Il fascino del mistero ha sempre vinto nel mondo dello spettacolo e pure nella musica, con la rete a fare da amplificatore e passa parola. Uno degli ultimi sperimentatori di tale meccanismo, chiamatelo pure emotivo, è #Cleò di cui non si sa praticamente nulla, se non che passa con disinvolutra da tonalità femminili e timbri più maschili, con un’estensione vocale a dir poco notevole, e che non si è mai fatto vedere. Una voce dunque misteriosa che incuriosisce il web con le sue canzoni dedicate, con tanto di video costruiti ad hoc dove non compare mai, a Mina, per esempio, a Mango e a Laura Valente, a Valentina Giovagnini, a Bungaro e ad Eramo & Passavanti. Adesso, in occasione della Pasqua, tocca a Fabrizio De Andrè. Dell’immenso cantautore genovese che #Cleò definisce “l’uomo che fuse in un cuor solo musica e poesia”, ha preso in prestito L’Ave Maria contenuta ne La Buona Novella del 1970, “un album – dice ancora #Cleò – che pur parlando di Gesù, pone in realtà l’accento sulla figura di sua madre, icona del dolore più grande, nel raccogliere a terra, dopo lo strazio della crocefissione, le spoglie del proprio figlio”. Registrata tra il Monastero Abbaziale di Casanova, in Piemonte, sede della Onlus Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione che si ocupa dei poveri della zona, e la sala di incisione, anche L’Ave Maria è accompagnata da un videoclip artigianale realizzato da Antonio Augelli dove scorrono 14 immagini di opere d’arte dal 1300 ad oggi dedicate alla deposizione di Gesù dalla croce e alla consegna del suo corpo straziato a Maria, a cominciare da quella nel Santuario dell’Icona Passatora ad Amatrice devastato dal terremoto dello scorso agosto. In attesa del suo primo inedito previsto per maggio, ecco La buona novella versione #Cleò:
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