Malala: il film sulla giovane pakistana Premio Nobel per la Pace nel giorno della festa della donna

di Patrizia Simonetti

Non accade spesso che un Premio Oscar racconti un Premio Nobel, soprattutto se il secondo è il più giovane Nobel per la pace mai esistito. Si intitola Malala il documentario firmato da Davis Guggenheim (Oscar nel 2007 per Una scomoda verità, docufilm sul riscaldamento globale), in anteprima assoluta su Nat Geo People e su Fox Life alle 21 di questa sera, martedì 8 marzo, nella giornata della festa della donna. Malala Yousafzai è una ragazza pakistana non molto diversa dalle sue coetanee, le piace divertirsi e fare tutto ciò che ogni altra adolescente ama fare. Certo non è facile nel posto in cui vive, nella valle dello Swat, in Pakistan, dove i Talebani hanno messo al bando musica e televisione e dove le donne non possono uscire di casa, tanto meno per andare a scuola. Ma lei è coraggiosa e soprattutto ritiene molto importante che tutti, indistintamente, possano studiare e farsi una cultura. “Io ho il diritto di cantare, ho il diritto di andare al mercato, il diritto di parlare – dice – Avrò la mia istruzione, che sia a casa, a scuola, o da qualche parte. Non mi fermeranno”. Malala ha solo 11 anni quando inizia a scrivere sotto pseudonimo un blog per la BBC dove parla della vita senza musica e senza scuola e di tutte le privazioni cui sono sottoposte le donne ed esprime il suo pensiero e la sua opinione a riguardo. Per fortuna è nata in una famiglia che non accetta l’integralismo religioso e tutti la sostengono: suo padre Ziauddin, sua madre Toor Pekai e anche i fratelli Khushal e Atal. Del resto è stato proprio suo padre, insegnante e attivista, a voler chiamare Malala la sua prima figlia, proprio come la leggendaria eroina del folklore Pashtun, Malalai di Maiwand.

Malala cresce e con lei la sua battaglia contro ogni forma di violenza e il suo impegno per insegnare ai giovani che tutti hanno gli stessi diritti e per permettere che anche le ragazze abbiano libertà e istruzione e che non siano per questo minacciate o punite. Il blog poi viene chiuso ma lei continua a parlare e a far parlare di sé sulla stampa internazionale. Nel 2011 riceve il primo Premio Giovanile per la Pace indetto in Pakistan. Ma il 9 ottobre 2012 un gruppo armato di Talebani cerca di ucciderla sparandole mentre è sullo scuolabus: ha solo 15 anni quando rischia di morire, invece ce la fa e dopo un lungo ed estenuante periodo di cure e riabilitazione a Birmingham, dove è stata trasferita e dove vive tuttora, Malala è più forte e determinata che mai a sostenere bambini e ragazzi ovunque ne abbiano bisogno, viaggiando in tutto il mondo. “Credevano che i proiettili ci avrebbero zittiti – dirà – Ma nella mia vita non è cambiato niente a parte questo: la debolezza, la paura e il pessimismo sono morti; sono nati la Forza, la Potenza e il Coraggio”. A sostenerla e ad aiutarla ancora il padre Ziauddin e anche l’imprenditrice Shiza Shahid con i quali ha dato vita al Fondo Malala, promotore dell’istruzione femminile. Nel 2013 scrive la sua autobiografia, Io sono Malala, da cui è tratto il documentario, il 12 luglio di quello stesso anno, nel giorno del suo sedicesimo compleanno, parla alle Nazioni Unite e commuove il mondo, nel dicembre 2014 diventa il più giovane Nobel per la Pace, condividendo il Premio con l’attivista indiano Kailash Satyarthi, anch’egli impegnato per i diritti dei bambini: “un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo” dice nel suo discorso il giorno della cerimonia.

Per realizzare questo film Davis Guggenheim ha trascorso un anno e mezzo con la famiglia Yousafzai in Inghilterra ed “è stata una delle più belle esperienze della mia vita” dice, poi lungo le strade di Nigeria, Kenya, Abu Dhabi e Giordania. Ciò che mostra è il soprendente equilibrio tra la semplice adolescente e la leader carismatica che convivono in lei ed è questo che il film mostra e racconta, disegnandone un ritratto fedele e veritiero.