Intervista a Daniele Liotti: finalmente faccio il cattivo in Squadra Mobile, da lunedì su Canale5

di Patrizia Simonetti

Finalmente un ruolo da cattivo. Basta con i bravi ragazzi e i mariti innamorati, per Daniele Liotti è giunto il momento di fare il bastardo e ne è molto felice. L’attore romano, 44 anni appena compiuti, torna in TV nel ruolo di Claudio Sabatini, poliziotto ambiguo e corrotto, nella nuova serie Squadra Mobile, da lunedì in prima serata su Canale 5, spin off sempre firmato Taodue di Distretto di polizia, accanto a Giorgio Tirabassi, alias commissario Ardenzi. Un ruolo completamente diverso da quello del bell’Antonio innamorato nel quale lo abbiamo visto lo scorso autunno su Rai1 in Un’altra vita di Cinzia TH Torrini a fianco di Vanessa Incontrada. Apprezzato in Italia quando in Spagna, vive e lavora un po’ qua e un po’ là, ma là, dice, si osa di più.

Daniele, chi è Claudio Sabatini di Squadra Mobile?

Un poliziotto corrotto, cattivo, canaglia, bastardo, insomma, un personaggio davvero pesante. È una mela marcia, un antieroe, un uomo dai due volti, e si porta dentro un’inquietudine di fondo, una fragilità e una paura che lo accompagnerà nella sua discesa negli inferi.

Anche Antonio di Un’altra vita era un uomo molto tormentato…

Sì, da un grande conflitto interiore, ma lui perché si era trovato a vivere una storia d’amore con un’altra donna dopo aver dedicato tutta la vita alla moglie affetta da seri problemi verso la quale provava un altro tipo di amore, e anche una forte responsabilità perché sapeva che senza di lui non avrebbe potuto farcela.

Cosa dobbiamo aspettarci da Squadra Mobile?

La fiction intreccia vari ingredienti: c’è il mélo, l’azione, il gruppo, la squadra. E poi c’è questa bella linea tra me e il poliziotto buono, che poi è il commissario Roberto Ardenzi che torna da Distretto di Polizia interpretato da Giorgio Tirabassi: noi due siamo avversari, un po’ come in Heat – La sfida. Mi sono divertito moltissimo a cercare di mostrare le diverse sfaccettature del suo carattere di cattivo cercando di non cadere nei soliti stereotipi e poi perché il personaggio del cattivo non me l’hanno mai fatto fare e ne avevo davvero tanta voglia.

Come mai hanno aspettato tanto?

Ma perché mi vedono sempre tutti come un buono, chissà perché. Ma non sanno che in realtà in me c’è un vero diavoletto.

Tanto non ci crediamo che sei cattivo dentro…

No, in realtà io sono davvero un buono, sono una persona generosa che cerca sempre di dare una mano se possibile, anche se ho migliaia di difetti. Del resto credo che ognuno di noi abbia un lato più evasivo ed eversivo e che dentro di noi ci siano sia il bene che il male. Poi per fortuna ci sono anche l’educazione, la morale e la razionalità.

Tu sei molto conosciuto anche in Spagna

Si e mi piacerebbe fare anche qualcosa in teatro. L’estate scorsa è uscito al cinema Perdona si te llamo amor, adattamento di Scusa se ti chiamo amore di Federico Moccia diretto da Joaquin Llamas dove ho avuto il ruolo del protagonista accanto a Paloma Bloyd e ha avuto grandissimo successo. Lavoro molto in Spagna dove ho fatto già sei film e in realtà da qualche anno vivo un po’ qua e un po’ là.

Dove si sta meglio?

Per quanto riguarda lo stile di vita e la società, direi che siamo sullo stesso livello, anche lì ci sono tanti problemi come in Italia cui auguriamo davvero “un’altra vita”. Come spirito, capacità di reazione e coraggio, credo che in Spagna stiano più avanti di noi, sia nel mio ambito lavorativo, ovvero nel cinema e nel teatro, sia come voglia di raccontare le proprie storie: si usano generi diversi, si osa di più, ed è molto più stimolante per un attore lavorare lì.

Forse è per questo che non ti si vede troppo in giro?

Io non sono uno di quegli attori che devono stare sempre su un set, anzi. Dopo un po’ mi devo allontanare e stare qualche tempo con Daniele, poi quando la mia vita mi viene a nausea, torno a lavorare.

Negli ultimi tempi sono arrivate in Italia molte fiction spagnole, da Velvet a El Principe

Certo, perché gli spagnoli hanno prodotto e continuano a produrre tantissimo, soprattutto Telecinco e Antenna3 che sono i canali che esportano di più. E poi sono un satellite molto importante degli Stati Uniti perché l’America Latina, che è la comunità più grande che c’è nel mondo, è rappresentata in parte anche dalla Spagna, così gli americani vanno spesso ad attingere da loro che a loro volta si documentano e si cimentano con le produzioni televisive statunitensi. Nell’horror ad esempio la Spagna è tra i primi nel mondo, ma va forte anche nel sociale, nel film storico, corale, generazionale, per non parlare della telenovela che non morirà mai.

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