Jurassic World: quarto film della saga di Spielberg e si ricomincia da capo, ma con il dinosauro ibrido Indominus Rex

di Patrizia Simonetti

E così siamo a quattro. È  il 1993 quando per la prima volta una miriade di lucertoloni preistorici esce dalle pagine del romanzo di Michael Crichton intitolato Jurassic Park e invade il grande schermo grazie a un signore che si chiama Steven Spielberg. E per quanto, nonostante collaborazioni e consulenti di esperti, qualche inesattezza evolutiva c’è, e gli effetti speciali sono quel che sono e oggi magari rivendendoli ci fanno un po’ sorridere, il film fa il botto: con i suoi 920 milioni di dollari in biglietti, solo per la prima distribuzione, si guadagna il titolo della pellicola di maggior incasso di tutti i tempi, oltre a 3 Oscar e premi vari. Così ne seguono altri due all’esatta distanza di 4 anni l’uno dall’altro: Il mondo perduto nel 1997 sempre diretto da Spielberg che va quasi altrettanto bene, e Jurassic Park III nel 2001 prodotto da Spielberg ma con Joe Johnston dietro la macchina da presa e il pubblico non la prende troppo bene.

Da allora ne sono passati ben 14 di anni e se per caso avevate perso la speranza, ecco che sbarca oggi, giovedì 11 giugno, nelle sale di tutto il mondo e in 750 cinema italiani il quarto capitolo della saga, Jurassic World, con Chris Pratt, Vincent D’Onofrio, Bryce Dallas Howard e B.D. Wong diretti da Colin Trevorrow, regista scelto con cura e personalmente da Spielberg, girato in 3D e con immancabili effetti molto speciali. Dopo i vari velociraptor e T Rex, ora è il momento dell’Indominus Rex, una sorta di ibrido, come le nuove automobili.

Tutto però sembra ricominciare dall’inizio, come se ogni cosa accaduta nei precedenti film non fosse mai successa, insomma come se Jurassic World sia in realtà il primo Jurassic Park come Spielberg lo avrebbe fatto oggi. Siamo infatti sempre nel nuovo parco giurassico di Isla Nublar, isola immaginaria a circa 200 chilometri dal Costa Rica, sorto sulle ceneri di quello originario sognato e voluto da John Hammond, ormai morto, anche qui ci sono veri dinosauri e pure un acquario nel quale nuota più o meno felice il Mosasauro, pesciolino di una ventina di metri con la testa a triangolo e denti che sembrano zanne. Il pubblico apprezza ma non è poi tutta questa grande novità oramai, così l’affluenza via via diminuisce. Ma invece di incrementare, che so, la ristorazione o diminuire il prezzo del biglietto, cosa si inventano quei due geni di Claire Dearing, responsabile delle operazioni del parco, e di Henry Wu, genetista capo?

L’Indominus Rex, appunto, frutto di un azzardato esperimento di ingegneria genetica che mescola il DNA di altre specie. La creatura è veramente invincibile e indistruttibile, si muove rapida, si mimetizza nell’ambiente, è pure intelligente e, naturalmente, riesce a scappare fuori dal suo recinto cominciando a distruggere il parco e a scatenare il sacrosanto panico tra pubblico e addetti ai lavori. Per catturarlo arriva pure l’esercito e una sorta di addestratore di dinosauri, ma mica gli puoi insegnare a mettersi seduto e a dare la zampa con due croccantini come si fa con i cani… così dovranno intervenire gli altri ospiti del parco, anche perché pure stavolta ci sono un paio di ragazzini in pericolo, i nipotini di Claire…