Avengers: Endgame, una fine dei giochi epica tra lacrime e risate

di Patrizia Simonetti

Spettacolare, emozionante, ironico, epico: Avengers: Endgame, capitolo finale della saga dei supereroi vendicatori in sala da oggi, mercoledì 24 aprile, il film più atteso della storia dell’UCM, l’Universo Cinematografico Marvel, è tutto questo, e anche di più, e la colonna sonora di Alan Silvestri e i colpi di scena aiutano. “Sembrano passati mille anni… il mondo è cambiato e non si può tornare indietro… anche se la possibilità fosse minima abbiamo il dovere di provarci… a qualunque costo…” sono alcune delle frasi pronunciate dai protagonisti del gran finale: Iron Man (Robert Downey Jr), Captain America (Chris Evans), Bruce Banner/Hulk (Mark Ruffalo), Thor (Chris Hemsworth), Nat/Vedova Nera (Scarlett

Johansson), Occhio di Falco (Jeremy Renner), Captain Marvel (Brie Larson), AntMan (Paul Rudd), Watr Machine (Don Cheadle), Nebula (Karen Gillan), Okoye (Danai Gurira), Pepper Potts (Gwyneth Paltrow), Happy Hogan (Jon Favreau), Wong (Benedict Wong) e Valchiria (Tessa Thompson). Tutti, ci sono proprio tutti, uniti e decisi a far tornare il mondo come era, prima che il male in persona, ovvero Thanos (Josh Brolin), lo distruggesse facendo strage della metà della popolazione terrestre e di gran parte di loro nel capitolo precedente intitolato Avengers: Infinity War, l’unico in cui il cattivo vince e Spiderman – insieme a molti altri – muore.

Avengers: Endgame è davvero la fine dei giochi durati dieci anni, il film del game over che sembra farci tornare al punto di partenza, ma così non è perché indietro non si torna. Vivere o morire, questa la scelta, vivere nella rassegnazione di ciò che è stato e che a breve non sarà più, o rischiare di morire per tornare a vivere. L’epica del film traspare da ogni scena, eroica e anche ironica: il supereroe rassegnato che si è dato all’alcol e ai videogiochi che con la pancia gonfia non si può guardare, ne è l’emblema, così come il suo ritorno alle radici che gli danno la forza per riprendere a combattere. Il piano è questo: bisogna assolutamente recuperare le sei gemme che Thanos ha usato per rendere il mondo un luogo distopico, ma il film non lo è perché guarda al futuro, anche se il futuro, come il mondo, non sarà più lo stesso, ma può essere cambiato. Diretto dai registi vincitori dell’Emmy Award® Anthony e Joe Russo e retto dalla sceneggiatura originale di Christopher Markus e Stephen McFeely, Avengers: Endgame racconta come l’unione faccia davvero la forza, come le perdite degli affetti più cari possano annientare anche gli eroi più super ma come al tempo stesso possano dar loro la spinta per tornare a volare, come i sentimenti siano leve potenti più delle armature e delle macchine da guerra, come quando pensi che i superpoteri non ti servono più a nulla scopri invece che possono e devono fare la differenza.

Avengers: Endgame inizia in un clima di rassegnazione, paura, disincanto e senso di sconfitta e fallimento, un humus fertile per il germogliare di una nuova forza che unisce e dà speranza, e anche se non tutto dovesse andare come voluto, l’averci provato può salvarti la vita (e la stabilità mentale). Gli Avengers rimasti tornano dunque a riunirsi nel loro quartier generale: manca Tony Stark, ancora su Titano e messo tutt’altro che bene: lui del resto l’aveva detto che poteva finire male, che il folle progetto di un’armatura tutta intorno al mondo sarebbe stata utile, sapeva che qualcosa di terribile sarebbe accaduto e il suo senso di impotenza è il più pesante di quello di tutti gli altri, del resto non capita tutti i giorni di assistere alla polverizzazione dei tuoi amici, incluso un giovanissimo uomo ragno che in lui vedeva il suo idolo: “se una persona ti considera un mentore o un punto di riferimento tu lo diventi quasi automaticamente e questa può essere una cosa positiva, perché ti spinge a diventare una persona miglioredice Robert Downey Jr – Inizialmente Tony riflette molto sul da farsi e da un certo punto di vista non vuole correre il rischio di provare a cambiare le cose: in fondo è uno dei pochi fortunati che sono sopravvissuti. Ma sente di avere un obbligo morale e vuole trovare una soluzione a tutta questa distruzione”.

Un film lungo tre ore per cui fate pipì prima di entrare in sala, portatevi viveri o almeno qualcosa da bere perché la cosa è lunga, del resto pensate possa esserci una scorciatoia per salvare il mondo? E già che ci siete, portatevi anche i fazzoletti: non possiamo rivelarvi come e perché, ma Avengers: Endgame vi lascerà l’amaro in bocca, credeteci, e vi farà anche un po’ arrabbiare, ma solo dopo avervi divertito e commosso. Un film che segna uno spartiacque e se già sapete cosa c’è da un lato, vi renderà curiosi di scoprire cosa ci sarà dall’altro. Ammesso che ci sarà ancora qualcosa…