Intervista a Carlo Buccirosso, in tour con Il divorzio dei Compromessi Sposi

di Genny De Gaetano

Indimenticato interprete di Cirino Pomicino ne Il Divo di Paolo Sorrentino, di impareggiabile bravura nel ruolo dell’amico imprenditore di Jep Gambardella nel capolavoro della cinematografia che è stato e resterà per sempre La grande bellezza. Stavolta la poliedricità di Carlo Buccirosso, visto anche lo scorso gennaio in Se mi lasci non vale di Vincenzo Salemme e la scorsa primavera in Un paese quasi perfetto di Massimo Gaudioso, sfocia nella sua attività di autore teatrale e attore alle prese con I Promessi Sposi, versione operetta musicale di lettura satiro-farsesca. Nove anni dopo la prima edizione, l’artista napoletano ha sostanzialmente riveduto la sua prima riscrittura dell’opera manzoniana, intitolata stavolta Il divorzio dei Compromessi Sposi. Sul palcoscenico ci sono nove attori, otto ballerini, coreografie, musiche, diciassette canzoni adattate con nuovi testi, addirittura nove dialetti parlati dai personaggi in uno spettacolo che vede, tra gli altri, Veronica Mazza nel ruolo di Agnese e Peppe Miale in quello dell’Innominato. Gino Monteleone è Don Abbondio, Antonio Pennarella e Giuseppe Ansaldo sono i Bravi. La tourneè 2016-2017 partita a dicembre dal Teatro Cilea di Napoli, trascorre il Natale e l’inizio del nuovo anno a Roma, al Teatro Sala Umberto, dove rimarrà fino all’8 gennaio.

Carlo Buccirosso o meglio Don Rodrigo, quali sono le novità dello spettacolo rispetto alla prima versione e da cosa sono state dettate?

La voglia di riscriverlo o meglio di rimetterlo in scena nasce anche dalle richieste del pubblico, per la verità. Io non ho scritto tantissime commedie, ne ho scritte una decina, ma tutte hanno ricevuto un gran consenso tra la gente e la critica. In genere mi piace parlare e scrivere del sociale, della realtà che viviamo e metterla davanti al pubblico. Questa invece che è una favola, una commedia, sicuramente un’operetta, mi è stata richiesta continuamente e così mi è venuta la voglia di riscriverla. È anche vero che dopo nove anni, ma anche già dopo uno o due, credo di essere diventato più maturo. Quindi andava riscritta e riletta in modo diverso. Con qualche attore diverso, e sei canzoni nuove. È aumentata la percentuale della musica nella commedia. C’era anche l’esigenza di raccontare qualche passaggio della storia in musica per renderla ancora più operetta. Due coreografie nuove di Rita Pivano e alcune riviste. E le novità riguardano anche il corpo di ballo, insieme ai nuovi attori Perpetua e Agnese e gli elementi scenografici. Gli esterni dei vari ambienti sono poi completati da due alberi enormi che hanno reso la scena ancora più bella.

Buccirosso, un aspetto che senza alcun dubbio merita esser rimarcato resta l’utilizzo dei dialetti che rende lo spettacolo una sorta di incrocio di lingue

È vero, è pazzesco. C’è uno dei ragazzi bravissimi della compagnia, Giancarlo Grosso, che sapevo conoscesse un po’ di torinese. Così ci siamo messi a studiarlo insieme. Ognuno dei ragazzi del corpo di ballo ha un ruolo, non ballano e cantano soltanto. Il numero dei dialetti è aumentato: torinese, siculo, bergamasco, toscano, emiliano, ovviamente il napoletano e anche il veneziano. Perché la Perpetua parla veneziano quando ci sono ospiti in casa. Don Abbondio le ha detto: tu devi parlare in maniera educata solo quando ci sono gli ospiti e lei ha così tirato fuori il veneziano che è uno dei dialetti più gentili e raffinati e allora quando arriva Don Rodrigo con i Bravi, che lui definisce persone importanti e invece Perpetua dice ‘a me parono tre mmuorti de famme’, lei allora inizia a parlare veneziano. Ognuno ha un motivo per parlare il proprio dialetto. Don Rodrigo e i Bravi parlano siciliano per minacciare, perché il siciliano risuona come una minaccia.

È senza dubbio uno spettacolo articolato, complicato da portare in scena

Ah, assolutamente. La sera quando finisce lo spettacolo sono uno straccio. Contentissimo, felice, ma uno straccio. Quando tolgo la parrucca, gli abiti del Seicento che sono dei materassi malgrado il freddo che si sente nei teatri, per me diventano delle stufe. Siamo stanchi, ma quando c’è il riscontro del pubblico….

Quali sono le canzoni dello spettacolo a cui è più legato?

Sono tutti degli evergreen. Facciamo come il grande Quartetto Cetra. Anche se loro facevano dei pezzettini delle canzoni e solo il 10 per cento era recitato quando presentavano i loro spettacoli televisivi. La nostra è una vera storia e le canzoni occupano, diciamo, il 35 per cento dello spettacolo. Sono canzoni complete e non brani. Sono molto legato ad esempio alla Tammurriata. Il momento in cui Perpetua racconta ad Agnese e insieme Don Abbondio, a tutto il corpo di ballo e a Lucia perché non si può sposare. Cosa è successo. Perché è passato ‘il mandrillo niro niro, niro niro comm’a che’. Il mandrillo sarebbe Don Rodrigo. Insomma, c’è tutta l a Tammurriata con tutti i versi cambiati che raccontano cosa è successo e cosa potrà accadere mentre tutti i ragazzi ballano. Poi è bellissimo il brano finale quando Don Rodrigo diventa vittima mentre muore sul carretto degli appestati. Con immensa tenerezza e sentimento, canta sulla melodia di Margherita di Riccardo Cocciante. Canta l’amarezza di lasciare l’amore sulla terra mentre va in cielo, liberando tutta la sua malinconia.

Non siamo ancora a metà del viaggio dei nuovi Promessi Sposi. Ad oggi, Buccirosso, quali riscontri ha avuto dal pubblico e dalla critica?

Al di là di quello che mi dicono, è quello che vedo la sera. Ogni volta mi sembra la replica migliore. Mi dico: però stasera mamma mia, e poi il giorno dopo ancora: stasera è meglio di ieri! E così via!Aumentano le responsabilità, ho la sensazione di aver messo su una bella compagnia che nonostante due cambi, rende sempre al meglio. Un po’ come una squadra di calcio, come la Juventus che vince nonostante cambi ogni anno qualche giocatore. Quindi ho una squadra forte, ho creato un gruppo e allora dico: cavolo che bella compagnia.

Il divorzio dei Compromessi Sposi dopo la tappa romana proseguirà il suo viaggio a Carlentini, in provincia di Siracusa, il 13 gennaio. Poi 14 e 15 gennaio Agrigento, 17 gennaio Pace del Mela, 18 gennaio Reggio Calabria, 19 gennaio Noto, 20-21-22 gennaio Catania, 25 gennaio Frosinone, 26 gennaio Latina, 27 gennaio Taranto, 28-29 gennaio Cosenza, 1 febbraio Gioia Tauro, 2 febbraio Catanzaro, 4-5 febbraio Bologna.