Il Filo invisibile: la normalità di una famiglia gay raccontata dal figlio di due padri

di Patrizia Simonetti

Il Filo invisibile è quel filo che lega uomini e donne che in vario modo contribuiscono alla nascita di una nuova vita. Lo spiega così a fine storia Leone, il giovane protagonista de Il filo invisibile, appunto, di Marco Simon Puccioni, al cinema dal 21 al 23 febbraio e dal 4 marzo su Netflix. Ed è attraverso i suoi occhi e il suo cuore che tutto il racconto viene filtrato e portato a noi. Perché si può nascere in mille modi e per altrettanti motivi, l’importante è esserci per qualcuno, amare ed essere amati.

Leone è figlio di Simone e Paolo, due uomini che si amano da vent’anni, nato in California grazie a Tilly, una donna americana che li ha aiutati ospitando l’embrione generato da un cocktail di spermatozoi di entrambi. Leone ha sempre saputo tutto dall’inizio, pur non comprendendone chiaramente il meccanismo, crescendo orgoglioso della sua famiglia allargata e partecipando dal di dentro alle battaglie per quei diritti per i quali i suoi due padri hanno lottato. Quando lo conosciamo, Leone sta preparando un video per la sua scuola assieme al suo miglior amico Jacopo, proprio sulla storia della sua famiglia e della sua venuta al mondo. Famiglia che però sta per disintegrarsi, perché l’uno ha tradito l’altro, proprio mentre Leone vive il suo primo, complicato amore.

Il Filo invisibile racconta con naturalezza e con la giusta dose di ironia e leggerezza le difficoltà che ancora incontrano i figli di coppie gay, i pregiudizi, le idee sbagliate come quella dell’omosessualità ereditaria, l’arretratezza legislativa e la pesantezza burocratica che tali famiglie devono quotidianamente affrontare tra certificati di nascita e riconoscimenti. E ne mostra al tempo stesso la normalità. Perché una coppia formata da persone dello stesso sesso non è automaticamente più felice o più infelice di una coppia eterosessuale, non è meno complessa nel suo vivere sentimenti e vita di tutti i giorni, non è magica né malefica, è solo una coppia, è solo una famiglia, con tutti i pregi e i difetti di ogni nucleo umano che così viene chiamato.

Una serie di equivoci e colpi di scena rendono Il filo invisibile un film piacevole, delicato e forte al tempo stesso, ben interpretato dai suoi protagonisti e magistralmente raccontato e diretto dal regista che ha voluto nel cast Filippo Timi e Francesco Scianna nei ruoli di Paolo e Simone , e Francesco Gheghi in quello di Leone. Il film non sarebbe però stato lo stesso senza Valentina Cervi che è Monica, sorella di Paolo, Emanuele Maria di Stefano che è Jacopo, Giulia Maenza che è Anna, la ragazza di cui Leone si innamora, e Oscar Matteo Giuggioli che è suo fratello Dario.

Il Filo invisibile è un film costruito intorno alle implicazioni dei nuovi modi di venire al mondo e che pone delle domande su cosa ci definisce come esseri umani, come figli e come genitori – dice Marco Simon Puccioni – la procreazione medicalmente assistita interessa sempre più coppie e in particolare può assumere caratteristiche particolari presso le coppie omosessuali. Negli ultimi anni si è molto dibattuto sul matrimonio e la genitorialità da parte di coppie omosessuali, sollevando più di un interrogativo su cosa sia la famiglia contemporanea. Che influenza ha l’orientamento sessuale del genitore sul benessere del bambino? Come influenza le sue relazioni familiari e sociali? Quali sono i confini della sua famiglia? I legami di sangue sono ancora il fondamento della genitorialità e della famiglia? Possiamo ancora affermare che per il bambino il legame genetico sia emotivamente più importante della cura di un genitore? Per riflettere su queste domande ho voluto scrivere la storia di questa famiglia in disfacimento dal punto di vista del figlio ovvero la persona il cui benessere dovrebbe importare più di ogni altra cosa. Un divorzio è sempre catastrofico per un figlio, ma in una coppia omosessuale le conseguenze possono essere molto più complicate perché le leggi attuali faticano a seguire l’evoluzione dei diversi tipi di famiglie. Inoltre, psicologicamente, il figlio di una coppia che per generarlo ha dovuto scavalcare confini, barriere e censura sociale ha particolare difficoltà ad accettare la distruzione della sua famiglia. Tutto comunque ruota intorno all’amore come necessità inevitabile per lo sviluppo dell’essere umano e sarà proprio il percorso di crescita di Leone che trasformerà quella che nasce come commedia degli equivoci in ‘coming of age’ molto particolare“.