Hill of Vision: videointervista a Rosa Diletta Rossi e Roberto Faenza

di Patrizia Simonetti

Hill of Vision è il nome del luogo dove, in Pennsylvania, il piccolo Mario potrà forse trovare la pace. Lì, nella comunità Quacchera di Bryn Gweled, vivono lo zio Edward e la zia Sarah, che accolgono lui e sua madre Lucy, due anime ferite e addolorate, nel corpo e nello spirito.

Entrambi ne hanno passate tante. Siamo nei primi anni quaranta, Mario ha vissuto per un po’ in campagna presso una famiglia contadina alla quale la madre, americana cresciuta in Italia e militante antifascista, lo aveva lasciato per timore di essere arrestata. Poi purtroppo il suo timore si è fatto realtà e Mario, a soli quattro anni, fugge per andarla cercare, finendo a vivere per strada mendicando, con tanti altri bambini orfani di quel tempo buio. Finita la guerra, madre e figlio miracolosamente si ritrovano, ma neanche lei è più la stessa, la prigionia nel campo di concentramento l’ha provata duramente. La loro nuova vita in America non sarà facile.

Mario è Mario Capecchi, che, grazie al fascino che su di lui irradierà la professione dello zio Edward, diventerà un scienziato e nel 2007 vincerà il Nobel per la medicina. Una storia che il regista Roberto Faenza ha voluto raccontare e portare al cinema, per trasmettere una sorta di nuova fiducia nel futuro. Se un bambino fragile e solo è riuscito a tanto, tutti potremmo fare qualcosa di buono della nostra vita, nonostante le avversità. Questo l’intento.

Nel cast di Hill of Vision, al cinema da giovedì 16 giugno, oltre a Lorenzo Ciamei e Jake Donald Crookes che interpretano Mario prima e dopo, ci sono Laura Haddock che è Lucy e Edward Holcroft ed Elisa Lasowski che danno vita agli zii del protagonista, Francesco Montanari nel ruolo del papà di Mario, Luciano Capoecchi, e Rosa Diletta Rossi in quello della sua compagna Anna. Luciano è un pilota dell’Aeronautica e fanatico fascista, Anna è una di quelle donne che resta a fianco del suo uomo e lo asseconda, finchè non si rende conto, lei per prima, che si trovano entrambi dalla parte sbagliata dei perdenti.

Hill of Vision è un film delicato, non ci risparmia le sofferenze del piccolo Mario, ma non indugia oltre. Punta invece l’accento sulla sua forza, la sua determinazione e il suo coraggio che lo rendono grande, anche se piccolino. Viene riconosciuo a Mario il grande senso dell’amicizia e dell’amore, incondizionato nei confronti della madre, contrastato verso il padre, troppo breve e doloroso per la sua giovane compagna di sventure, Frank. Non ci racconta il dopo, la vita da adulto di Mario Capecchi, né il suo amore per la scienza, la medicina e la sprimentazione, del quale ci fa appena intuire con qualche indizio. Perchè quella è un’altra storia. La nostra videointervista a Rosa Diletta Rossi e Roberto Faenza: