Bigfoot Junior, autostima e amicizia contro bullismo e pregiudizio

di Patrizia Simonetti

Adam ha 13 anni, vive con Sally, una mamma amorevole e protettiva che però fa un polpettone da schifo e lo fa praticamente tutti i giorni, suo papà è morto (almeno così gli racconta la mamma) e a scuola un trio di bulletti composto da Tony, Charlie e Dale, se la prende spesso con lui. Un po’ come Hulk però Adam scopre improvvisamente che se si arrabbia, ovvero se l’adrenalina sale, i piedi gli si ingrandiscono a tal punto da uscire dalle scarpe. E poi si accorge anche che pure se si taglia i capelli, cosa che deve fare per forza dopo che il trio di bulli di cui sopra gli lancia sulla folta chioma gomme americane masticate, scopre, dicevamo, che quelli ricrescono in un batter d’occhio (i capelli, non i bulli). Adam è molto intelligente ma ci mette un po’ ad arrivare a una spiegazione, anche perché, diciamocelo, non è da tutti essere figlio di un BigfootBigfoot Junior è il nuovo film d’animazione diretto da Ben Stassen in sala da giovedì 25 gennaio con Koch Media, a raccontare di come un ragazzino sveglio e allegro, ironico e dolce, ma ignaro delle sue potenzialità e capacità, viene a sapere che suo padre non è morto, ma scrive lettere a sua madre da un luogo sperduto in mezzo alla foresta, e così corre da lui – in autostop – per ritrovarlo e conoscerlo e soprattutto per capire perché non stia in casa con loro e anche perché la mamma gli abbia mentito per così tanti anni.

Tra mille avventure, risate e scoperte strabilianti, Adam scopre dunque che suo papà è un Bigfoot, o se preferite uno Yeti, una di quelle creature leggendarie, grandi, pelose, con piedi enormi e poteri straordinari, come quello di correre velocissimamente, di parlare con gli animali e persino di guarire le persone, e che aveva lasciato moglie e figlio per proteggerli da una casa farmaceutica a dir poco criminale che fa esperimenti sugli animali – e pure e su un povero stagista – capitanata dal cattivissimo Wallace Eastman che vorrebbe utilizzare il suo DNA per arrivare una volta per tutte alla magica formula che fa ricrescere i capelli. Si metterà nei guai, certo, e ci metterà pure mamma e papà e la foresta tutta con i suoi abitanti, ma ritroverà un padre, si farà nuovi amici – come l’egocentrico ma simpatico procione Trapper e sua moglie incinta Weecha che alla fine comanda lei, l’orso gentile Wilbur che se vuole spaventare la gente è un attimo e la scoiattola un po’ schizzata Tina – e anche grazie a loro si libererà una volta per tutte di Eastman e pure dei bulli, potendo riportare a casa suo padre e tornando a vivere tutti e tre insieme… cioè tutti e quattro… tutti e cinque… insomma, lui con mamma e papà e con Trapper, e Weecha, e Wilbur e Tina…

Ma soprattutto Adam comincerà a credere in se stesso e nelle sue risorse, che in questo caso sono esattamente le stesse di papà Bigfoot essendo lui stesso un Bigfoot Junior. Ma di certo ogni ragazzino ha potenzialità e abilità tutte sue, l’importante è che le scopra e ci faccia qualcosa di buono. In Bigfoot Junior troviamo anche questo, una sorta di monito a non sottovalutarsi, e in un momento in cui il baby bullismo a scuola e non solo, è drammaticamente sempre più di moda, butta là una dritta a non farsi sopraffare e a trovare il proprio punto di forza e la propria strada, una strada che non deve per forza essere uguale a quella degli altri e allinearsi a ciò che è “normale”. Ma c’è dell’altro: se qualcuno ti spaventa perché è più grande di te, diverso da te e magari anche da tutti gli altri, non dev’essere di conseguenza un mostro, ma se riesci ad andare oltre alle apparenze e a scavalcare il pregiudizio, potrebbe rivelarsi l’amico più sincero, l’alter ego più importante, la persona più amata. Proprio come un padre.