è il nuovo, sesto album di Carlo Mey Famularo, cantautore e musicista napoletano passato alla storia per la sigla della celebre soap opera italiana Un Posto Al Sole, che nel corso della sua carriera, partita nel 1991 suonando con Billy Preston e Sam Moore in occasione del loro tour in Italia, ha pubblicato già cinque album e collaborato con artisti del calibro di Massimo Riva, chitarrista di Vasco Rossi, Joel Joseph e Kenny Moran, musicisti di Nelly Furtado e produttori di Earth Wind and Fire, Paolo Costa, Giorgio Cocilovo, Fabrizio Fedele, Ernesto Vitolo, Luca Rustici, Joel Joseph e Kenny Moran. Anticipato lo scorso giugno dal singolo Soul Cafè, Cuba Cafè, distribuito da Believe Digital, contiene 10 brani, 8 dei quali inediti scritti dallo stesso Carlo Mey Famularo e da Max Marcolini, storico co produttore di Zucchero, che ne ha anche creato l’arrangiamento. Dentro anche una cover di Hey Man, appunto, di Zucchero, e Un Posto al Sole in una nuova versione arricchita dalla voce della cantante Stefania Orrico. L’art-work del disco è a cura di Dario Frattolillo, le foto di Amy Eoukich. Ne abbiamo parlato direttamente con lui, ecco la nostra intervista a Carlo Mey Famularo.
Carlo, Cuba Cafè è un disco che nasce durante la pandemia, ma che non trasmette affatto tristezza. Come lo hai costruito?
Durante la pandemia la mia voglia di viaggiare è stata enorme, solo la musica con note e parole poteva aiutarmi. Con essa ho viaggiato verso luoghi conosciuti in anni precedenti, chiudevo gli occhi e ne assaporavo odori e sapori, in particolare l’isola di Cuba che adoro e ha risvegliato in me forza speranza e voglia di suonare e cantare. Le canzoni nascono da stati d’animo sofferenti o gioiosi… i sentimenti per me sono note musicali.
Ho ascoltato il disco e ho trovato pezzi molto intimi come Un giorno in più o Sentirò il vento, e altri più solari che ci si può anche ballare, come Non mi rompere il blues, Spirito, la stessa Soul Cafè che ha anticipato il disco, e Cuba libero, magnifico cha cha cha… li hai voluti tu così diversi? E cosa li lega? C’è un filo rouge anche nei testi?
Ho cercato di rappresentare i miei stati d’animo: mai uguali e mai irripetibili. Ci sono momenti che vorresti ci sia un giorno in più per tutte le cose che ami fare, sentire il vento ed il mare come unici rumori di fondo, e altri che te ne freghi di tutti, anche dei sentimenti che ti hanno fatto soffrire, e ti lasci andare alle cose più divertenti e belle, quelle cose che ti fanno amare la vita. La mia musica la potrei definire World MUSIC con chiari riferimenti al soul e alla melodia italiana.
Da dove arriva invece l’idea della cover di Hey Man di Zucchero?
Ho sempre amato Zucchero e con questo brano ho voluto fare un omaggio alla sua musica. In particolare, l’arrangiamento è di Max Marcolini, suo coproduttore storico. Max ha prodotto tutto l’album Cuba Cafè e per me è stata una vera e propria fortuna poter lavorare con lui.
Nell’album anche Un posto al sole, sigla storica di una storica serie, ma non è proprio la versione originale… Cosa ti ha dato questa canzone, oltre a diversi premi? Quanto le devi, se senti di doverle qualcosa?
Ho cantato questa nuova versione con la bravissima Stefania Orrico, compagna di Max e corista di Zucchero, cercando di arrangiarla con sonorità più attuali. Ho ricevuto premi in tutto il mondo, tra cui i più importanti in Canada, a Sanremo durante questo ultimo Festival 2022, premio Lucio Dalla, e a New York direttamente dal sindaco De Blasio al Master Theatre nel 2019. Alla sigla devo una grande popolarità e un record: sono l’unico cantante italiano, voce maschile, che dal 1996 tutte le sere canta una sigla (6000 puntate ancora in onda su Rai 3) che arriva a milioni di italiani in Italia e nel mondo. Sono però un cantautore che ha pubblicato con Cuba Cafè sei album. Di questo sono più fiero.
Mi sembra giusto. Peraltro tutto il ricavato di Cuba Cafè sarà devoluto Emergenza Musica, ci parli di questa associazione di cui sei co-responsabile?
È un associazione che nasce a New York. Io la rappresento in Italia ed il mio primo obiettivo è acquistare chitarre da regalare ai ragazzi più poveri in Africa occidentale. Più incasserò con il mio album e più chitarre acquisterò, ho aperto anche una donazione su GO FUND. I ragazzi hanno bisogno anche di arte, musica e cultura per vincere la loro povertà. Il nostro slogan è: “mettiamo strumenti di pace nelle mani dei ragazzi“.
Ed è uno slogan bellissimo, soprattutto in questo periodo… Sei nel mondo della musica da tanti anni, vanti grandi collaborazioni… che cos’è la musica per te? Avresti potuto fare altro nella vita?
Ho fatto anche altro, sono stato anche armatore ed esperto di logistica, ma la musica mi ha illuminato. Ho rinunciato alla vita comoda e ricca e sono uscito da una vita che era diventata una prigione, anche se dorata. La musica non è un lavoro, è una missione; a volte si fa fatica a guadagnare ma si continua a scrivere, a produrre e a suonare. Per me ogni canzone è un figlio e come tutti i genitori mi piace vedere crescere ogni mia canzone, amandole tutte senza preferirne una in particolare.