Dimenticatevi di Babbo Natale, slitte, renne, camini e befane. Dimenticatevi pure delle vacanze piccanti dei cinepanettoni, di principesse e cavalieri, di cuccioli e di santi…. Beh, magari di santi anche no. Ad ogni modo, il film di Natale di quest’anno è, come dire, anomalo e differente: si intitola Il primo Natale e arriva in sala giovedì 12 dicembre con Medusa. A scriverlo, dirigerlo e interpretarlo sono Ficarra e Picone che ci raccontano una storia natalizia, certo, e anche un po’ fantasiosa, anche se loro insistono col dire che laggiù, nell’anno zero, ci sono finiti per davvero, e che tutto ciò che vedrete sul grande schermo non è che la ripresa di telecamere nascoste. Scherzi a parte, in realtà Salvo Ficarra e Valentino Picone le idee su Il primo Natale, che definiscono “una chiamata alle armi”, le hanno sempre avute ben chiare: “noi questo film ce in testa da un bel po’ – ci raccontano nella nostra videointervista – abbiamo pensato di fare un film di Natale diverso e di tornare all’origine di questa festa che poi è il compleanno di Gesù”. Insomma, diamo a Cesare quel che è di Cesare e a Gesù almeno la festa per i suoi 2020. Pregare non basta, bisogna anche passare all’azione, saper reagire, saper aiutare, saper anche combattere se necessario, che si creda in Dio, in qualunque Dio, o non si creda affatto. Questo il messaggio che abbiamo colto con più forza vedendo questo film che guarda un po’, ma con rispetto e originalità, a quella meraviglia di Non ci resta che piangere dove a viaggiare nel tempo, fermandosi però un po’ prima, cioè al Medio Evo, erano Massimo Troisi e Roberto Benigni, che ritroviamo in qualche gag e in qualche espressione, ma la cosa non ci infastidisce affatto, anzi, sa di omaggio e di celebrazione.
Sì ma come ci finiscono Ficarra e Picone nell’anno Zero e proprio in Palestina? In principio era Natale, per davvero. Siamo in Sicilia, a Roccadimezzo, un paesino dove il presepe vivente è per Padre Valentino, parroco fissato con il teatro e la regia, il momento atteso per tutto l’anno che lo vede indaffaratissimo tra scenografia e provini: tutto deve essere perfetto, identico a quanto accaduto 2.019 anni fa, con Giuseppe e Maria, la grotta e la cometa, il bue e l’asinello. Ma poi andò così per davvero? A padre Valentino non piace nessuno tra quelli che si presentano per interpretare San Giuseppe, finché non arriva Salvo, preciso preciso, persino col bastone con la punta arrotolata: peccato che altro non sia che un ladro incallito di opere sacre e pure ateo, che ha appena messo in atto il suo piano perfetto per rubare una preziosa reliquia. Il parroco lo scoprirà, lo inseguirà ed entrambi attraverseranno una sorta di varco ritrovandosi esattamente nella Palestina dell’anno zero dove sta per nascere Gesù. Tra i tanti incontri, quello con Erode, interpretato niente meno che da Massimo Popolizio, un re crudele che tanto somiglia ai cattivi dei giorni nostri, mafiosi, spavaldi, cinici, accecati dal potere e pronti a tutto pur di mantenerlo, anche a colpire degli innocenti. Parte quindi la loro ricerca della sacra famiglia, del resto l’identikit ce l’hanno ben chiaro, ma ci si può pure sbagliare. Obiettivo: salvare Gesù e tutti i neonati del paese dalla furia di Erode e pertanto cambiare la storia. E incontreranno anche i rivoluzionari dell’epoca, gli zeloti, che decidono di agire e imbracciare le armi per liberare il loro paese dai romani, e come spesso accade il via lo dà una donna, la bella Rebecca, sostenuta da Isacco (Giacomo Mattia) che è interpretata da Roberta Mattei, madre single, perché vedova, di una ragazzina sveglia e furbetta (l’esordiente Giovanna Marchetti), che non lascerà indifferente uno dei nostri due eroi: “un personaggio che apparentemente è normale ma poi sfoggerà un carattere molto reattivo – ci rivela Roberta Mattei nella nostra videointervista – le manca però un pezzo e questo pezzo le arriverà dal 2020…” Salvo e Valentino faranno tesoro, pur senza rendersene inizialmente conto, di ogni esperienza e ognuno di loro cambierà qualcosa di sé e troverà la sua strada. Il primo Natale fa ridere davvero tanto ma attenzione, perché tra una risata e l’altra parte la frecciata che colpisce nel segno delle cose brutte dei giorni nostri, alcune evidenti altre meno, al pubblico coglierle e rifletterci su. E occhio al finale. Le nostre videointerviste a Ficarra e Picone e a Roberta Mattei:
Le foto sono di Angelo Costanzo