie fotografie ritrovate, immagini in bianco e nero, un po’ affascinanti un po’ inquietanti, di bambini “particolari”. Questa mattina abbiamo avuto il piacere e l’onore di incontrare Tim Burton (qui il video con l’audio dell’intervista poichè non ci è stato permesso di videoriprendere l’incontro).

Pensando alla diversità come giustamente la mostra questo suo film, e cioè come qualcosa da difendere con orgoglio da chi non la comprende e quindi ne ha paura, tema molto attuale oggi, non posso non immaginare lei, Tim Burton, da bambino proprio come un “ragazzo speciale”: anche lei ha avuto da piccolo una casa dei ragazzi speciali in cui rifugiarsi, un anello temporale, una Miss Peregrine o magari un nonno o una nonna che l’hanno avviata verso la vita e la scoperta di se stesso?

Sì, è vero, io sono cresciuto in una cultura che divide le persone per categorie e in effetti ho avuto una nonna che invece sosteneva e appoggiava le mie peculiarità e ho avuto anche un insegnante d’arte, uno solo, che mi ha incoraggiato ad essere speciale, ad essere sempre me stesso, e questa è una rarità ma è molto importante, io sono stato molto fortunato. E ho avuto anche un’insegnante che era bellisima e divertente proprio come Eva Green e i ragazzini la stavano tutti ad ascoltare, qualsiasi cosa dicesse loro di fare, la facevano… Fondamentalmente nella vita ti bastano un paio di persone che riescono a vedere le tue particolarità, le tue caratteristiche speciali e che ti consentono di farle fiorire, per questo mi ritengo davvero fortunato.

Ma cosa l’ha colpita del libro di Riggs tanto da volerlo portare sul grande schermo?

Innanzi tutto il titolo, già quel “ragazzi speciali” mi ricordava, come appunto le ho raccontato poco fa, la mia infanzia. E poi il modo in cui Riggs ha messo insieme, quasi cucinandoli, gli ingredienti della storia partendo da vecchie foto. Io faccio collezione di vecchie fotografie e so che guardare una foto ti racconta una storia, ma non proprio tutta, conservandone invece quella parte di mistero e di poesia che ti fa pensare ai fantasmi, un qualcosa di potente ed efficace. Ho subito sentito un legame con quel libro che prima non conoscevo, una connessione, soprattutto con il protagonista, con questo suo sentirsi strano, fuori posto, soprattutto a livello interiore, una cosa con la quale mi sono identificato immediatamente. Una storia che conserva quella parte di sorpresa e di favola, il tipo di storia che ho sempre cercato di raccontare e che continuerò a raccontare.

Ed ecco la storia di Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali. Jake è un ragazzino molto carino ma un po’ impacciato che “vive una vita ordinaria in cui pensa che non avrà mai un ruolo di primo piano” per dirla con Asa Butterfield (Hugo Cabret) che lo interpreta, cui il nonno Abe (Terence Stamp) racconta storie molto particolari, tipo quella di una Casa dei ragazzi speciali dove lui ha vissuto tanti anni fa assieme a suoi coetanei a dir poco stravaganti. Emma, ad esempio (Ella Purnell) che fa fare all’aria tutto ciò che vuole ma è così leggera che deve indossare pesanti scarpe di piombo per non levitare; Enoch (Finlay MacMillan) che anima gli oggetti inanimati inserendovi un cuore; Olive (Lauren McCrostie) che dà fuoco a tutto ciò che tocca il che è utile quando serve scaldare il tè, ad esempio, ma a lungo andare può rivelarsi pericoloso e così indossa sempre dei lunghi guanti ignifughi neri; Bronwyn (Pixie Davies) che ha una forza eccezionale; Fiona (Georgia Pemberton) che comanda la crescita delle piante; Claire (Raffiella Chapman) che ha una bocca con denti affilatissimi… sulla nuca; Hugh (Milo Parker) che ha sciami di api che vivono dentro di lui e a volte deve mettersi una maschera da apicoltore per non riempirci la casa; Horace (Hayden Keeler-Stone) che fa sogni premonitori e se si mette un piccolo cannocchiale su un occhio li proietta sul muro come veri e propri film; Millard (Cameron King) che è invisibile; mentre i gemelli (Thomas e Joseph Odwell) devono andarsene in giro coperti come piccole mummie perché possono pietrificare chiunque vogliono. Bambini quindi “con i loro super poteri – dice Tim Burton – ma fondamentalemnte solo ragazzini, che magari si sentono strani, particolari, ma poi sono dei bravi bambini con le loro emozioni”.

A gestire la Casa e a prendersi cura dei bambini è, appunto, Miss Peregrine interpretata da Eva Green che “è stata la mia prima e immediata scelta – ci racconta Tim Burton – avendo tutte le caratteristiche che il personaggio diveva avere, essendo cioè forte, bella, divertente, drammatica, efficace e credibile come una star del cinema muto”. Miss Peregrine è una sorta di Mary Poppins dark, ma è anche una ymbrine, ovvero una creatura in grado di trasformarsi in un uccello, proprio come Miss Avocet (Judi Dench), e protegge i suoi ragazzi speciali da mostri cattivi detti Vacui, soprattutto da Barron che ne è l’evoluzione e che quindi può trasformarsi in chi vuole, ecco perché è interpretato da Samuel L.Jackson ma anche da Allison Janney e Rupert Everett, che li vogliono usare per diventare immortali. E lo fa facendoli vivere in un anello temporale di un giorno più o meno sicuro, solo che è nel 1943 e il giorno è sempre lo stesso che si ripete e si ripete tipo quello della marmotta, e ognuno ha il suo compito e ruolo che lo aspetta. Del resto “nel mondo esterno questi ragazzi speciali sarebbero considerati uno scherzo della natura e verrebbero perseguitati – dice Eva Green – invece nell’isola remota in cui vivono la loro ‘stranezza’ è celebrata come qualcosa di speciale e magnifico”. Finché non arriverà Jake. Già, perché il nonno, senza starvi a raccontare troppo che altrimenti finisce la sorpresa, convincerà Jake ad andare a cercare la Casa dei ragazzi speciali in un’isoletta nel Galles per rendersi conto che anche lui ne fa o ne potrebbe far parte, perché anche lui è un ragazzo molto speciale.