Intervista a Giorgio Montanini, su Rai3 con la seconda edizione di Nemico Pubblico

di Patrizia Simonetti

Giorgio Montanini, marchigiano doc di Fermo, classe 1977, stand up comedian del gruppo Satiriasi, comico da club e attore. Recentemente lo abbiamo visto in due copertine di Ballarò e pure al cinema, seppure in un piccolo ruolo, in Tempo instabile con probabili schiarite di Marco Pontecorvo accanto a Luca Zingaretti, Carolina Crecentini e John Turturro. Con i suoi monologhi senza censura gira per locali e teatri, con tutto il gruppo Satiriasi è protagonista di Stand Up Comedy su Comedy Central e da domenica 3 maggio torna pure su Rai 3 con la seconda edizione di Nemico Pubblico, grazie al buon risultato della prima che ha fatto il 7% di share, sempre alle 23.40 ma con diverse novità. Ne abbiamo parlato con lui.

Giorgio, due puntate in più rispetto alla prima serie, quindi 8, e più tempo a disposizione, ma lo stile è lo stesso

Sì, la puntata da 25 passa a quasi 50 minuti, ma abbiamo lasciato la struttura vincente di Nemico Pubblico che non era una conduzione classica perché in realtà era come se il conduttore non ci fosse, passavamo dalla candid camera al monologo con dei lanci molto veloci. Questo in parte è rimasto perché le candid sono sempre due, ma i monologhi sono raddoppiati da 10 a 20 minuti a puntata e oltre a piccoli cambiamenti stilistici come la sigla, ci sono due novità di contenuto molto importanti, che sono due rubriche di due autori e miei colleghi di Satiriasi, Francesco De Carlo e Filippo Giardina.

De Carlo presenta una strana serie Tv…

Dal momento che sono stati stanziati dei budget altissimi, ci siamo permessi un cast d’eccezione per questa serie noir, è molto particolare quindi ci tengo che venga vista. Sì, ci sono gli emoticons, ma sono più bravi di tantissimi attori che fanno le serie televisive di adesso.

Invece il fondatore di Satiriasi?

Filippo Giardina fa il suo punto di forza, cioè proporrà il suo pensiero antiretorico e impopolare e le sue idee controverse a giornalisti reali, veri, corrispondenti in Italia di testate straniere che lo intervisteranno su argomenti rispetto ai quali tutti hanno un pensiero abbastanza classico, mentre lui darà un punto di vista assolutamente originale.

Tu invece continui a fare le candid camera, so che ce n’è una su una strana discarica…

Noi con le candid facciamo delle provocazioni su argomenti sociali forti e abbiamo pensato che in questo momento un argomento poco trattato, e peraltro solo nelle comunità locali per quanto sia di livello nazionale ma poi lo subiscono le comunità locali, è quello delle centrali a biomasse, dei termovalorizzatori, che vengono proposte come grandi occasioni e ottimi affari alle popolazioni, ma poi portano un sacco di problemi alla salute della gente. Allora abbiamo detto: ma se noi facessimo una discarica tra Tarquinia e Monte Romano, dicendo alla gente del posto che buttiamo giù tutto e mettiamo un enorme termovalorizzatore, ma vi diamo un sacco di soldi? Devo dire che la reazione è stata bella vivace.

Ma non è che qualcuno ha accettato?

No, ma c’erano alcune persone in silenzio, non so se stavano riflettendo, però non ci hanno fatto parlare fino in fondo, abbiamo rischiato di prendere le botte sin da subito, è scoppiato un pandemonio. Abbiamo messo in scacco due paesini, ma a fin di bene. Noi non vogliamo lucrare sulle persone, mettiamo in evidenza satirica, perché non sono un giornalista, alcune contraddizioni della società, perché tante comunità sono costrette a subire decisioni dall’alto e a pagarne le conseguenze, magari inflitte da multinazionali senza scrupoli.

I temi sono sempre tosti

Sempre, per quanto possibile in una TV generalista provocazioni molto forti. Le reazioni però molto spesso sono confortanti perché le persone prese singolarmente tirano fuori il meglio di sé, c’è una coscienza civile nelle persone, tendenzialmente. È quando vengono messe insieme che diventa pericolosissimo perché tirano fuori la parte peggiore, come gli ultrà che singolarmente sono tutti bravi ragazzi, ingegneri, liberi professionisti, pure quelli inglesi, gli Hoolingans, poi vanno allo stadio e il gruppo, il branco, tira fuori la parte più becera.

Se non facessi lo stand up comedian?

Guarda, io sono pure laureato in Scienze della Comunicazione e sono un perito chimico, ma non potrei fare altro. Se non fossi un comico e avessi questa capacità di esprimermi probabilmente sarei caduto in disgrazia.

Il tuo primo monologo sarà su Charlie Hebdo?

Sì e sarà pure doppio perché era talmente bello per me che mi dispiaceva proprio doverlo tagliare. Però non ho voluto aderire alla petizione per indire la Giornata della Satira nel giorno dell’attentato alla rivista il 7 gennaio, perché per me la satira non va celebrata, va fatta, dove vuoi e quando puoi. Io ho un’idea generale che la satira non debba avere confini, anche se la Corte Costituzionale ha dato una definizione di satira, quando la definisci la satira o la confini tu la stai distruggendo.
Fanno finta che in Italia ci sia un problema di libertà di espressione, invece il problema è che se ne fa poca.

In questi giorni sarai contemporaneamente su Rai3 e anche su Comedy Central in Stand Up Comedy con tutto il gruppo Satiriasi, riempi teatri, club e locali, hai fatto capolino anche al cinema in Tempo instabile con probabili schiarite, sei stato protagonista di due copertine di Ballarò… Ti senti arrivato?

Non mi sento affatto arrivato per il semplice motivo che un comico muore sul palco, per cui finché uno ha qualcosa da dire continuerà a fare spettacolo. E poi io trovo che la televisione sia un mezzo di espressione, non un fine o un punto di arrivo come pensano in molti, ed è quello il problema. In realtà la televisione è un modo per farti conoscere da più persone, poi devi tornare a fare i live, i teatri, i club, dove la gente rimane fuori che scoppiano, quella è la dimensione del comico reale. Io faccio TV perché mi piace e mi diverte, ma poi non vedo l’ora di tornare in un teatro con 400 persone stipate dove c’è tutta un’altra atmosfera.

Montanini

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