Fuga da Villa Arzilla, il tempo che passa tra risate e riflessioni

di Patrizia Simonetti

Che il titolo non tragga in inganno. Fuga da Villa Arzilla nulla ha a che vedere con la serie TV italiana degli anni Novanta, se non forse l’età piuttosto avanzata dei suoi protagonisti e la loro verve conservata negli anni. Meglio il titolo originale, e cioè Les vieux fourneaux, I vecchi forni, come lo stravenduto fumetto francese di Wilfrid Lupano e Paul Cauuet da cui il film è tratto, o anche quello internazionale, ovvero Tricky Old Dogs, letteralmente Vecchi cani difficili, chissà perché nel nostro paese si è andata a rivangare la, seppur divertente, sit com di Gigi Proietti… ma tant’è. Fuga da Villa Arzilla di Christophe Duthuron, da giovedì 27 agosto su Sky Primafila, Chili, Rakuten Tv, Tim Vision, Apple Tv, Google Play, CG Digital e The Film Club, racconta le nuove avventure – perché di vecchie ne hanno vissute, eccome – di Pierrot, Mimile e Antoine, tre settantenni di Tarn, città francese dell’Occitania, che poco sono cambiati dalla loro gioventù, se non per i tipici e ahimè inevitabili acciacchi dell’età, interpretati da Pierre Richard (La Capra), Eddy Mitchell (Fino alla fine del mondo) e Roland Giraud (Tre uomini e una culla).

Pierrot è decisamente il più esuberante, non ha mai smesso di fare politica, a modo suo si intende, e in nome dell’anarchia e della rivoluzione cerca ancora di mettere i bastoni tra le ruote all’impero capitalista bloccando le porte delle banche e non pagando le autostrade grazie a un macchinario assurdo di sua invenzione; Mimile lasciò improvvisamente e misteriosamente il paese tanti anni addietro, pare abbia girato mezzo mondo e da qualche tempo vive tranquillo in una casa di riposo; Antoine è sempre stato un sindacalista, ma più forte della passione per il suo lavoro era stato l’amore per sua moglie Lucette, affascinante e fantasiosa marionettista. I tre sono amici da sempre, da quando ragazzini bullizzavano pesantemente Berthe (Myriam Boyer), una loro coetanea senza padre, perché la madre, nel vano e disperato tentativo di ritrovare il marito scomparso nel nulla ai tempi dell’occupazione tedesca durante la seconda guerra mondiale, aveva collaborato con i tedeschi, e ancora oggi vive sola e isolata da tutti. Poi le loro strade si erano separate. Il tempo però passa inesorabile e Antoine perde sua moglie, Lucette, e il suo funerale è l’occasione per ritrovarsi. Ma è anche l’occasione per Antoine di scoprire che Lucette gli aveva nascosto un segreto. Così imbufalito dopo aver letto una lettera che gli rivelava l’arcano, imbracciato un fucile più vecchio di lui, decide di dirigersi velocemente in Italia, in Toscana per l’esattezza, per vendicarsi dell’uomo che tanti anni prima lo aveva reso, diciamo, cornuto. Al suo rocambolesco inseguimento per impedirgli di rovinarsi gli ultimi anni di vita che gli restano passandoli in galera, si lanciano Pierrot, Mimile e pure sua nipote Sophie (Alice Pol), che è incinta di non si sa chi, copia perfetta di Lucette, inizialmente svogliata ma via via sempre più curiosa e decisa a scoprire tutti i misteri di quello strano trio. E tra questi misteri, ce n’è anche uno che riguarda Mimile e Berthe…

Fuga da villa Arzilla o meglio Les vieux fourneaux è un film apparentemente leggero che punta a divertire facendo leva sulle stravaganze delle persone di una certa età che non si arrendono al tempo e, in particolare, al carattere particolarmente ilare di Pierrot. Divertenti anche i siparietti in animazione firmarti dagli stessi Lupano e Cauuet. Ma è anche un film che parla di rimpianti, di propositi mai portati a termine, di promesse non mantenute, di illusioni disilluse, della vita che sta per finire e non si ha il tempo per rimediare. O forse sì.