Io, una giudice popolare al Maxiprocesso: videoincontro con Donatella Finocchiaro e Nino Frassica

di Patrizia Simonetti

Dal 10 febbraio 1986 al 16 dicembre 1987, nell’aula bunker appositamente costruita nell’Ucciardone a Palermo, si tenne il cosiddetto Maxiprocesso voluto da Falcone e Borsellino, quello che portò alla sbarra 475 membri di Cosa Nostra e che per la prima volta sancì l’esistenza della mafia come organizzazione unitaria e di tipo verticistico. Lo abbiamo più visto rappresentato diverse volte dal piccolo e dal grande schermo, ma non lo abbiamo mai visto dalla parte dei giudici popolari, che furono sei, due uomini e quattro donne. Tre di loro si chiamavano Teresa Cerniglia, Maddalena Cucchiara e Francesca Vitale. Donatella Finocchiaro nel ruolo di Caterina, insegnante di Cefalù sposata con Salvatore (Francesco Foti) e con un figlio adolescente, le incarna tutte e tre nella docufiction intitolata Io, una giudice popolare al Maxiprocesso, diretta da Francesco Micciché in onda giovedì 3 novembre in prima serata su Rai1, con Nino Frassica, serio come non mai, nei panni togati di Alfonso Giordano, Presidente della Corte.

“Ho già precisato come la collaborazione dei giudici popolari, la loro personalità e il loro apporto, potessero costituire un grosso problema per me fin dal primo momento, giacché erano certamente un’incognita che in un processo come quello che il destino ci aveva consegnato, poteva essere determinante al fine di un verdetto giusto anche severo – ha raccontato il vero Alfonso GiordanoFummo certamente aiutati dalla sorte perché tutti e sei i giudici popolari dimostrarono d’essere onesti, corretti, veramente esemplari. Non posso non ricordare con commozione quella segreta preghiera che indirizzai a Dio e non posso non confermare che i miei voti furono esauditi. Rammento il più anziano dei nostri giudici popolari il dott. Renato Mazzeo, la cui opera saggia e signorile fu per noi di grande aiuto, insieme con quella del dott. Luigi Mancuso, per garantire un dibattito sereno e proficuo in camera di consiglio su temi scottanti e di non facile risoluzione. E’ un ricordo grato e commosso il mio, anche perché, dopo qualche anno dal compimento di quella grande fatica comune, mi giunse improvvisa la notizia della sua morte. Non avevo mai avuto modo d’incontrarlo e lo accompagnai commosso alla sua ultima passeggiata terrena con sincero rimpianto e con un sentimento di gratitudine per il modo fattivo e sagace col quale aveva collaborato con noi. E penso che egli abbia meritato, insieme con i colleghi di allora, la gratitudine del popolo siciliano e dell’intera nazione per il coraggio e l’onestà con i quali essi affrontarono il gravoso incarico. Ma purtroppo, anch’egli, come del resto gli altri giudici del popolo che contribuirono ad emettere un verdetto di portata storica, sarebbe stato coperto dall’oblio. Mi auguro che queste pagine, pur nella loro modestia, possano contribuire a riparare in qualche modo una vera e propria ingiustizia.  

Prodotta da Stand By Me in collaborazione con Rai Fiction, Io, una giudice popolare al Maxiprocesso è stata girata in gran parte proprio all’interno di quell’aula bunker che alla fine vide assegnare 19 ergastoli e altre 346 condanne. Ma cosa significò quel lungo processo per la vita di persone normalissime che nonostante la paura di ritorsioni accettarono di far parte della giuria popolare contribuendo a fare giustizia? Ecco il cambio di prospettiva completamente nuovo su una storia fondamentale della nostra stessa storia.

“Il Maxiprocesso di Palermo ha rappresentato il punto di arrivo e, come diceva Giovanni Falcone, il punto di partenza dello Stato contro Cosa Nostra – ha detto il direttore di Rai Fiction Maria Pia Ammirati in occasione della conferenza stampa odierna – la Rai mantiene il primato delle memorie e dell’impegno civile con questa importante docufiction che è anche una grande narrazione guardata da un nuovo punto di vista. Ricordare e documentare eventi e persone, che fanno parte della storia della Repubblica e costituiscono snodi della democrazia, del vivere civile e del senso di responsabilità, sono un dovere del Servizio Pubblico che la Rai ha svolto pienamente prima nel registrare il Maxiprocesso e poi, oggi, nel ricostruire con questa straordinaria docufiction quei tempi. Il grande ruolo del Servizio Pubblico è anche questo: non arretrare nell’impegno civile e non lasciare spazio alla rimozione della memoria”.

Io, una giudice popolare al Maxiprocesso si arricchisce di dichiarazioni e interviste a personaggi reali, a cominciare dalle tre già citate giudici popolari cui si aggiunge un quarto giudice popolare che è Mauro Lombardo, e dal pubblico ministero Giuseppe Ayala al Presidente della Corte Alfonso Giordano, passando per il giudice a latere Pietro Grasso. E di filmati d’epoca forniti dalla Rai (Rai Teche e Rai Sicilia, che ha digitalizzato e conserva l’intero girato del Maxiprocesso) mentre  le foto e i titoli dei giornali mostrati fanno parte dell’archivio de L’Ora di Palermo e sono stati forniti dalla Biblioteca Regionale Siciliana. Il nostro videoincntro con Donatella Finocchiaro, Nino Frassica e Francesco Micciché: