Baby Gang, il nuovo film di Stefano Calvagna girato senza copione

di Patrizia Simonetti

Baby Gang è il nuovo film di Stefano Calvagna (Non escludo il ritorno, Un nuovo giorno), al quale piace molto raccontare la realtà, soprattutto quella romana. E con Baby Gang ci va giù dritto: girato in due settimane tra i quartieri di Roma Sud tra Tuscolana, Capannelle e Cinecittà e il locale Il Pipistrello a Via Veneto, arriva in sala mercoledì 17 luglio con Lake Film a raccontare di una Roma suburriana ma dove l’età dei protagonisti si abbassa un bel po’ e dove non ci sono eroi, ma solo ragazzi senza futuro e con un presente fatto di crimini sempre più pesanti, divisi tra gang a spartirsi il territorio e le ragazze – loro amiche – da avviare alla prostituzione minorile. Accanto ai suoi attori preferiti che il regista e sceneggiatore romano ha già diretto nel suo precedente Cattivi & Cattivi, ovvero David Capoccetti, Claudio Vanni e Andrea Autullo, con l’aggiunta di un cameo di Veronica Graf del Grande Fratello 13 e dello stesso Stefano Calvagna, i protagonisti sono ragazzi presi dalla strada, giovani romani di Corviale, Garbatella, Tor Bella Monaca con nessun precedente cinematografico o televisivo: Daniele Lelli e Raffaele Sola in primis, e poi Gianluca Barone, Francesco Lisandrelli, Gianmarco Malizia, Domiziana Mocci, Chiara De Angelis, Giulia Sauro e Sabrina Sotiryiadi. La loro abilità recitativa è sorprendente: tutti, nessuno escluso, reggono il confronto con attori navigati, e la cosa ci sorprende ancora di più quando Stefano Calvagna ci rivela che hanno lavorato tutti senza copione.

Il film doveva infatti essere la storia di un rapinatore di banche che Calvagna aveva conosciuto, raccontata da lui stesso attraverso flashback, ma all’ultimo il tipo si è tirato indietro: “possiamo dire che Baby Gang nasce da una sceneggiatura scritta male – ci racconta –  quando il rapinatore ha detto no, ho trasformato il tutto in qualcosa che andava a toccare elementi diversi e scegliendo una tematica sociale importante, quella delle baby gang e delle baby squillo, cambiando completamente direzione e affidando la sceneggiatura ad un bravissimo autore: però poi la sua sceneggiatura non mi è piaciuta, i dialoghi non reggevano, così  ho tolto di mezzo tutto e a quattro giorni dalle riprese eravamo senza un copione. Quindi la sera metabolizzavo le idee e la mattina le mettevo in ordine, scendevo giù e cominciavamo a lavorare, loro facevano tutto dalle mie sole indicazioni. Anche le location erano improvvisate, una cosa mai fatta prima… il fatto è che se lo fa un Verdone o un Pieraccioni si grida al capolavoro, lo faccio io… vediamo… “ Poi sui ragazzi ci racconta: “diciamo che ho fatto un po’ una scrematura, con i primi che mi avevano portato avrei certo avuto problemi seri sul set. Sono giovani che in qualche modo hanno toccato con mano o sfiorato quella che è la realtà di quei quartieri, come i due protagonisti che sono amici e abitano a Corviale: uno ora gioca a Rugby…  sono stati abbastanza gestibili, anche se la mattina arrivavano un po’ tardi sul set perché non rinunciavano alla loro ‘serata’. All’inizio puntavo molto su Raffaele, la mia prima scelta, ma la rivelazione è stato Daniele Lelli e gli ho creato in corsa lo spazio che meritava”.

Daniele Lelli – che probabilmente rivedremo ancora anche perché ne varrebbe davvero la pena – è Giorgetto ed è il ragazzo che si apre allo psichiatra del carcere interpretato dallo stesso Stefano Calvagna, che ha voluto ritagliarsi un ruolo “per un’esigenza di paracadute – ci spiega – ispirandomi allo psichiatra che conobbi quando fui detenuto, mi è venuto in mente di inserire questa figura che facesse da collante alla storia del film che inizia con un ragazzo alla sua prima detenzione”. Poi sul senso di Baby Gang chiosa: “questo film è diretto ai giovani perché capiscano che il crimine non paga”.