Assolo: Laura Morante torna dietro la macchina da presa per raccontare le donne

di Patrizia Simonetti

Se in Ciliegine, la sua opera prima da regista, era l’androfobica Amanda, così diffidente nei confronti degli uomini da convincersi che l’unico che le piace davvero non può che essere gay, in Assolo, la sua opera seconda che ancora una volta la vede sia dietro che davanti alla macchina da presa oltre che sceneggiatrice assieme a Daniele Costantini, Laura Morante è Flavia, talmente insicura e sola nonostante due ex mariti, due figli, un ex amante e un cane – che in realtà non è neanche suo, almeno non all’inizio della storia – da aggrapparsi persino alle nuove mogli dei suoi ex e da dichiarare piangendo sul lettino dell’analista di voler vivere a Paperopoli dove non ci sono genitori ma solo zii, nipoti e una nonna che fa le torte di mele. In sala dal 5 gennaio grazie a Warner Bros.Pictures, Assolo è una commedia malinconica ma poi neanche tanto, pur cominciando con un funerale, quello di Flavia immaginato da Flavia in uno dei tanti flashback costruiti dalla sua stessa immaginazione, dove in una grande stanza un po’ buia gli uomini della sua vita parlano, o meglio, sparlano di lei che rispetto alle loro nuove mogli il confronto non regge, funerale che poi si trasforma in una grottesca festicciola. Una commedia che scorre placida ma senza annoiare e anzi a tratti a divertire sulla voce narrante della stessa regista/protagonista che racconta con ironia il suo trovarsi single, che poi in realtà è più un perdersi, dopo una vita passata in coppia affidandosi completamente agli altri, incapace com’è di una minima indipendenza, di una minima capacità di dire no alle assurde richieste di un’amica, di una minima autostima e considerazione di se stessa. L’unico fattore positivo è che fortunatamente se ne rende conto e quindi è in terapia da una psicanalista cui peraltro, tanto per cambiare, si affida completamente e della quale non può fare a meno, e ne è così certa da chiudersi nel suo armadio piuttosto che andarsene per non tornare più visto che la terapia, a detta della dottoressa Grunewald, è terminata e lei è pronta per il suo assolo. Non prima però di averla goffamente pedinata per cercare di capire da dove provenga tutta quella sua sicurezza e determinazione nella vita di cui lei è invece completamente incapace. Nel suo salire gradino dopo gradino la scalinata che porta all’indipendenza, Flavia deve ottenere risultati ben precisi come prendere la patente e soddisfarsi sessualmente autonomamente. Ad aiutarla non sono certo le sue amiche, tanto meno un pedante collega alquanto cafone, e neanche la decisione della direzione del grande albergo in cui lavora di “svecchiare” l’ambiente e quindi toglierla dall’accoglienza del pubblico di cui d’ora in avanti si occuperanno giovani hostess in minigonna, e schiaffarla dietro una scrivania nascosta in un ufficio. Una mano invece, anzi una zampa, gliela dà senza dubbio Kira, la canetta degli inquilini del piano di sopra che non la trattano certo bene e alla quale Flavia offre spesso rifugio e poi anche qualcosa di più, un fare qualcosa di importante verso un altro essere vivente che segna decisamente qualche punto nella conquista della propria autostima.

E alla presenza della piccola Kira e di tutto il cast che comprende Piera Degli Esposti, Francesco Pannofino, Marco Giallini, Angela e pure Donatella Finocchiaro, Antonello Fassari, Gigio Alberti, Emanuela Grimalda e Carolina Crecentini si è svolta stamattina a Roma la presentazione di Assolo e noi abbiamo chiesto subito a Laura Morante di Flavia, ma anche di Amanda

Del resto non è difficile identificarsi, magari soltanto un po’, in parte nell’una e in parte nell’altra quando ci si trova in un momento delicato della propria vita che è andata avanti forse un po’ più velocemente di quanto ci si aspettava, ma non ci sono risposte esatte da dare, né pretende di farlo questo film che Laura Morante definisce piuttosto “un’esortazione” e anche un “lavare i panni sporchi in pubblico”

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