Marilyn ha gli occhi neri: videoincontro con Miriam Leone e Stefano Accorsi

di Patrizia Simonetti

Due anime in subbuglio quelle di Diego e Clara. Lui che non riesce  a trattenere la rabbia che di tanto in tanto esplode, per questo ha una figlia che non può mai vedere da solo anche se a lei non farebbe mai del male, e sempre per questo ha dei tic e delle manie con i quali tenta, per lo più inutilmente, e inconsciamente, di controllarsi. Lei che si racconta e racconta così tante bugie che alla fine diventano la sua verità, come quella di un lavoro di attrice testimoniato da locandine e foto appese per tutta casa, finte ovviamente. Si trovano incontrandosi in un centro diurno per la riabilitazione di persone disturbate con le quali, nonostante le prime difficoltà, nasce un legame forte che le sostiene l’un l’altra, anche se una spara parolacce a vanvera e l’altro è certo di essere un agente segreto in servizio… E anche tra Diego e Clara si crea qualcosa di necessario, sia per lui che per lei. E da un’idea folle, un po’ come loro, nasce il progetto che cambierà la vita a tutti gli svitati del centro: un ristorante, il Monroe, nato prima soltanto su internet, un luogo fantasma quindi, per Clara l’ennesima cosa finta su cui sognare. Poi però diventa tutto vero.

In Marilyn ha gli occhi neri – altra invenzione di pura fantasia di Clara convinta di assomigliare a Marilyn Monroe in tutto e per tutto – in sala da giovedì 14 ottobre, Stefano Accorsi e Miriam Leone si ritrovano dopo 1992, 1993 e 1994, e danno vita a due personaggi delicati e toccanti, entrambi bravissimi a renderli reali, credibili, empatici. Non si può non tifare per loro, lasciandosi andare alla vena di follia che li sovrasta e che è sì un muro che si erge tra loro e il resto del mondo, ma al tempo stesso è così liberatoria… In fondo, proprio come tutti, Clara e Diego cercano soltanto il loro posto nel mondo, e così anche gli altri ospiti del centro. L’unione fa la forza, anche perchè “i normali hanno sempre ragione perché sono di più” dice Diego a Clara. Ed ecco che anche loro, seppure soltanto in due, diventano tanti. E forse insieme possono salvarsi.

Una storia, quella raccontata in Marilyn ha gli occhi neri, che ha radici reali. L’ispirazione al regista Simone Godano arriva dalla decisione di un ragazzo di Londra che, licenziato, si inventa un locale che non esiste se non nel mondo virtuale, e che in breve tempo scala le classifiche e si piazza al primo posto di TripAdvisor, con tanto di recensioni di gente che racconta di esserci stata, di averci mangiato benissimo e di averci ascoltato il miglior concerto jazz della storia. Non è forse follia anche questa?

Marilyn ha gli occhi neri, che commuove e a tratti impatta forte, ma diverte anche moltissimo, già a cominciare dal titolo ci fa sperare che tutto è possibile, anche le cose di cui siamo più sicuri e che sono uguali per tutti possono cambiare, essere diverse, avere un valore e un impatto sulla vita e sulle emozioni che è differente e unico per ognuno di noi. Essere tutti uguali alla fine ci toglie la nostra stessa umanità. Mentre accettarsi per quello che siamo e accettare allo stesso modo gli altri, è probabilmente l’unica strada giusta per la felicità. Nei tuoi occhi, la canzone del film, è di Francesca Michielin. Ecco come ce ne hanno parlato Miriam Leone e Stefano Accorsi nel nostro videoincontro: