Intervista a Francesco Sacco: ‘Morte che cammina’ è il suo nuovo singolo

di Patrizia Simonetti

Preludio del nuovo Ep di Francesco Sacco, cantautore, compositore, polistrumentista e producer, arriva venerdì 21 aprile in digitale il suo nuovo singolo Morte che cammina (Believe), feat. Le Corse Più Pazze Del Mondo, alias Luca Pasquino e Pit Coccato. Ecco la nostra intervista a Francesco Sacco.

Francesco Sacco, benvenuto su SpettacoloMania… Morte che cammina è il tuo nuovo singolo, che ho ascoltato. Musicalmente, soprattutto nella parte strumentale, sembra di essere intrappolati in un loop, era questa la sensazione che volevi trasmettere?

Sicuramente è un pezzo che parla di inerzia, anche se è un’inerzia liberatoria e leggera, quindi la sensazione di ripetitività (anche musicale) è funzionale a creare quell’atmosfera… anche se l’arrangiamento è soprattutto frutto del fatto che sia io che Luca Pasquino (che è coautore del brano) abbiamo iniziato a lavorare molto con la techno. Una scelta nata da una bella casualità: durante il tour estivo abbiamo iniziato ad improvvisare delle situazioni techno a fine live, quando non c’era dj set e la gente aveva ancora voglia di muoversi. Poco dopo abbiamo messo a punto il progetto e iniziato una collaborazione con il Plastic. Sicuramente questo mondo musicale per noi abbastanza nuovo ci ha influenzati molto, sia su questo che su altri brani del lato B.

Per quanto riguarda il testo invece, l’ho trovato molto visivo: “le canzoni delle sirene e i riflessi sull’asfalto bagnato… i corridoi dell’università dove si perde
l’amore…. fare il bagno nel maremoto…”, quanto è voluto questo aspetto evocativo di immagini del pezzo?

Questa è una scelta sicuramente voluta: anche se il brano parla principalmente di noi, delle nostre esperienze e dei nostri desideri, abbiamo scelto di descrivere tutto per visioni, creando un immaginario personale ma comunque aperto, nel quale potessero identificarsi anche altre persone. La stessa espressione “Morte che cammina” è metaforica, fa riferimento ad un immagine irreale ma molto evocativa.

Hai definito la Morte che cammina come “la parte di noi che non desidera ma subisce, lo zombie che va avanti senza volontà e trova conforto nel fare l’alba ad una festa”… a volte fa sicuramente bene assecondare questa parte di noi che ci porta un po’ alla deriva, ma non c’è il rischio di abituarsi al pilota automatico?

Assolutamente sì, d’altra parte la vita è piena di rischi! Abbiamo deciso di parlarne perché rispecchia perfettamente il nostro stato d’animo a fine tour estivo. La vita in tour è fatta anche di inerzia, di appuntamenti fissati mesi e mesi prima e di tempi morti in posti sconosciuti (e bellissimi nel nostro caso, visto che abbiamo fatto molte tappe il località di mare al sud). Morte Che Cammina è il nome che abbiamo dato allo stato d’animo sereno ma passivo che ti fa accettare quello che arriva, cercando rifugio nel divertimento, nella prossima festa, nella prossima tappa. Anche se ovviamente il brano parla di momenti precisi, non sono e non siamo sempre così, anzi, il nostro lavoro richiede anche tanto polso e tanta iniziativa. Credo che l’arte in generale richieda una presa di posizione in un certo senso.

La tua collaborazione con Le Corse Più Pazze Del Mondo, alias Luca Pasquino e Pit Coccato, è di lunga data, ed è segnata anche dall’amicizia… andate sempre d’accordo o a volte vi scontrate anche?

Io e Kusch (Luca) ci conosciamo da mille anni, abbiamo iniziato a suonare insieme intorno ai quattordici anni, e, fra alti e bassi, non abbiamo mai smesso di collaborare. Pit l’ho conosciuto tre anni fa tramite Luca, un musicista e un autore davvero interessante, al quale ho subito chiesto di collaborare. Così abbiamo messo insieme la formazione per il tour del mio primo disco La Voce Umana, poi loro due hanno deciso di fondare Le Corse. Devo dire che il nostro è un rapporto molto sereno: con Pit non mi è mai capitato di litigare, con Luca ci sono stati diversi momenti no, ma si parla di quindici anni di amicizia. Ma più che liti vere e proprie si è trattato di momenti di distacco, nei quali uno di noi o entrambi avevamo bisogno di dedicarci alle nostre cose. Le liti più futili invece sono sicuramente più frequenti, ma quelle si risolvono davvero in poco tempo.

Il singolo anticipa l’EP B – Vita, Morte, Miracoli, che prodotto sarà? Ci saranno anche Magia Nera e Gesù (Nel Nome Del Capitale)?

Sì, ci saranno anche loro. E oltre a queste e a Morte Che Cammina ci saranno altri tre brani, di cui due feat. abbastanza inaspettati.

La tua musica spazia, o meglio, incorpora vari generi. Ed è probabilmente il risultato dei tuoi differenti approcci che sin da bambino ti hanno portato dalla classica al blues, all’elettronica e a un stile di cantautore decisamente anomalo. Ed è la stessa ricerca del collettivo Cult of magic che hai fondato. Ci racconti come tutto questo sia legato e in qualche modo ti identifichi, pur nel tuo essere impossibile da identificare?

Sicuramente l’eclettismo c’entra con i miei studi e il mio passato, ma anche con la difficoltà nel riconoscersi in qualcosa e con la noia. Ho sempre fatto fatica ad identificarmi in una cosa sola, non solo artisticamente, anche in cose molto più futili. Al liceo poi è quasi obbligatorio: sei alternativo? Metallaro? Punk? Indie? Sono domande facili alle quali non ho mai saputo rispondere, preservando però la libertà di spaziare e inventare per ogni progetto la sua declinazione migliore.

Prossimi progetti live per venire a vedere e ad ascoltare Francesco Sacco?

Il giorno di uscita del brano (21 aprile) suoneremo al Plastic di Milano, e da lì partirà un mini tour in Sicilia: saremo a Palermo, Catania e Agrigento rispettivamente il 27 e 28 aprile e il primo maggio. L’estate sarò sempre in giro, e per il lancio del disco abbiamo in programma un live molto grosso su Milano.