Il Traditore di Bellocchio con Pierfrancesco Favino: non innamoratevi di Buscetta

di Patrizia Simonetti

C’è solo un rischio nel vedere Il Traditore di Marco Bellocchio, quello di innamorarsi di Tommaso Buscetta. Accolto ieri a Cannes 2019 con quasi un quarto d’ora di applausi e applaudito anche all’anteprima romana, Il Traditore riporta Bellocchio alla Croisette a tre anni da Fai bei sogni, ma stavolta in corsa per la Palma d’Oro, e le possibilità di conquistarla sono più che concrete. Il regista emiliano porta sul grande schermo la storia di un uomo, più che di un boss o pentito di mafia, anche se lui, Tommaso Buscetta detto Masino, o anche il Boss dei due mondi, non si ritiene assolutamente tale perché “non sono io che ho tradito – dice in aula al maxi processo – ma loro che sono cambiati “ indicando i suoi ex “amici” nelle gabbie dove li ha mandati lui aprendo il suo libro dei segreti al giudice Giovanni Falcone, che però a quel mito della vecchia mafia dei valori non crede proprio. 

Pierfrancesco Favino interpreta il protagonista, magistralmente ovvio, parlando in un siciliano stretto che tuttavia, a volte, lascia un po’ dubbiosi, e con una decina di chili presi proprio per la parte. Quello che incarna appare come un uomo romantico, dedito alla famiglia – anche se abbandona due figli in Sicilia fuggendo in Brasile con la sua terza moglie e gli altri figli, e avrebbe dovuto immaginare che non avrebbero fatto una bella fine – uomo d’onore “e lo sono ancora” dice in aula, forte sotto tortura ma toccato profondamente dalle sue perdite inferte dagli ex amici, suicida mancato, forse, gran sognatore – nel vero senso della parola – amatore, oratore: “Buscetta è stato uno stratega della comunicazione – dice Pierfrancesco Favinocapace di costruire la memoria di se stesso e il mito che in Brasile è ancora vivo, certo io non credo a tante cose che ha raccontato, ma condivido il suo romanticismo, la fede negli ideali e l’amore per la famiglia. L’unico che lo ha manipolato è stato Falcone, ma tutti e due, ognuno dalla propria parte, hanno creduto fino in fondo nei propri ideali. Riguardo ai suoi modi apparentemente gentili, era dietro questi che nascondeva le minacce incutendo ancora più terrore”.

Lo stesso Marco Bellocchio rivela: “man mano che mi documentavo su Tommaso Buscetta, restavo affascinato dall’uomo che decise di rivelare tutti i segreti di Cosa Nostra permettendo alla magistratura di sferrare il colpo e decapitare l’organizzazione criminale; non lo ritengo un eroe, sia ben chiaro, ma un uomo coraggioso sì, che ha rischiato la vita per difendere i suoi figli e la tradizione, in una parola il suo passato”.

Dai primi anni Ottanta, nel mezzo della grande guerra di mafia per il controllo del traffico di droga tra i Corleonesi di Riina e le vecchie famiglie, alla fuga di Buscetta in Brasile, dall’arresto e l’estradizione in Italia all’incontro con il giudice Falcone che cambierà per sempre la sua vita , fino al maxi processo e pure al processo Andreotti, Il Traditore non fa sconti su violenza e realismo, uomini che muoiono sparati a ritmo di un macabro cronometro, ragazzi amputati prima di essere ammazzati da Totò Riina – quello sì che era cattivo per davvero, ti viene da dire guardando il film – e poi la bomba, quella esplosa a Capaci a imprimere nella memoria di tutti che la mafia non era finita come ripeteva Buscetta e come si era creduto ingenuamente dopo le sue rivelazioni. Del resto gli bastò fare un nome come quello di Giulio Andreotti per dover fuggire di nuovo e guardarsi le spalle fino all’ultimo dei suoi giorni.

Magnifico anche il resto del cast, da Fabrizio Ferracane che è l’amico traditore – lui sì – Pippo Calò; Fausto Russo Alesi che è Giovanni Falcone; Luigi Lo Cascio che dà vita a Totuccio Contorno, personaggio quasi comico che ti diventa pure simpatico quando parla in un siciliano così stretto che pure gli avvocati in aula contestano il “non si capisce niente, ci vuole un interprete” e lui lì, dritto per la sua strada che “o parlo siciliano o sto zitto”; Nicola Calì che è Totò Riina e tra i suoi sicari riconosciamo Alessio Praticò e in aula pure Bebo Storti. E Maria Fernanda Candido che è sua moglie Cristina. Il Traditore è in sala, andatelo a vedere, ma non innamoratevi di Buscetta.