Favola con Filippo Timi, dal fucsia al noir con lieto fine

di Patrizia Simonetti

Appena comincia Favola già ti rendi conto che c’è qualcosa di strano, strano nel senso di ammaliante e spiazzante al tempo stesso: troppi colori accesi forse? Una casa troppo bella, originale e perfetta? Troppo conformismo e perbenismo (ma solo all’inizio) nella protagonista il che cozza violentemente e magnificamente con il suo sembrare un uomo vestito da donna? Decisamente no, in Favola nulla è troppo qualcosa, tutto è esageratamente perfetto per raccontare i due lati della stessa medaglia, il sogno e l’incubo, la fantasia e la realtà, la felicità e l’orrore. E per trovare una via di fuga dall’una nell’altra. E sin dall’inizio quando entra in scena Filippo Timi vestito, pettinato e truccato come una perfetta signora a modo degli anni Cinquanta, tipo quella della pubblicità del dado Knorr di una volta, che parla con una cagnolina impagliata di nome Lady che chissà come viene continuamente ritrovata in giardino, ti scappa quasi l’applauso come a teatro. Sebastiano Mauri dirige il marito Filippo Timi e una splendida Lucia Mascino – i due già insieme sul palcoscenico – nel film tratto dello spettacolo teatrale scritto e diretto dallo stesso Timi che, prodotto da Palomar con Rai Cinema, arriva in sala con Nexo Digital per soli tre giorni, da lunedì 25 a mercoledì 27 giugno, e il nostro consiglio è di non perderlo.

Una commedia che parte leggera ma capisci subito che da qualche parte andrà a parare, e che lo farà con forza e con violenza, una storia d’altri tempi che ci riporta ai nostri con le tematiche ancora accese e aperte sull’identità sessuale, l’omofobia, la libertà di scegliere chi e che cosa essere, uomo, donna, persona, il prendere coscienza del proprio essere e di come voler essere, la violenza e le “soluzioni” da cui difendersi. Però è una Favola, comunque, e quindi c’è l’orco (Sergio Albelli) e c’è la strega (Piera degli Esposti), e magari anche il lieto fine. E tante altre cose che forse ci sono davvero, o forse no.

Siamo nell’America degli anni Cinquanta dove Mrs. Fairytale (Filippo Timi) si aggira per la sua casa da Carosello tra una chiacchierata e l’altra con la piccola Lady, una visita e l’altra, un whisky e l’altro, e il solito saluto mattutino al marito cui dà appuntamento alle 7 precise che sarà pronta la cena. La felicità fatta persona, ma l’apparenza inganna, come il vestito nuovo e luccicoso comprato per Capodanno che tanto passerà in casa perché il marito non la porterà da nessuna parte e lui è il tipo che se lei insiste e si ribella, la picchia pure, e pare lo faccia tutti i giorni. E poi ci sono quelle caramelle che girano, appaiono e scompaiono, pillole forse, chi lo sa. L’unica cosa vera è l’amicizia che lega Mrs. Fairytale a Mrs. Emerald (Lucia Mascino), felicemente – dice – sposata pure lei. Le due parlano e parlano, di tradimenti e gravidanze, desideri e rimpianti, si scambiano consigli e confidenze, si raccontano cose, intime ovviamente, ballano il mambo e si ubriacano, e la scintilla si accende. L’atmosfera cambia e tra il fucsia e l’azzurro carico della scena, il clima si fa noir, con tanto di omicidio. E infatti ci sembrava strano che fosse tutto rose e fiori finti, e infatti c’era qualcosa che non andava, e infatti.. e infatti niente. Perché non è ancora niente. La realtà vera deve ancora venire ed è in bianco e nero. Ma non è detto che i colori poi non tornino.