Intervista a Emma Dante: dirigere il Teatro Olimpico di Vicenza è un privilegio divino. In cartellone dalla Lidell a Baricco

di Carlo Ferretti

Il Teatro Olimpico di Vicenza, gioiello palladiano del Rinascimento, è il teatro coperto più antico del mondo. Per il secondo anno consecutivo, sotto la direzione artistica di Emma Dante, sarà il suggestivo scenario de I Fiori dell’Olimpo per il 68esimo Ciclo di Spettacoli Classici. Il programma, presentato oggi a Roma in una sala dell’Hotel de Russie, verrà inaugurato il 18 e 19 settembre con la prima italiana della Prima lettera di San Paolo ai Corinzi, nuovo lavoro di Angelica Lidell, l’artista europea ritenuta più eccessiva, surreale, contemporanea, ma con tratti arcaici.

Emma Dante, drammaturga, attrice e regista teatrale siciliana, prosegue dunque il suo momento di ricerca e studio con il teatro classico. Avverte il peso, l’onere di lavorare in una sorta di tempio come l’Olimpico di Vicenza?

Non ho mai pensato che il teatro Olimpico non debba far paura. Se fa paura però non si fa niente e si vede solo il museo. Siccome è una cosa viva, bisogna ricavarne vita. Quando penso di fare cose per questo teatro, non le penso con il terrore e la preoccupazione di varcare un confine complicato o impraticabile. Penso sempre che le cose che si fanno li, si possono fare. I miei primi passi sono stati in punta di piedi perché leggeri e perché dentro questo teatro c’è una grande eco di storia e memoria.

Quali sono le promesse, le aspettative di questa nuova stagione?

Le promesse hanno a che fare con le premesse. Il titolo I Fiori dell’Olimpo racconta che dietro c’è un piccolo pericolo, cioè quello di accettare questi fiori strani, atipici che vedremmo rappresentati in questi spettacoli. E quindi questa è la scommessa. La promessa è invece che questa fioritura ci sarà.

Questo è il secondo anno alla direzione artistica del Teatro Olimpico vicentino: sulla scorta di quanto fatto e vissuto nella prima stagione, questo rappresenta un continuum oppure no?

Assolutamente sì. Questo fa parte di un progetto partito l’anno scorso e che continua quest’anno. Gli artisti che sono invitati oggi sono, così come quelli dell’anno scorso, dentro quella ricerca che sto facendo rispetto alla messa in scena di testi classici all’interno di un luogo sacro come l’Olimpico. Per cui non sono episodi a se stanti. Hanno continuità.

Scorrendo il programma c’è un filo conduttore?

Il filo conduttore è l’idea del viaggio, l’idea dell’amore per il viaggio. Ma un viaggio inteso come esternazione del proprio desiderio, del proprio sogno. Quindi in verità non c’è un vero e proprio filo conduttore perché ho lasciato liberi di esprimersi tutti gli artisti. Sono tutti semi e non so che tipi di fiori verranno fuori.

Nella sua carriera artistica come la inserisce questa esperienza vicentina?

È un’esperienza molto, molto importante, sento che c’è dentro una crescita e un nutrimento. Perché questo teatro te la dà questa cosa. Perché forse è un teatro così antico, così pregno di storia e di memoria. Ho come l’impressione che fare le cose lì dentro sia quasi come una specie di privilegio divino.

Il cartellone, dopo la Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi il 18 e 19 settembre, proseguirà dal 19 al 25 settembre con il laboratorio teatrale di Emma Dante sui primi libri dell’Odissea Festa di nozze la molto bramata regina ci prepara!

26 e 27 settembre: Odissea – movimento n.1. Studio liberamente tratto dal poema di Omero con gli allievi attori della scuola delle arti e dello spettacolo del Teatro Biondo di Palermo. Testo e regia di Emma Dante.

2 e 3 ottobre: prima italiana di Primal Matter di Dimitris Papaioannu

9 e 10 ottobre: Eumenidi testo e regia di Vincenzo Pirrotta (nuovo allestimento)

16 e 17 ottobre: Euridice e Orfeo di Valeria Parrella, regia di Davide Iodice con Isabella Ragonese e Michele Riondino.

28, 29, 30 ottobre: prima assoluta di Palamede, l’eroe cancellato, racconto in 28 frammenti e un monologo, ideazione, scrittura e regia di Alessandro Baricco