Governance: Massimo Popolizio, Vinicio Marchioni e il prezzo del potere. Videoincontro

di Patrizia Simonetti

Due uomini apparentemente distanti, eppure vicini, due uomini dalle medesime origini: uno ce l’ha fatta, o almeno così pare, l’altro no. Renzo Petrucci è un manager potente e senza scrupoli, partito dal nulla e ora direttore generale di una multinazionale petrolifera. Si muove bene, conosce bene la governance, come funzionano quindi gli ingranaggi del potere da cui è ossessionato, come aggirarne le regole, è scaltro, ha gli agganci giusti e sa sfruttarli a suo vantaggio, anche personale, perché se resta forte, capace e competitivo, resta al potere. In famiglia invece è un disastro: sempre più distante da sua moglie, ama sua figlia affetta da una disabilità che lui vuole vincere a tutti i costi, ma non sa dimostrarglielo. Michele Laudato è invece un meccanico disoccupato, è stato pure in prigione per rapina, ha una moglie e un figlio, non se la cavano bene, però Renzo gli ha promesso la gestione di un’area di servizio, lui al rifornimento e al lavaggio, sua moglie alla cassa, la svolta attesa da una vita. Ma la svolta sarà un’altra e completamente inattesa.

In Governance Il prezzo del potere gira tutto attorno a loro e al rapporto che li lega, e alla maestria attoriale dei due interpreti: Massimo Popolizio e Vinicio Marchioni. Il film, diretto da Michael Zampino, arriva lunedì 12 aprile su Amazon Prime Video con Adler Entertainment.

Come riesce il ruolo del cattivo a Massimo Popolizio è davvero sorprendente: merito di Shakespeare, ci racconta nel nostro videoincontro, in cui chiediamo a lui e a Vinicio Marchioni di approfondire questa relazione tra i loro personaggi. E se Renzo è lo squalo, pronto anche a lasciar morire, che poi è come uccidere, chi crede l’abbia danneggiato prendendo il suo posto una volta che l’azienda gli chiederà di farsi da parte perché accusato di corruzione, completamente in preda alla follia per aver perso il suo potere, Michele non impiegherà troppo tempo, dopo una breve parentesi di confusione e panico da senso di colpa, a provarci pure lui a servirsi delle armi sporche dell’altro, del ricatto, quindi, e della manipolazione subdola a dispetto di ogni amicizia e umanità; ma l’esperienza in questi casi conta, e a vincere sarà sempre lo squalo. Nonostante il prezzo da pagare e da far pagare agli altri.

Governance è il ritratto di un manager e l’affresco di un particolare mondo, quello del settore dell’energia dove c’è sempre un connubio tra affari e politica e che conosco bene per averci lavorato per quindici anni – ci racconta il regista – e per Renzo Petrucci mi sono infatti ispirato a diversi personaggi che ho conosciuto realizzando una sorta di puzzle. Ma la cornice del petrolio è solo un retroscena: noi seguiamo i personaggi e attraverso loro raccontiamo un contesto, ma non è quello che trascina la storia; attraverso Renzo raccontiamo un mondo, e il potere è al centro di questo mondo, un potere che suscita una certa attrazione fatale e porta anche tanta solitudine, che è poi il prezzo stesso del potere. Non avevo fatto caso della continuità tra il mio primo film L’Erede e Governance in merito a questo tema, forse perché intuitivamente penso che il potere, se cercato ossessivamente, può essere fonte di un dramma, di una tragedia personale e appunto della  solitudine, c’è un aspetto maledetto nella ricerca del potere e questo è carburante per ogni drammaturgo, sceneggiatore o regista che voglia raccontare una storia accattivante”. Ecco invece quanto mi hanno raccontato nel nostro videoincontro Massimo Popolizio e Vinicio Marchioni: