Dolce Sentire, la notte più buia di San Francesco diventa un prequel del Cantico: sul palco i ragazzi con disabilità del Serafico di Assisi

di Patrizia Simonetti

Ottocento anni fa Francesco d’Assisi dettava a frate Leone una delle preghiere più alte della spiritualità cristiana. Ma cosa lo spinse a scrivere il Cantico delle Creature? Da questa domanda nasce Dolce Sentire, lo spettacolo che venerdì 24 ottobre alle 21 andrà in scena al Teatro Lyrick di Assisi, interpretato dai ragazzi con disabilità dell’Istituto Serafico, realtà sanitaria d’eccellenza del Centro Italia per la cura e la riabilitazione di bambini e giovani adulti con disabilità grave e gravissima. Trentaquattro ragazzi con disabilità – affiancati sul palco da attori, performer e dagli operatori del Serafico – portano in scena il racconto sotto la direzione artistica di Fabrizio Benincampi e Francesco Bellanti. 

In scena non c’è solo il Cantico, ma anche il prequel Dolce Sentire. La storia vera – documentata da frate Leone e trascritta in un codice custodito nel Sacro Convento – di come e perché il Poverello di Assisi ormai malato, cieco e devastato dai dolori, sia riuscito a trovare una voce di lode proprio nel momento più buio della sua vita. Una notte, rinchiuso in una delle celle di San Damiano, Francesco è stremato dal dolore fisico e dall’angoscia. Quella che un tempo era la sua fraternità cosmica sembra essersi spezzata: lui, che aveva chiamato fratelli perfino il lupo e le creature più indesiderate, ora è tormentato dai topi che gli infestano la stanza, rosicchiano il legno, lo svegliano, lo fanno sanguinare e non gli permettono di pregare. Quegli animali che una volta avrebbe accolto con dolcezza diventano per lui presenze ostili, quasi demoniache: è il segno di una crisi profonda sia fisica che spirituale. È il momento in cui la sua fede tocca il buio più fitto, vacilla. Ed è proprio da quel punto di rottura, mentre la tentazione lo insidia e il corpo cede, che accade l’imprevisto: una luce inattesa irrompe nel sonno, un sogno lo visita, e quell’abisso di tormento diventa il grembo del Cantico. Dal luogo più cupo della sua vita nasce la sua lode più luminosa.

Dolce Sentire prende il titolo dalla canzone resa celebre da Claudio Baglioni nel film Fratello Sole, Sorella Luna di Franco Zeffirelli e nasce dal desiderio del Serafico di partecipare alle celebrazioni per l’ottavo centenario del Cantico – e alla vigilia del centenario della morte di San Francesco – con il suo linguaggio, capace di unire arte, spiritualità e inclusione. La rappresentazione, infatti, è realizzata nel laboratorio teatrale dell’Istituto, realtà fondata nel 1871 da San Ludovico da Casoria, che definiva proprio il Serafico un Cantico d’amore per i più fragili. 

“Chi guarda questo spettacolo non vede una recita ma un atto di verità – spiega Francesca Di Maolo, presidente del Serafico – I nostri ragazzi non interpretano ruoli, ma vivono ciò che portano in scena, perché ogni parola del Cantico parla anche della loro forza e della loro tenacia. Come Francesco, anche loro affrontano il mondo con fatica ma anche con determinazione. Ed è da questo incontro tra arte e realtà che nasce qualcosa di straordinario: non una narrazione sulla disabilità, ma uno spettacolo che mette al centro le capacità di ognuno, senza barriere né etichette”. 

Il parallelo con l’esperienza di Francesco è evidente: lui abbracciando il lebbroso accettò ciò che il mondo considerava escluso; in quel gesto, iniziò a cambiare il suo sguardo e da lì prese forma il suo cammino di conversione, fino a ritrovare Dio nella persona fragile e nella bellezza del Creato. Oggi sono i ragazzi del Serafico a dare corpo e voce al Cantico delle Creature, rendendolo un inno vivo che si esprime non in una rappresentazione simbolica, ma attraverso il suono, la danza, l’arte, i colori. Sul palco ogni elemento – frate Sole, frate Vento, sora Acqua, frate Fuoco, Madre Terra e perfino sorella Morte – si accende grazie a chi lo attraversa e lo racconta con la propria unicità. E così, proprio come ottocento anni fa, il canto di Francesco riprende a vivere e continua a parlare, soprattutto quando nasce da quelle vite che ogni giorno superano il limite conquistando forza e coltivando resilienza.