I loro video impazzano sul web e anche in trasmissioni televisive come Piazza pulita e Gli sgommati. Mercoledì 13 maggio però Davide Bonacina, Pietro Belfiore, Davide Rossi, Andrea Fadenti e Andrea Mazzarella, in arte Il Terzo Segreto di Satira, anche se si autodefiniscono un gruppo di cialtroni per cialtroni, debuttano con un programma tutto loro e in prima serata su LaEffe intitolato Democrazia portami via. Di questo e altro abbiamo parlato con Davide Bonacina.
Intanto non è bello che vi definiate un gruppo di cialtroni per cialtroni…
Lo facciamo per non prenderci troppo sul serio, ci teniamo. Noi parliamo di politica in maniera divertente e rimaniamo dei cialtroni, non aspiriamo a dettare la vita a nessuno, speriamo solo di fare video divertenti e lanciare nel nostro piccolo un messaggio, ma sempre nell’ottica del cazzeggio.
Ma come vi è venuto in mente di chiamarvi Il Terzo Segreto di Satira?
Quando nel febbraio 2011 è nato il gruppo avevamo già il video pronto ma non il nome, così ce ne sono venuti in mente di molto dotti, tipo I poveri di sodio o Animali con la A, che era tra i più papabili in realtà ma che fortunatamente abbiamo scartato, poi è arrivato Pietro (Belfiore) con Il Terzo Segreto di Satira e siccome avevamo fretta ci è sembrato bellissimo, ma chi si aspettava che ci sarebbe rimasto addosso per quattro anni e mezzo… però ne siamo contenti.
Forse il vostro segreto è prendersi gioco della politica portandola nel quotidiano…
Noi usiamo gli stereotipi, le iperbole e l’esagerazione per cercare di parlare di politica attraverso i meccanismi della vita di tutti i giorni. L’esempio più centrato da questo punto di vista è lo sketch Il dalemiano che in fondo non parla di D’Alema in senso stretto, ma prende un comportamento attribuitogli da noi, come da molti altri, che è quello assolutamente strategico di non dire mai le cose in faccia, ma cercare sempre dei sotterfugi e dei tecnicismi per ottenere quello che vuole senza mai mostrarsi. Se ad esempio non vuole andare a teatro, non lo dice, ma fa tutto un giro per convincere gli amici a non andarci, pur sembrando quello che vuole andarci più di tutti: abbiamo quindi preso un comportamento che è tipico di D’Alema e l’abbiamo trasportato in una cena d’amici e quello che diverte di più è appunto questo modo di applicare una metafora politica a situazioni della vita quotidiana.
Spina nel fianco di chi fa satira è la querela, voi come state messi?
Per ora non ne abbiamo avute, speriamo di continuare così. In effetti non abbiamo mai cercato di dire cose sensate e vere, quindi forse per questo non ce ne sono ancora arrivate, o forse non siamo ancora abbastanza famosi, e finché dura va bene così.
Parlando di satira non si può non ricordare Charlie Hebdo…
È stata chiaramente una tragedia immane e inaspettata, giustamente ne hanno parlato tutti e molti anche più autorevoli di noi, non possiamo che accodarci. Noi pensiamo che la satira non debba avere dei limiti, ma ci possono essere dei gusti, anche se un conto è il gusto e un conto è la censura. L’unico limite deve essere il gusto di chi la fa che comunque deve avere la possibilità di portare avanti il suo lavoro possibilmente senza essere ammazzato e senza neanche essere censurato, almeno finché ha un pubblico di riferimento al quale quello che fa piace.
I vostri video hanno fatto il giro del web e di tante trasmissioni televisive, stasera debuttate però con un programma tutto vostro e in prima serata su LaEffe che si intitola Democrazia portami via
È uno speciale di circa un’ora nato semplicemente perché LaEffe, per il suo ciclo secondo me dedicato alle serate d’autore, ci ha proposto di fare una nostra con un tema, ma libera a livello di contenuto, insomma, nessun format definito. Il tema è quindi la democrazia e lo show è uno speciale composto da un insieme di sketch inediti e non, vecchi e nuovi, intervallati da interventi anche nostri, che per la prima volta siamo quindi un po’ più protagonisti, e altri di persone famose, pareri illustri insomma, piccole interviste a diverse personalità che hanno giocato un po’ con noi sul tema della democrazia e sono Sergio Staino, Paolo Rossi, Serena Dandini e Corrado Formigli.
Sicuramente una bella occasione per voi
Di sicuro un salto in avanti dal punto di vista del prodotto: è la prima volta che facciamo una cosa da 50 minuti, anche se non ci siamo allontanati dal nostro solito e siamo rimasti sempre nella nostra linea, con un insieme di sketch uno dietro l’altro intervallati da interventi. Però è diverso confezionare un prodotto che deve durare 5 minuti da uno che ne deve durare 50. Fare delle cose più lunghe però è anche il nostro obiettivo, magari una serie o un film. Quindi è una grande occasione sia perché abbiamo una prima serata tutta nostra, sia per cominciare a scrivere cose che abbiano un senso e soprattutto un’autonomia, e che non siano solo un’ospitata in altri programmi.
E stavolta anche per apparire un po’ di più
Noi di solito, essendo più autori, sceneggiatori e registi, siamo quelli che fanno tutta la parte dietro dei nostri video interpretatii dai nostri attori, però qualche settimana fa abbiamo fatto un esperimento allo Zelig Cabaret di Milano con degli sketch live ed è venuto abbastanza bene, quindi stiamo pensando a varie cose, magari a uno spettacolo teatrale anche se sarebbe un po’ complicato perché siamo in tanti – a Zelig eravamo 13 persone – e fare una tournée e propria non sarebbe sostenibile neanche come costi, per cui pensiamo più a una serie o a un film.
Ma secondo voi quanta democrazia c’è oggi in Italia?
Non si può dire che non ci sia, e il senso di tutto il nostro speciale è che la democrazia esiste, ma non è un territorio così facile come di solito si dipinge, non è una parola che si usa per dire che quando c’è la democrazia va tutto bene, in realtà tutto lo speciale descrive i vari motivi per cui a volte la democrazia può essere piegata in termini più o meno negativi.
Vedi l’Italicum e la fiducia posta da Renzi sulla nuova legge elettorale?
Guarda, la nostra opinione in merito, e ci sarà uno sketch a riguardo, è che Italicumsì Italicum no, per quanto ci sia di sbagliato, il problema fondamentale è che finché Italia continueranno a votare determinate persone, se ne eleggeranno sempre di legate a quell’elettorato. Per cui noi facciamo uno sketch in cui elenchiamo tutti quelli che secondo non possono più votare. Capiamo che possa suscitare discussioni, ma ci sembra una legge elettorale più concreta, che va un po’ più dritta al sodo se vogliamo cambiare le cose.
E chi sarebbero quelli che non possono votare?
Sono diverse le categorie cui bisognerebbe togliere il diritto di voto: quelli che fanno il gesto del selfista nelle foto, quelli che fumano le sigarette elettroniche e che forse voterebbero la DC o Casini, quelli che ascoltano il gruppo de Le Vibrazioni, quelli che hanno sempre la battuta pronta al ristorante.