Io sono l’Abisso: recensione e videoincontro con Donato Carrisi e il cast senza nome

di Patrizia Simonetti

Arriva sul grande schermo un’altra storia inquietante firmata Donato Carrisi, alla sua terza trasposizione cinematografica di un suo romanzo dopo La ragazza nella nebbia e L’uomo del labirinto. E semmai fosse possibile, stavolta lo scrittore e regista pugliese, nonché criminologo, ci porta ancora più giù, nell’oscurità dell’anima umana, in quella sorta di dark web della vita vera dalla quale non si esce, se non, il più delle volte, salvati dalla morte. Io sono l’Abisso il titolo del romanzo edito da Longanesi e ora del film che arriva al cinema giovedì 27 ottobre, un titolo che parla da sé, che tocca le corde più pavide del nostro io e ci mette di fronte alla domanda più scomoda che potremmo mai porci: i mostri esisterebbero comunque se non ci fossero altri mostri a crearli?

Io sono l’Abisso deve la sua veridicità e il suo effetto sconquasso sullo spettatore non solo alla trama e alla capacità del regista e autore di assestarla nel migliore dei modi rendendola intrigante, avvolgente, quasi immersiva, inquietante, terrificante, deviante e costellata di piccoli ma fondamentali e definitivi colpi di scena, spostando più volte lo sguardo di chi guarda da un lato e poi dall’altro. Ma deve tutto questo soprattutto al cast che però non possiamo svelarvi. Intendiamoci: non è impossibile scoprire i protagonisti del film, ma se l’arte ci chiama a sostenerla in un certo modo che essa sa, noi non ci tiriamo indietro.

Abbiamo pertanto accolto l’invito, peraltro scritto nero su bianco, di Donato Carrisi in persona, in accordo con i suoi meravigliosi attori, di non contribuire a dare un volto noto ai tre protagonisti, riservando loro una sorta di zona d’ombra in favore dei personaggi che interpretano; e neanche un nome, se non quello con cui sono chiamati nel libro, e cioè L’Uomo che Pulisce, La Cacciatrice di Mosche e La ragazzina con il ciuffo viola. Ma sono tutti eccezionali e ai due di loro che ascolterete, ma non vedrete, nel video del nostro incontro di oggi all’anteprima del film, è andato il nostro più caldo e riconoscente applauso per aver dato vita a tre pezzi di umanità che, a parità del dolore e della solitudine che la vita ha riservato loro, reagiscono ognuno a suo modo. 

L’Uomo che Pulisce è dunque il serial killer della nostra favola nera che si svolge su quel ramo del lago di Como che certo non volge a mezzogiorno. Un uomo strano, che cammina male e parla da solo, o forse pensa ad alta voce, o forse le voci le sente nella sua testa martoriata, la cui infanzia è stata un incubo dal quale non è più uscito, e che rovista nella spazzatura per poi studiarla in modo maniacale e scegliere le sue vittime che, ovviamente, si racchiudono simbolicamente in una sola.

La Cacciatrice di Mosche questo lo capisce subito. Una donna che ha sofferto e da quel dolore che le ha lacerato il cuore ha tirato fuori una forza che oppone resistenza alla disperazione e la sostiene nella sua spietata caccia agli uomini che odiano le donne, sola, contro tutto e tutti, a dispetto della follia che il resto del mondo le cuce addosso.

E poi c’è La Ragazzina dal ciuffo viola, adolescente inquieta e disperata, triste e ignorata, che ha incontrato un mostro pure lei e che si aggancia come una cima sulla roccia al solo che sorprendentemente e paradossalmente l’ha salvata e potrebbe ancora farlo: un altro mostro. Ma che con lei sarà buono come l’Orco di una fiaba a lieto fine. Che ovviamente non ci sarà.

Tre personaggi che in Io sono l’Abisso condividono l’oscurità, vittime del male altrui e della solitudine in cui nuotano ma per finta, come in una piscina vuota. L’acqua, tuttavia, è l’elemento principe di tutto il film: quella della piscina dismessa e sporca di un Hotel chiuso da secoli testimone del male iniziale, quella del lago dove si può sparire ma anche riemergere, quella salvifica e in qualche modo purificatrice del gran finale, con tutta la sua violenza che si libera dai tubi di una casa buia e tetra come l’anima di chi la abita. Persone come quelle che vivono tra noi, che magari abbiamo incontrato, con cui parliamo e che, chissà, forse ci sono più vicine di quanto potremmo immaginare. Io sono l’Abisso fa questo effetto, ti fa empatizzare con ognuno di loro, nel bene ma soprattutto nel male, ti scuote un po’ e ti fa amare ancora di più il cinema, con le sue emozioni e col suo modo di guardarci dentro, come l’Anna di Pino Daniele.

Aiuta, come sempre accade, la colonna sonora, qui firmata dal compositore e direttore d’orchestra Vito Lo Re disponibile in digitale dal 28 ottobre edita da Edizioni Curci e Palomar, e contenente anche il brano La Mia Queen eseguito da Shoker MC. “È una colonna sonora atipica – dichiara Vito Lo Re – Si fonda essenzialmente su un unico brano che ha il compito di accompagnare la scena più importante e più difficile del film. E il regista mi aveva detto che l’avrebbe girata senza sonoro, basandosi soltanto sulla musica. È stata un’enorme responsabilità perché da quella scena e da quel brano dipende l’effetto emotivo del finale”. Ecco dunque il nostro videoincontro con Donato Carrisi, L’Uomo che Pulisce e La Cacciatrice di Mosche: