Il Libro della Giungla, nuovo remake in live action tra Disney e Kipling. Videointervista alle voci italiane

di Patrizia Simonetti

Il Libro della Giungla firmato Rudyard Kipling che lo scrittore inglese nato a Bombay scrisse nel 1894 per esprimere il suo amore per l’India, torna sul grande schermo in 700 copie da giovedì 14 aprile, con anteprima italiana stasera a Roma, a raccontare del cucciolo d’uomo Mowgli cresciuto da una famiglia di lupi come se fosse uno di loro. A quasi cinquant’anni dal classico d’animazione Disney, e sempre grazie alla Disney, le sue avventure, pur rispettando sia l’uno, il libro, che l’altro, il cartone, prendono nuovamente vita in modo completamente nuovo, e d’altronde non poteva essere altrimenti visto il mezzo secolo di tecnologia passato sotto i ponti. Diretto da Jon Favreau (Iron Man, Iron Man 2), tecnicamente mescola il live-action con le ambientazioni digitali e con un’animazione fotorealistica e stilizzata che gli animali sembrano veri, come si diceva una volta, e non c’è apparentemente differenza alcuna con una giungla reale, con i suoi colori cupi, le ombre, i riflessi accesi del sole tra i rami degli alberi, e il 3D completa la magia. La storia invece è quella. Più o meno. Con tanto preso dal libro di Kipling e altrettanto dal cartone Disney. Mowgli dunque è costretto a lasciare la giungla, o meglio lo decide lui stesso per non mettere in pericolo la sua famiglia lupesca dal momento che la tigre Shere Khan, che anni prima aveva ucciso suo padre che a sua volta l’aveva accecata per metà con il fuoco che gli animali della foresta chiamano il fiore rosso, ha giurato di ucciderlo, un po’ per un umano, ahimè, desiderio di vendetta, un po’ per evitare che crescendo diventi un uomo a tutti gli effetti e quindi in quanto tale un pericolo per la foresta e chi la abita. Il ragazzino dunque lascia la sua casa o tana, fate voi, per intraprendere uno strano quanto entusiasmante viaggio che lo farà incontrare con i buoni e con i cattivi, dapprima guidato dalla saggia pantera Bagheera che lo aveva trovato da piccolo e affidato ai lupi e in particolare alla lupa Raksha che lo ama proprio come un figlio, poi solo per la sua strada lungo la quale si imbatte nell’ipnotico pitone Kaa, nell’orso spensierato e raccontafrottole Baloo, nel terribile enorme capo supremo delle scimmie King Louie che da lui vuole ottenere il fiore rosso per consolidare con la paura il suo potere.

Il Libro della Giungla racconta la nascita di un eroe – dice il regista Jon Favreau – il percorso di maturazione di un ragazzino cresciuto nella giungla, circondato da una galleria di personaggi che diventano archetipi. Per un regista è un terreno molto fertile. L’intensità del nostro film rispecchia il fascino mitico dei racconti di Kipling, ma abbiamo deciso di conservare anche alcuni degli aspetti più tipicamente Disney, presenti nel film del 1967. Un grande spettacolo visivo non ha valore se il pubblico non riesce a creare un legame emotivo con i personaggi. Ogni storia deve possedere umanità, emozioni, personaggi approfonditi e anche umorismo, purché non tradisca la drammaticità del film”. “Il Libro della Giungla è una storia universale in cui tutti possono identificarsi – fa eco il produttore Brigham Taylor – Walt Disney ha raccontato la storia attraverso l’animazione tradizionale, ma noi oggi abbiamo la tecnologia adatta per portare in vita questi personaggi rendendoli fotorealistici e possiamo inserire perfettamente un bambino vero all’interno di un ambiente digitale, in modo totalmente credibile. L’opportunità di raccontare questa storia attraverso tecnologie così sofisticate era irresistibile”. Il bambino, a proposito, bravissimo, è l’esordiente Neel Sethi, adesso ha 12 anni, vive a New York ed è molto, molto sportivo. I personaggi hanno dei doppiatori illustri sia nella versione originale con Ben Kingsley (Bagheera), Lupita Nyong’o (Raksha), Bill Murray (Baloo), Scarlett Johansson (Kaa), Christopher Walken (King Louie), che in quella italiana dove Toni Servillo è la pantera Bagheera, Violante Placido è mamma lupa Raksha, Neri Marcorè è l’orso Baloo, Giovanna Mezzogiorno il pitone Kaa, Giancarlo Magalli l’orango King Louie. Li abbiamo incontrati e videointervistati:

1 comment

Lillianwoons 13 Aprile 2024 - 3:52

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