Ho ucciso Napoleone, amore e vendetta nel nuovo film di Giorgia Farina con Micaela Ramazzotti

di Patrizia Simonetti

Se siete convinti che la vendetta sia donna, questo è il vostro film. Si intitola Ho ucciso Napoleone ma non fatevi ingannare dal titolo perché non muore nessuno, tranne, appunto, Napoleone, che è un povero pesce rosso già sfigato di per sé visto che passa la vita girando in tondo dentro una boccia, che una ragazzina che deve partire per un po’ con la famiglia affida alla vicina non avendo la più pallida idea dell’errore che sta facendo, tant’è che appena chiusa la porta quella prende la boccia, rovescia il tutto nel water, tira lo sciacquone e addio Napoleone. Anche se a noi piace comunque immaginare che dopo un lungo viaggio nelle fognature abbia raggiunto un fiumiciattolo in un bosco e nuoti libero e felice. Ad ogni modo, non è la cosa più assurda che fa Anita, interpretata da Micaela Ramazzotti, ovvero la protagonista del nuovo film di Giorgia Farina, prodotto da Bibi Film e Rai Cinema, da giovedì in 270 sale distribuito da 01 Distribution.

Anita è una donna fredda, dice con orgoglio di essere un sofficino surgelato e quindi di non provare sentimenti e consiglia a due ragazzine di fare altrettanto. E non importa che siano le figlie del suo capo, Paride, che “in effetti parte male – dice Adriano Giannini che lo interpreta – è un po’ ambiguo, viscidello, opportunista, poi però avrà una sorta di riscatto”. Fatto sta che Paride, che è anche l’amante di Anita, la mette incinta e poi la licenzia pure. Va bene, una bella sfortuna, ne ha di ragioni per andare su tutte le furie e tramare la sua vendetta, ma attenzione, perché nulla e soprattutto nessuno è come sembra.

“La gente è così – dice la giovane regista – mi interessava tantissimo parlare dell’ambiguità e della fragilità della persona moderna che non riuscendo ad attaccarsi da nessuna parte, cambia dal buio alla luce a seconda delle situazioni. Siamo diventati tutti camaleonti, e così anche i personaggi del film, che quando gli fa comodo sono buoni, poi diventano cattivi e ritornano buoni quando gli conviene.”

Neanche Biagio, alias Libero De Rienzo, è proprio quell’avvocato un po’ imbranato ma tanto premuroso che aiuta Anita a compiere la sua vendetta. Lei all’inizio ci casca con tutte le scarpe coi tacchi a spillo, ma poi anche lui avrà quello che si merita.

“Sentivo molto la voglia di raccontare una donna diversa nel cinema italiano – dice ancora Giorgia Farina – un mio grande riferimento è stata La ragazza con la pistola di Monicelli, perché in Italia ci sono solo due tipi di donne cinematografiche: la fatalona sexy che è solo sessualità e intrigo, e la donna santa che è madre, moglie, figlia, sempre declinata con un partner maschile. Con questa eroina darkissima voglio invece dire alle donne che non dobbiamo avere paura, che nel 2015 possiamo fare tutto, proprio come Anita che alla fine del suo percorso è amante, moglie, madre e pure cattiva, perché non possono essere cattivi solo gli uomini”.

Ad aiutare Anita, ma per davvero, sono invece un gruppo di altre donne alle quali in principio non daresti un soldo di fiducia, come Olga, che è una divertentissima e certo inedita Elena Sofia Ricci, Gianna, una “gonfiata” Iaia Forte, e Enrica che è la cantante Thony.

“Un po’ come nel mio precedente film Amiche da morire – racconta la Farina   torna questa tematica dell’amicizia tra donne, della solidarietà al femminile, ma qui è più una specie di squadrone della vendetta e ci siamo veramente divertite a fare le tossiche con le pasticche e soprattutto quando Elena Sofia Ricci s’è fatta una canna dopo 25 anni che non fumava”.

“Avevo l’incubo di questa canna – rivela la Ricci – ho detto a Giorgia che non fumavo da tanto ma lei è stata irremovibile e mi ha detto ‘no guarda, posso rinunciare a tutto ma alla canna proprio no’, così ero preoccupatissima, ho sognato persino che ricominciavo a fumare”.

Alla fine comunque la morale sembra essere che la colpa, pure della crudeltà di una donna, è sempre dell’uomo. Del resto è un uomo, Libero De Rienzo, a dire che questo film mostra “la facoltà della donna di poter vivere una vita assolutamente alla pari dell’uomo e di essere anche più stronza. Ma se tutte le cose che fa Micaela le avesse fatte un uomo – continua – sarebbe un film normale dove non ci sarebbe nulla di interessante. Noi uomini abbiamo cominciato a cacciare gli animali dalle città e siamo diventati moderni, poi abbiamo cominciato a cacciare le donne dai luoghi di potere, di lavoro e di pensiero e probabilmente giusto il cinema poteva arrivare a chiudere questo percorso e a far vincere il femminismo come doveva, sia pure con una bella vendetta”.

Il pensiero di chiusura però va sempre e comunque a un maschio, il povero, piccolo Napoleone che senza far nulla ha avuto la peggio.

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