Linda Caridi è la protagonista de il Bambolo, da stasera all’Argot Studio

di Patrizia Simonetti

Spesso un trauma o un dolore subiti portano a crearci un mondo immaginario e, magari, a legarci a qualcosa di inanimato che non vediamo per quel che è. Ed è ciò che accade alla protagonidta de Il Bambolo, interpretata da Linda Caridi, in scena all’Argot Studio di Roma da giovedì 10 a domenica 13 febbraio. Un monologo intenso scritto da Irene Petra Zani con la regia di Giampiero Judica, che nizia con l’improbabile coppia al mare, con lei che non sa nuotare, e neanche il Bambolo, affondata in un grande cappotto impermeabile. ll Bambolo rappresenta la totale impossibilità di cicatrizzazione della ferita e al tempo stesso la rappresentazione della sua rimozione. Tutto ciò che la Donna ricorda e che nega, lo proietta su di lu. Il mistero è che i due stanno insieme da oltre diecimila anni, perchè il loro amore è difficilmente degradabile, proprio come la plastica che riempie la scena, anche nei cotumi, a rafforzare la dimensione non realistica della situazione.

Solo con l’arrivo di un terzo personaggio, un’istruttrice di nuoto,quella dualità simbiotica della coppia si incrina e la donna vedrà finalmente il bambolo come un oggetto inanimato qual è, ucendo dall’allucinazione salvifica alla quale si è aggrappata per una vita. Tra i temi del testo anche l’anoressia, anch’essa intesa come sintomo e difesa a seguito dell’abuso: i nquesto caso il Bambolo si fa rappresentazione della distorsione percettiva del corpo propria dell’anoressia e risposta surrogata a una domanda d’amore che fa sentire la Donna al sicuro da un reale incontro con l’Altro.

Il monologo è strutturato in tre quadri che si susseguono con dsalti di cinquemila  anni. Dal primo al terzo quadro la Donna si libera progressivamente degli strati di vestiti di plastica e il pubblico assiste alla graduale presa di consapevolezza del personaggio e alla conseguente rottura della relazione con il Bambolo, che da partner relazionale diventa sempre più uno spettatore muto che partecipa, insieme al pubblico, al percorso della protagonista. Quando la Donna riesce a rivelare a sé stessa i segreti della sua infanzia, può rinunciare al Bambolo che sgonfia in un abbraccio, ed è pronta per entrare nel mare da sola e, finalmente, nuotare.