Flaminia è un film sorprendente. Un’opera prima in cui Michela Giraud, stand up comedian d’origine, sarcastica, ironica, sboccata e spesso politicamente scorretta, mantiene tutte le sue Michele ma ne aggiunge un’altra che, a poche scene dall’inizio – quelle che ci aspettavamo, e cioè lei che vuole diventare fregna con tutte le sue forze, una Roma Nord che offre amiche insulse rigorosamente attente soltanto all’apparenza e alla linea e che parlano con frasi fatte, dove si intuisce subito che a lei, a Flaminia, e cioè a Michela, tutto ciò sta stretto – arriva lei: sua sorella Ludovica che è autistica, proprio come la sorella di Michela Giraud che però si chiama Cristina.
Interpretata alla grande da Rita Abela, Ludovica irrompe nella falsa serenità familiare dove i genitori di Flaminia, alias Lucrezia Lante della Rovere e Antonello Fassari, così diversi tra loro che non capisci neanche come hanno fatto un giorno a mettersi insieme, non fanno che fingere di essere felici, lei con la sua ossessione che la figlia debba essere perfetta e sposare l’uomo perfetto, nonchè per un orrendo vaso, lui con il suo lasciar fare che inevitabilmente si arresta quando l’altra sua figlia, che è solo di lui e non di lei, costretta per analisi mediche a lasciare per un po’ la comuntà dove è amorevolmente seguita dal dottor Marini cui dà vita un insolito Fabrizio Colica, si infila quasi con violenza nella loro vita a guastare il quadretto.
Neanche Flaminia la vuole in casa, infastidita da quel suo modo di fare senza filtri, dal suo aspetto buffo e inelegante, dai suoi sbalzi di umore e dalla testardaggine che alla fine le fa ottenere tutto ciò che vuole, ovviamente perfettamente consapevole che dalla sua ricca famiglia può averlo. Quasi più di quanto lo sia dei dettami di sua madre su abbigliamento, comportamento, dieta e matrimonio.
E, a proposito, anche Aberto, il promesso sposo di Flaminia interpretato da Edoardo Purgatori, è vittima di una famiglia che lo vuole diverso da ciò che è, così lui sta con lei non perché la ami, ma perché altri lo vogliono, e intanto si fa di coca e la tradisce con chiunque. Chicca commovente del film: a interpretare il padre di Alberto è il padre di Edoardo, e cioè Andrea Purgatori, scomparso l’estate scorsa per una diagnosi medica sbagliata, cui il film è dedicato. Il ruolo della mamma è di Nina Soldano. Tra i camei, i colleghi della Giraud Edoardo Ferrario, Stefano Rapone, Daniele Tinti.
Ma torniamo alle tre amiche del finto cuore, le cosiddette Erinni, così definite dalle tre fantastiche attrici che le interpretano, e cioè Francesca Valtorta, Ludovica Bizzaglia e Catherine Bertoni De Laet, che da stupide e vuote, all’occasione sfoggiano una tale violenza di pensiero e parola da far rabbrividire, e lo fanno così, con non nonchalance, tra un colpo di mascara e una passata di rossetto davanti allo specchio, e colpiscono in pieno.
Un affresco quanto mai sconcertante e realistico di una parte dell’umanità che è difficile da comprendere ma con la quale si è costretti a fare i conti. Di contro, l’innocenza e la sincerità vera di chi è senza remore e barriere, nel bene e nel male, ma soprattutto nell’amore. E sarà quest’altra parte del cielo, sarà Ludovica a vincere, a risvegliare Flaminia, a riportarla dal lato giusto e a rivedere la sua vita, in una sola parola, a scegliere.
Film sorprendente dunque, per la svolta importante che intraprende, ma senza cambiare tono più tanto, ed è così che avverti che sei al punto di rottura, ma passi oltre senza disorientarti, dritta verso una sorta di happy ending della storia. Flaminia arriva al cinema giovedì 11 aprile, andate a vederlo. Intanto guardatevi le nostre videointerviste a Michela Giraud e Edoardo Purgatori, a Rita Abela, Francesca Valtorta, Ludovica Bizzaglia, Catherine Bertoni De Laet e a Fabrizio Colica: