Le confessioni, quando l’economia fa paura. Videointervista a Pierfrancesco Favino e a Roberto Andò

di Patrizia Simonetti

La crisi incombe. La disoccupazione è ai massimi livelli. La povertà dilaga. Forse l’unica soluzione possibile è tagliare i rami secchi, sacrificare in modo radicale e inappellabile, certamente non etico né semplicemente umano, chi non ce la fa o difficilmente ce la potrebbe fare, sostituendo al sostegno il colpo di grazia, tutto a favore di chi si regge ancora in piedi e può così riprendere a camminare forte di nuova energia tolta altrove. Questo il contesto de Le confessioni di Roberto Andò in sala dal 21 aprile, film politico-etico che il regista palermitano ha iniziato a scrivere due anni e mezzo fa con Angelo Pasquini, tra i fondatori del settimanale satirico Il Male, “un lungo viaggio – dice Andò – per raccontare il potere dell’economia, proseguendo in modo naturale sulla base di cose che mi inquietano, una ricognizione di alcune figure del potere economico che non hanno saputo prevedere né fronteggiare la crisi e per questo sono state messe sotto accusa”.

In un hotel di lusso della Germania si sta per svolgere un G8 dei ministri dell’economia deciso e pronto ad adottare e attuare una simile manovra. Sono, apparentemente, tutti d’accordo: il direttore del Fondo Monetario Internazionale Daniel Roché (Daniel Auteuil) in primis, ma anche gli uomini di governo che qui non hanno nomi, come il ministro tedesco interpretato da Richard Sammel di The Strain, quello canadese, francese, americano, giapponese, britannico e russo, e inizialmente pure quello italiano interpretato da Pierfrancesco Favino, ecco la nostra videointervista:

Poi ci sono gli ospiti, come spesso accade in questi casi, come fu per Bono ad esempio, e anche qui ecco la rockstar impegnata nel sociale, Michael Wintzl (Johan Heldenberg), una scrittrice di libri per bambini di nome Claire Seth interpretata da Connie Nielsen (The Following, The good wife) che ha fatto così tanti soldi con le sua favole che qualcuno ha paragonato i suoi utili a quelli di un’industria, e il monaco italiano schivo e imperturbabile Roberto Salus, ruolo perfetto per Toni Servillo. In quella vigilia di summit che quasi ricorda un conclave per l’elezione del Papa se non fosse per le numerose presenze femminili e la suonata di chitarra della rockstar e l’intonazione collettiva di Walk on the wild side di Lou Reed, a sconvolgere i piani di politici ed economisti è però un fatto tragico che si compie nella notte, un suicidio inaspettato e dalle conseguenze dirompenti che sconvolge il clima apparentemente disteso del pre summit. Alcuni in realtà prendono da tale evento la forza di opporsi alla soluzione drastica paventata dal gruppo, certi provano anche a confessare la loro vergogna e il loro rimorso al monaco che tanto la confessione è segreta, e certo lo ha fatto il suicida illustre e alla verifica di questo puntano le indagini altrettanto segrete al fine di evitare pericolose fughe di notizie. La manovra però intanto è sospesa, anche se l’amaro dubbio che sia solo rimandata resta. Ne abbiamo parlato con il regista Roberto Andò che ci ha anche annunciato il suo debutto televisivo con una serie Rai: