Gogglebox: per guardare in TV chi guarda la TV

di Patrizia Simonetti

Un paio di anni fa, quando Mediaset annunciò di voler portare in Italia il format britannico Gogglebox, avevamo pensato che la televisione inglese doveva essere davvero brutta se piuttosto che guardarla la gente preferiva guardare altra gente che la guardava. Già perché Gogglebox, che poi non è che un modo inglese un po’ datato per dire “televisore”, è proprio questo: una sorta di reality dove si guarda in TV la gente che guarda la TV. Allora incuriositi, era l’estate 2014, siamo andati a dare un’occhiata e ci siamo accorti che i palinsesti britannici non è che fossero poi così diversi dai nostri con Masterchef, Got Talent e The Voice. E con Gogglebox, appunto, prodotto dallo Studio Lambert (quello di Boss in incognito) e trasmesso in prima serata su Channel 4, partito lento ma conquistando poi alla terza edizione ben 3 milioni di telespettatori e volando fino all’ottava, anche grazie ai social che hanno amplificato non poco la fama dei protagonisti, com’è accaduto all’ottantenne Leon Bernicof il cui nipote lo consacrò star twittando“mio nonno è una leggenda, ha scorreggiato sulla TV nazionale”. Del resto se è stato venduto negli Stati Uniti, in Canada, in Cina e in Ucraina un motivo ci sarà. Così ci ha messi due anni ma poi Mediaset ce l’ha fatta a portarlo in versione italiana su Italia 1 dove parte stasera, domenica 23 ottobre, alle 23.50 dopo Le Iene, sei puntate da 50 minuti ciascuna prodotte da Stand By Me.

Tremila i gruppi di ascolto che si erano candidati, scesi a 12 attraverso provini molto rapidi fatti nelle loro stesse case. Sono famiglie ma anche amici o colleghi che si ritrovano tutti su un divano a guardare la televisione, molto diversi tra loro per origine, età, professione e cultura. Ci sono la famiglia Bua con papà, mamma e figlio che lavora nell’azienda di famiglia, la famiglia Figoni e la famiglia Salini dove i figli sono tre, la famiglia Kalonda che viene dal Congo, i quattro esuberanti fratelli napoletani Capriglione, la principessa Conny e la sua amica Roselyne che fa l’editrice, gli amici Francesco che è psicoterapeuta e Mattia che organizza eventi, una coppia dove lui ha un B&B e lei studia, un’altra dove lui sta su YouTube e lei fa i funerali, l’arzilla nonna Maria Teresa e il nipote Hiras, due colleghi e pure due preti che sono Don Mario e Don Donato. E ne vedremo di piedi e calzini, pure sporchi, facce attonite e sorrisi…

Ma non chiamatelo reality: “Gogglebox è un fixed-show, il primo, in assoluto, italiano” dice la direttrice di Italia 1 Laura Casarotto: le telecamere infatti sono soltanto due e sono fisse ai due lati del televisore, nella stanza con i protagonisti non c’è nessuno, troupe e autore sono nella camera accanto a registrare così come vengono tutti i loro commenti ai programmi che loro stessi scelgono di vedere durante la settimana, tranne le partite di calcio per una questione di diritti, ma anche le loro chiacchiere, le loro abitudini e manie, ore e ore di registrazione che poi verrà tagliata e montata ad hoc. Nessun conduttore come per gli altri reality, almeno non uno in carne ed ossa, ma una voce narrante che è quella di Eleonora De Angelis che molti riconosceranno come doppiatrice di Jennifer Aniston in Friends, ma anche di Tiffani Amber Thiessen in White Collar, di Lola Glaudini in Criminal Minds, di Tara Summers in Boston Legal e molte altre. Dovremmo aspettarci degli spin off? “In inghilterra li hanno fatti – risponde Laura Casarotti – Gogglebox Kids e Gogglebox Vips: speriamo di farli anche noi”. A posto.