“Amore, perché mi hai regalato una torcia? Perché se tu perdi nella memoria potrai trovarmi anche di notte…” Un dialogo d’amore tra Oscar e Beatrice mentre sono là, in un sogno o desiderio, a illuminarsi nel buio i corpi appassiti dal tempo. Poi lui con le sue camicie stirate lentamente e la sua bicicletta, e lei con le sue ciabattine di piume d struzzo, il suo scialle bianco traforato e i cammei alle orecchie, e quella candelina che segna un anno in più che non vuole accendersi è forse lei che non ha nessuna voglia di invecchiare – ma fossimo noi a decidere – e “fai finta di non ricordare” gli chiede scherzando Oscar, invece è proprio così, lei non fa affatto finta, è da un’altra parte, lontano da lui e dal suo mondo. I lunghi silenzi mentre Beatrice guarda il cielo e Oscar guarda lei, la chiama piccolina e le mostra le foto del matrimonio, ma lei guarda altrove e non ricorda. E siccome le foto si scolorano “io ho trovato il modo di non far scolorire i nostri ricordi” gli dice Oscar, la sua scoperta magnifica la macchina fotografica digitale, le chiede persino un un selfie, “una di quelle cose oscene che fanno i giovani” dice, ma lei fissa il vuoto, assente. Il tempo non va indietro e per quanto potente, neanche il digitale può far tornare i loro volti giovani, e allora Oscar ci prova con il trucco, e a tenersi stretti i suoi di ricordi col profumo di un vestito e una voce sulla segreteria del telefono…
Triste quanto vero Come la prima volta, il cortometraggio scritto e diretto da Emanuela Mascherini presentato in anteprima a Venezia 75 nella terza edizione di I Love Gai – Giovani Autori Italiani – concorso a sostegno dei nuovi talenti del cinema italiano. Come la prima volta è il racconto di una storia vera sulla memoria spazzata via dall’Alzheimer e di un amore che resiste, più della magia virtuale, più e oltre la morte, sulle note de Il nostro concerto di Umberto Bindi reinterpretato da Matteo Bonechi. Ad interpretare Oscar e Beatrice sono Luciano Virgilio e Giusy Merli (entrambi ne La grande bellezza di Sorrentino). Un breve film commovente e coinvolgente, chi non si è mai trovato a combattere contro i ricordi perduti di un padre o di una madre cui il tempo non perdona?
“Come la prima volta conclude il percorso di ricerca iniziato con i due lavori precedenti, Nerofuori e Offline – dice Emanuela Mascherini – dove ho cercato di raccontare solitudini che si sfioravano senza realmente incontrarsi mai. Ho raccontato “amori fluidi” o “non amori” molto contemporanei. In questo cortometraggio ho cercato di lavorare per opposizione, esplorando un rapporto, una qualità di amore dal sapore antico in grado di travalicare il tempo e lo spazio, oltre i limiti della ragione e soprattutto della memoria”.