Don’t look at the Demon: se giochi con il Diavolo invece che con le bambole…

di Patrizia Simonetti

Jules avrebbe fatto decisamente meglio a giocare con le bambole da bambina nella sua cameretta, piuttosto che con gli spiriti dei morti e con il Diavolo. Vero che ad avere la peggio è stata la sorella, ma alla lunga anche lei ci ha rimesso in quanto a serenità, salute mentale e opprimenti sensi di colpa, anche se ci prova a mettere a frutto la sua esperienza, per quanto drammatica, e ad usare le sue capacità di medium per pagare le bollette. Il prezzo però alla fine sarà molto, molto alto. Don’t look at the demon, diretto e prodotto da Brando Lee, racconta proprio la storia di Jules, interpretata da Fiona Dourif (Chuckie, The Blacklist, Shameless) e arriva al cinema giovedì 17 agosto per la gioia degli appassionati di classici come L’esorcista o Rosemary’s baby o Il Rito, per intenderci, o L’Anticristo di De Martino o Demoni di Bava per guardare in casa nostra.

Un film horror vecchia scuola, dunque, con possessioni, voci che si trasformano, occhi che diventano neri, corpi che volano e sbattono sul soffitto, e che si piegano con le ossa che si spezzano, ma poi tornano come nuovi una volta passata la sfuriata demoniaca. Ma al tempo stesso molto contemporaneo con l’inserimento della televisione dove tutto fa spettacolo, figuriamoci il Diavolo in corpo…  Dopo l’episodio scatenante, che resta per lo più nel mistero per gran parte del film, o quanto meno la sua esatta dinamica che ha portato alla morte della sorella di Jules, ritroviamo la nostra protagonista anni di vita e di terapia dopo che sbarca il lunario grazie, appunto, ad un programma televisivo sul paranormale.

I casi li sceglie lei tra le centinaia di mail che arrivano in redazione, e quello fondamentale per la nostra storia la porterà con tutta la troupe in Malesia, dove il regista del film è cresciuto, in una casa abitata da una coppia composta da Ian e Marthe e, a loro dire, infestata di brutto. Inizialmente i loro racconti e le loro prove non convincono Jules, ma presto si dovrà ricredere anche perché l’entità che la abita e che aspettava proprio lei per impossessarsi del corpo di Marthe e poi di Ben, il tecnico della troupe, ha un legame profondo con il suo oscuro passato e la metterà a dura prova. E dietro a tutto questo, un agghiacciante rito antico del quale il demone infestante vuole ancora usufruire, visto che la materia prima sta per offrirgliela proprio la padrona di casa… Tra effetti speciali davvero realistici, apparizioni terrificanti e colpi di scena, Don’t look at the demon vi spaventerà a dovere lasciandovi con molti dubbi. Ma… non fidatevi del finale…

Crescendo in Malesia, uno dei luoghi più singolari del sud-est asiatico, un paese musulmano in cui si praticano liberamente altre religioni, sono stato esposto e nutrito con il cristianesimo, il Taosim e il buddismo thailandese nella mia prima infanzia – racconta Brando Lee Queste esperienze sono un modo di vivere profondamente radicato e hanno influenzato la mia età adulta. C’è uno Ying e uno Yang in tutte le mie attività. Per questo credo che il mondo debba avere il buono e il cattivo, sia gli angeli che gli esseri malvagi. In sostanza, si tratta di mantenere l’equilibrio dell’Universo.

Incuriosito dalle esperienze che ho vissuto, come sentire i suoni dell’invisibile e catturare le immagini dell’invisibile spirito sulla macchina fotografica, per poi essere costretto a cancellarle dalla stessa forza, ho iniziato a esplorare il ‘loro’ intorno a noi. Sono entusiasta di poter portare sullo schermo cinematografico la mia visione personale, con la mia esperienza diretta che mostra una svolta realistica alla tipica storia di possessione“. Nel cast di Don’t look at the demon anche Harris Dickinson (Where the Crawdads Sing, Triangle of Sadness, The King’s Man), Jordan Belfi, William Miller (Warrior Nun), Malin Crepin (Annika).