Da Harry Potter a La Bella e la Bestia, deve crederci davvero alle favole Emma Watson anche se dai tempi della piccola e saggia Ermione di acqua ne è passata sotto i ponti per l’attrice britannica nata a Parigi, e forse è questo a renderla incline a magie e fiabe. Tant’è. Emma Watson è l’ultima Belle cinematografica, quella della versione live action de La Bella e la Bestia, appunto, in sala da oggi, giovedì 16 marzo, in 800 copie con The Walt Disney Company Italia anche in 3D, la celebre favola assunta nel 1991, sempre grazie alla Disney, all’olimpo dei più celebri classici d’animazione assieme alle varie Cenerentola, Bella addormentata e Biancaneve varie. Qui però, a dispetto del nome della protagonista, la lezione punta proprio sulla sopravvalutazione dell’estetica e della vanità della bellezza stessa: siamo nel diciottesimo secolo e bello è il principe tale e quale a Dan Stevens di Downton Abbey che se la gode avendone facoltà, e cioè soldi, potere, zero responsabilità, per cui giù feste, balli e gozzovigliate con tanto di belle e giovani ragazze bianche e nere, usanza tramandata nei secoli e fino ai giorni nostri, che tanto a preparare, servire e poi, nel caso, a pulire, ci pensa la servitù che lo asseconda e lo vizia. Quanta ingiustizia sociale, quanta vanità, quanta superficialità, quasi ci sembra equa la punizione della maga Agata (Hattie Morahan, con la voce italiana di Vittoria Puccini) che lo trasforma in una bestia orribile, almeno così dovrebbe essere per copione, finché non riuscirà ad amare e a farsi amare sinceramente da una ragazza per quel che è e non per quanto può dare – e qui bisognerebbe meditare – anche perché la vera bellezza, chi non lo sa, è dentro di noi. E per rendere il tutto più difficile, la maga pone anche un limite di tempo scandito dall’essiccarsi e dal cadere, uno ad uno, dei petali di una rosa, la stessa che Agata, con sembianze da befana, aveva portato in dono al principe chiedendogli asilo e riparo per una notte, ma quello l’aveva cacciata in malo modo nonostante avesse tutte le possibilità di accoglierla e offrirle riparo. E anche qui sarebbe meglio meditare a lungo. Ma se il principe è una bestia, non se la passano tanto meglio i suoi ex servitori, rei di averlo assecondato: il valletto Lumière (Ewan McGregor) trasformato in un candelabro, il maggiordomo Tockins (Ian McKellen) in un orologio da tavolo, la governante Mrs. Bric (Emma Thompson) in una teiera e il figlio Chicco (Nathan Mack) in tazza e piattino, la cantante lirica Madame Guardaroba (Audra McDonald) in un… guardaroba e suo marito, il Maestro Cadenza (Stanley Tucci), in un clavicembalo, Spolverina (Gugu Mbatha-Raw) in un bianco piumino.
A sistemare le cose ci penserà lei, una donna tanto per cambiare, la bella Belle, l’unica ragazza colta e con qualche ambizione del vicino paese di Villeneuve, un omaggio alla scrittrice Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve che nel 1710 pubblicò la prima versione della favola peraltro ispirata al mito di Amore e Psiche di Apuleio. Belle dunque, nonostante un forte complesso edipico, riuscirà non solo a salvare il padre Maurice (Kevin Kline), che a sua volta la salvò da piccola scegliendo di abbandonare la moglie malata e infetta, ma anche a fidanzarsi con il principe nel frattempo tornato quel che era proprio grazie al suo amore. Alla faccia del bullo e stalker di turno di nome Gaston (Luke Evans) che di bello ha giusto l’amico gay LeTont (Josh Gad) per il quale si è tanto gridato allo scandalo, ma chissà poi perché, così che in Russia il film non è uscito, negli Stati Uniti dell’era Trump in alcune città nemmeno e in Malesia la Disney ha preferito ritirarlo piuttosto che tagliare la scena incriminata, manco parlassimo di Will e Grace.
Tutto quindi come nella favola e nel lungometraggio a cartoni di cui sopra, e anche lo stile musical che a tratti, confessiamo, ci ha fatto ripensare persino a La La Land, cui il regista Bill Condon (Dreamgirls, The Twilight Saga: Breaking Dawnsi) si è basato piuttosto fedelmente: “all’epoca della sua uscita fu un film davvero innovativo – dice Condon – sia per il modo in cui la storia veniva raccontata sia per l’incredibile colonna sonora firmata da Alan Menken e Howard Ashman, dunque inizialmente non volevo avere nulla a che fare con questa rivisitazione. Ma sono passati 25 anni e ormai la tecnologia è in grado di rappresentare sul grande schermo le idee che erano state introdotte nel film d’animazione. Oggi per la prima volta è possibile creare una versione fotorealistica di una teiera parlante in una scenografia vera e propria, all’interno di un film live-action completamente realistico”. Anche la colonna sonora, firmata Alan Menken, include molte delle canzoni originali ricomposte con Howard Ashman, oltre a tre nuove scritte con Tim Rice. “Ogni volta che ascolto le musiche del film La Bella e la Bestia mi sembra di tornare bambina, sento che andrà tutto bene e che il mondo è un luogo pieno di speranza” dice Emma Watson. Viva le favole.