Alessandro Baricco all’inseguimento di Nanni Moretti
. Ce lo ha raccontato oggi lo scrittore e regista tornese in Rai dove ha presentato Miti ed Eroi, il suo nuovo progetto per Rai Cultura che vedremo in cinque appuntamenti su Rai5 da sabato 19 dicembre in prima serata e che segna il suo debutto alla regia televisiva ma in senso di esperimento, come ci spiega nella nostra intervista
Baricco, cominciamo dalla storia di Nanni Moretti…
L’anno scorso è uscito il mio libro Smith & Wesson (Feltrinelli) che a maggio debutterà in teatro prodotto dallo Stabile del Veneto con la regia di Gabriele Vacis, ma già da tempo avevo in mente di farne anche un prodotto televisivo con una nuova tecnica per portare il teatro in TV che ho appena sperimentato con Palamede, l’eroe cancellato, primo appuntamento con Miti ed Eroi. Smith & Wesson è un testo brillante che fa molto ridere, una commedia che diventa tragedia e poi di nuovo commedia, una storia ambientata alle cascate del Niagara all’inizio del novecento, un mondo pazzesco che mi ha sempre affascinato. Per la versione TV mi piacerebbe avere degli attori che il pubblico possa riconoscere perché così la gente si fiderebbe di più, attori che possano funzionare, e ho pensato a Nanni Moretti, sono mesi che lo circuisco per convincerlo. A Nanni piace molto farsi chiedere le cose, per cui io continuo a chiederglielo molto volentieri.
Perché proprio lui?
Perché penso che sia un uomo che ha segnato il nostro cinema, ma anche un attore formidabile ed è un peccato che non venga utilizzato, anche se in realtà gliel’hanno anche chiesto ma lui si fa pregare. Secondo me sarebbe formidabile nel ruolo di Wesson e credo proprio che lo faremo.
E per il ruolo di Smith?
Io vorrei Antonio Albanese, poi però dovrei cominciare a discutere con Nanni. A lui sicuramente Albanese piace, ma magari ha già altre idee.
Come accennava, con Palamede, l’eroe cancellato che il 19 dicembre apre Miti ed eroi su Rai5, ha sperimentato una nuova tecnica per portare il teatro in televisione
Palamede è nato apposta per la TV e per la rete. L’ho messo in scena al teatro Olimpico di Vicenza sperimentando in maniera laboratoriale un nuovo modo per riportare il teatro in televisione, che poi vuol dire connettere un grande pubblico con un patrimonio spettacolare emozionante, obiettivo che però non siamo ancora riusciti a raggiungere senza che nel passaggio dal palcoscenico al piccolo schermo il teatro non si perda. Queste le linee base: invece che riprendere lo spettacolo mentre va in scena con il pubblico, abbiamo girato il teatro come un film, con tanto di elaborazione e manipolazione cinematografica, come l’aggiunta successiva della musica e poi il montaggio con campo e controcampo, e abbiamo abbassato il tono dell’espressività degli attori riaggiustando il linguaggio, raggiungendo così una cosa vicina al cinema ma con testi e tempi teatrali. Gli attori Valeria Solarino e Michele di Mauro, hanno capito subito cosa stavamo facendo e hanno messo a disposizione tutto il loro talento.
Perché affidare a una donna, Valeria Solarino, l’arringa di Palamede?
Anche quando ho fatto l’Iliade il personaggio di Achille era una ragazza, molto magra, giovane, forte, perché questi erano eroi talmente eroi e con una luce così particolare che per alcuni di loro non c’è nessun attore maschile che possa reggerne la parte. Se invece usi un’attrice, butti il cuore oltre l’ostacolo e questi eroi diventano delle figure della mente. Inoltre Palamede è ricordato come il più bello dei greci e la Solarino ha una bellezza molto particolare e giusta per la parte, come la voce. Per la percezione che abbiamo noi di questi eroi, dobbiamo andare al di là della connotazione di genere e a me riesce quasi immediato immaginarlo così.
Com’è nata l’idea di raccontare proprio Palamede?
Perché è una storia che insegna molto, la storia di una faida tra due clan intellettuali: si parla sempre di guerra, politica ed economia e non si parla mai delle guerre potentissime che nascono da rivalità intellettuali e che spesso si mescolano a quelle politiche ed economiche. Palamede era uno dei capi dell’esercito greco che nessuno sa chi è, nemico giurato di Ulisse, erano i due che custodivano il privilegio dell’intelligenza nella comunità greca, purissima per il primo, tanto che viene considerato l’inventore degli scacchi, più di astuzia per il secondo. Omero sta dalla parte di Ulisse e di Palamede non parla mai e per questo è andato perso, ma altre narrazioni lo citano e lo tramandano come l’eroe che era. Ed è da queste storie parallele, di Filostrato, Apollodoro, Gorgia, adattate da me che è nato questo spettacolo.
A proposito del rapporto tra teatro e televisione, Toni Servillo un mese fa in occasione del suo ciclo Toni Servillo a teatro sempre su Rai5, ci ha detto che non esiste il teatro in TV a meno che l’una non si metta al servizio dell’altro, ma ciò che dice lei sembra sfatare tutto questo
Servillo è un uomo di teatro e lo capisco benissimo, però alla fine è un po’ come la musica: pensare di portare tutta la forza della musica classica in televisione senza scompigliarla non ci farà mai vincere, dobbiamo rassegnarci a perdere qualcosa per strada per poi guadagnare molto di più alla fine. E nel caso del teatro, inseguirne l’irripetibilità fantastica di fronte a degli umani con quell’emozione, quell’aura e quel riverbero non è possibile perché la gente che guarda la TV sta sul divano, si sta occupando del bambino che dorme, controlla se ha lasciato il gas aperto e quell’incanto lo abbiamo già perso, ma non dobbiamo perdere anche le storie, il talento di chi lo fa e il gusto, che invece vanno veicolati.
Quindi ben venga il teatro in TV e in questo caso il suo…
Sono cose che ho fatto soprattutto negli anni novanta ed è interessante risalire la storia della rappresentazione con i diversi stili di ripresa, pezzi della mia carriera messi in fila come sassi e invitare il pubblico a camminare su queste singole pietre per rifare la strada che ho già percorso io. C’è tanta vita culturale in questo paese che non riesce a entrare nelle case degli italiani attraverso la TV ed è un peccato, parlo di me ma anche di miei colleghi come Paolini e appunto Servillo, per cui sono contento che lo si faccia e spero si farà ancora.
Quindi dopo Miti ed Eroi?
Vorrei fare qualcosa di musicale, la musica classica è un amore che non ho mai abbandonato.