I Fratelli De Filippo: recensione e videoincontro con Sergio Rubini e il cast

di Patrizia Simonetti

A Eduardo, Sergio Rubini si accostò da piccolo grazie al padre che negli anni Sessanta lo portò a vedere Sabato Domenica e Lunedì al Teatro Piccinni di Bari. E qualche anno dopo fu sempre suo padre, che aveva una compagnia filodrammatica, a farlo debuttare sul palcoscenico come Ninnillo in Natale in casa Cupiello. Ecco perché “per me Eduardo coincide con il teatro e il teatro coincide con Eduardo” dice Sergio Rubini, da lunedì 13 a mercoledì 15 dicembre in sala, dopo l’anteprima alla Festa del Cinema di Roma, e su Rai1 a fine anno, con I Fratelli De Filippo, un racconto concentrato sulla “formazione del trio, come se fossero i Beatles” dice ancora Sergio Rubini, e cioè  sui tre fratelli Eduardo, Peppino e Titina. Un racconto costruito anche sui ricordi, come quando conobbe Peppino e scoprì la sua ferita aperta nei riguardi del fratello, e dai tanti aneddoti sentiti, come quello di un cameriere che ogni giorno usciva da Palazzo Scarpetta con un vassoio e portava da mangiare ai De Filippo. “Noi abbiamo una percezione dei De Filippo come di personaggi museali in bianco e nero e polverosi – ci spiega Rubini nel corso nostro videoincontro – mentre invece sono stati giovani, spregiudicati, donnaioli, rivoluzionari, hanno ridefinito il teatro, capaci di tradire, come sono i giovani che hanno bisogno di tradire gli adulti per scavarsi la propria strada…” Inevitabile la nostra curiosità sulla vicinanza temporale con il Qui rido io di Martone, pura curiosità, appunto, che abbiamo voluto condividere con lui, ma che probabilmente ha frainteso il senso della nostra domanda, come potete vedere nel video a fine articolo.

I Fratelli De Filippo è un bellissimo film, un affresco di una famiglia di grandi artisti che certo perfetta non era, in cui i legami di sangue e d’amore hanno tirato i fili della storia. Storia che comincia nei primi anni del Novecento quando Peppino, Titina ed Eduardo, figli illegittimi di Eduardo Scarpetta all’apice del suo successo, lo chiamano zio e vivono con la madre Luisa De Filippo che oltre alla vita, ha dato a tutti e tre il suo cognome, pur continuando a lottare per loro e per i loro diritti. Ma alla morte di Scarpetta, i tre ragazzi non avranno nulla, se non lo spirito artistico, il talento vero, dono prezioso che invece manca al figlio riconosciuto Vincenzo, che eredita anche la compagnia del padre. Così i tre fratelli, tra liti e discussioni, incomprensioni e gelosie, difficoltà e fame vera, separazioni e ricongiungimenti, competizioni e crescite, alla fine riescono a trasformare un destino avverso in un futuro che li renderà immortali.

Un film denso di sentimenti e accurato nei dettagli di una ricostruzione pur filtrata dal sentire e dalla memoria del regista. Perfetti nei loro ruoli Mario Autore che è Eduardo, Domenico Pinelli che è Peppino e Anna Ferraioli Ravel che interpreta Titina. Applausi anche per Giancarlo Giannini, spezzino di origini ma per ben dieci anni vissuto a Napoli, un Eduardo Scarpetta in maschera, un Mangiafuoco, come lo ha definito e voluto lo stesso Sergio Rubini, e per Biagio Izzo che stupisce nel suo ruolo di fratellastro ambiguo nei sentimenti e nelle azioni, quel Vincenzino Scarpetta che solo alla fine riconoscerà che il suo talento nulla era al confronto di quello dei tre figli illegittimi di suo padre, pur avendolo saputo da sempre in fondo al suo cuore. Susy Del Giudice, formatasi nelle compagnie di Scarpetta e dei De Filippo, è un’appassionata Luisa, e ci sono anche Marisa Laurito e Vincenzo Salemme, allievi, nella vita, di Eduardo. Completano il cast Maurizio Casagrande, Giovanni Esposito, Marianna Fontana, Antonio Milo, Nicola Di Pinto, Maurizio Micheli, Augusto Zucchi, Lucianna De Falco

Sette gli anni di lavoro dietro a I Fratelli De Filippo, girato infine a Napoli tra mille difficoltà in piena pandemia, anni che si vedono tutti e che probabilmente tutti sono serviti per restituire a Eduardo, Peppino e Titina quella giovinezza entusiasta, potente e a tratti feroce che in pochi, appassionati compresi, si erano soffermati a immaginare. Le musiche di Nicola Piovani danno poi l’ultima pennellata d’arte e d’amore al film. Il nostro videoincontro con Sergio Rubini, Mario Autore, Anna Ferraioli Ravel, Domenico Pinelli, Biagio Izzo: