Collateral Beauty, Will Smith e le sue lettere ad amore, morte e tempo

di Patrizia Simonetti

Will Smith SpettacoloManiaHoward (Will Smith) è un manager newyorkese di successo ma ha perso la sua bambina. Una cosa improvvisa, un incidente, una tragedia alla quale non ha avuto il tempo di prepararsi, del resto quale padre o madre potrebbe mai ritenersi pronto alla perdita di un figlio? Howard è un pubblicitario e nei suoi discorsi motivazionali ai suoi collaboratori non fa che ripetere che “amore, tempo e morte, queste tre astrazioni, collegano ogni singolo essere umano sulla terra, ogni cosa che vogliamo, ogni cosa che abbiamo paura di non avere, perché a conti fatti noi desideriamo l’amore, vorremmo avere più tempo e temiamo la morte…” Ed è a loro, all’amore, al tempo e alla morte che dopo quella drammatica rottura comincia a scrivere delle lettere aspettandosi risposte dall’universo, tagliando i ponti con tutto ciò che è terreno, compresi i suoi amici, e rischiando di mandare in bancarotta la sua azienda. Ecco Collateral Beauty, il nuovo film del premio Oscar David Frankel (Il diavolo veste Prada, Io & Marley) nelle nostre sale da mercoledì 4 gennaio, distribuito da Warner Bros, in un inizio d’anno fatto di tanti buoni auspici tra cui metteremmo anche questo, ovvero come continuare a vivere, e non sopravvivere, dopo la perdita di una persona cara senza la quale abbiamo pensato di non poterlo più fare, grazie a tre costanti che ci accompagneranno sempre e comunque lungo il nostro più o meno lungo cammino: amore, morte e tempo. Ma quelle tre astrazioni si faranno reali per Howard, seppure con l’inganno, seppure con un’intenzione non proprio pulita, ma l’effetto si rivelerà comunque efficace.

In Collateral Beauty sono infatti tre suoi collaboratori, Whit (Edward Norton), Claire (Kate Winslet) e Simon (Michael Peña) che, per paura di finire a gambe all’aria con tutta l’impresa, escogitano un piano facendo in modo che quelle tre entità astratte gli rispondano e si facciano, come dire, vive con lui così da dimostrare che non è più in grado di dirigere l’azienda, ma al tempo stesso tutto ciò lo aiuterà a comprendere che anche un lutto può portare all’unica cosa importante da cogliere, quella bellezza definita da qualcuno collaterale, ovvero quel “profondo collegamento che c’è tra ogni cosa”. Ingaggiano quindi tre attori per impersonare l’Amore (Keira Knightley), il Tempo (Jacob Latimore) e la Morte (il premio Oscar Helen Mirren) che, ad esempio, seduta accanto a lui su una panchina del parco gli rivelerà che “anche i cani soffrono per le perdite e capiscono la morte”, rimproverandolo bonariamente di averla definita, nelle sue lettere, una “tigre di carta” e una “patetica impiegatuccia che non conclude un affare”. Nel cast anche Naomie Harris che interpreta la psicologa Madeleine.

Un ruolo, quello di Howard in Collateral Beauty che non può non ricordarci quello di Tim Thomas interpretato da Will Smith nel 2008 in Sette anime di Gabriele Muccino: là il suo personaggio aveva ucciso per distrazione sette persone tra cui sua moglie cui ora, schiacciato dai sensi di colpa, doveva sette anime, ma ecco ancora la perdita improvvisa, la solitudine, la morte, il senso di colpa del sopravvissuto e pure l’incontro con l’amore. E non è raro che finzione e realtà si intreccino, Collateral Beauty è stato infatti il film che ha aiutato Will Smith a prepararsi alla perdita del padre, scomparso lo scorso novembre: “preparare il mio personaggio per il film e contemporaneamente affrontare la malattia di mio padre è stato un processo bello. Attraverso Howard abbiamo parlato insieme delle nostre concezioni del tempo, dell’amore e della morte e tra noi non c’è quindi più nulla di irrisolto perché ci siamo detti tutto, così sono giunto al momento dell’addio preparato e purificato”.