Chiesa Nostra, tra riti di mafia e di Chiesa. Videointervista a Antonio Bellia

di Elisabetta Tonni

Il timore dell’avanzata comunista era talmente forte nel dopoguerra da far sì che la Chiesa ritenesse la mafia non così tanto pericolosa. Meglio la mafia del Comunismo. Poco importava se il rituale mafioso prevedeva il rogo di un santino su cui i boss avevano giurato fedeltà alla famiglia. Poco importava se i boss facevano riferimento continuo alla Bibbia e spesso la usavano per annotarci messaggi e nasconderci pizzini. Poco importava se le processioni erano gestite dai Padrini. Poco importava se a garantire le chiese piene, fosse l’azione dei mafiosi che in questo modo ostentavano il loro potere e la loro presa sulla società. Inizia così il percorso di convivenza e connivenza fra la Chiesa e Cosa Nostra rappresentato nel docufilm Chiesa Nostra di Antonio Bellia, già vincitore nel 2018 del Nastro d’Argento con La Corsa dell’Ora come miglior docufilm.

Il racconto, scritto a quattro mani con Francesco La Licata, con il contributo attoriale di Pippo Delbono, si basa anche su documenti riservati e immagini inedite e si sofferma sulle ambiguità e complicità con i poteri occulti. Parte dal rapporto ambiguo e complesso fra mafia e Chiesa negli anni Cinquanta, e arriva alla svolta, prima con Giovanni Paolo II con il suo “Pentitevi, un giorno arriverà il giudizio di Dio!”, poi con Papa Francesco che scomunica i mafiosi, passando per le lotte dei preti di frontiera come Don Peppe Diana e Padre Puglisi, vittime di mafia.

Chiesa Nostra, film da 75 minuti, arricchito da effetti grafici, presenta i contributi di esperti di mafia come Piero Grasso e Roberto Scarpinato, ma anche di esponenti del clero, come l’Arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, padre Cosimo Scordato e Don Ciotti, e uomini delle istituzioni fra cui Leoluca Orlando, già sindaco di Palermo. “Sono cresciuto immerso nella realtà siciliana – ha commentato Antonio Belliae per anni non ho capito come la Chiesa, di fronte a fatti cruenti, non prendesse una posizione di ferma condanna. Ho visto cambiare in pochi anni, grazie al lavoro di tanti ‘padre Puglisi’, l’istituzione più conservatrice che ci sia. Ho ascoltato e apprezzato le dure parole di Papa Francesco e la scomunica verso i mafiosi. Ho voluto raccontare tutto questo”.

Il discutibile atteggiamento della Chiesa cattolica e del Vaticano nei confronti del fenomeno mafioso, nel corso degli ultimi decenni, è venuto fuori in modo sporadico e inorganico. Spesso è accaduto – ha aggiunto Francesco La Licatache gli stessi avvenimenti cruenti abbiano funzionato da impedimento a una corretta lettura storica del rapporto fra Chiesa e mafia”. Chiesa Nostra, presentato il 5 marzo a Palermo, sarà presto nelle sale italiane. La nostra videointervista a Antonio Bellia: