Al via a Roma la IV edizione del Film Festival Turco, presidente onorario Ferzan Ozpetek. Se mi dimentico sussurra, il film d’apertura

di Patrizia Simonetti

Si intitola Se mi dimentico sussurra il film di Çağan Irmak che inaugura stasera a Roma la IV edizione del Film Festival Turco, organizzato da SRP Istanbul con il supporto del Ministero della Cultura e del Turismo della Repubblica di Turchia. 12 film, tra lunghi e corti, per scoprire la Turchia attraverso le pellicole che la raccontano. Protagonista della pellicola apripista, un’ex popstar di nome Hatice che afflitta dall’Alzheimer torna nella sua casa di origine dove ritrova una sorella maggiore di nome Hanife con il cuore gonfio di rancore. Protagonista maschile, Mehmet Günsür, che vive più in Italia, dove ha moglie e tre figli, che a Istanbul, già visto in molte produzioni italiane come Matrimoni ed altri disastri insieme a Margherita Buy, in Don Matteo e soprattutto con Alessandro Gassman ne Il Bagno Turco – Hammam di Ferzan Ozpetek, presidente onorario del Festival.

“Un cinema con una doppia anima – dice Ozpetek, anche lui turco naturalizzato italiano – da una parte una raffinata produzione d’autore premiata spesso nei più importanti festival internazionali, dall’altra commedie popolari di grande successo che raccontano la realtà di un paese dove si incontrano e confrontano Occidente e Oriente, modernità e tradizione”.

Apollo’ da gösteri başlıyor!, dunque, che in turco significa su il sipario!, al Cinema Barberini che fino a domenica 19 aprile offre gratuitamente una ricca panoramica della più recente e variegata produzione cinematografica del paese euroasiatico tra autori affermati e nuovi talenti, e tre su dodici sono donne.

A una donna anche il premio alla carriera di quest’anno che va a Humeyra Akbay, compositrice e cantautrice, attrice teatrale, televisiva e cinematografica che vedremo in La gente di mio nonno dello stesso Çağan Irmak, storia della trasformazione di una famiglia vista dagli occhi di un bambino e del nonno che a sette ani deve lasciare la sua terra, Creta, dove relazioni e le memorie familiari si intrecciano con la nostalgia delle proprie radici e con il confronto tra la cultura greca e quella turca.

Vedremo anche Perché non riesco a diventare Tarkovski? di Murat Düzgünoğlu, storia tragicomica di un aspirante regista con grandi ideali, ma si deve pur mangiare per cui fa film per la TV che non valgono nulla e per i quali si ispira ai testi delle canzoni folk turche, ma sogna di realizzare un film come il suo idolo Andrej Tarkovskij. La musica al centro anche di C’era una volta della regista İlksen Başarır dove la giovane Nehir resta così turbata da una canzone ascoltata per caso che decide di cercarne l’autore Ozan, ma quando lo trova scopre una persona lunatica con la quale intraprende una relazione senza capo né coda. Più forte il tema di Vieni alla mia voce di Hüseyin Karabey dove la piccola Jiyan assiste in un villaggio curdo tra le montagne all’arresto del padre, sospetto terrorista, da parte della polizia turca. Il clima si fa più leggero con Festa di Nozze, commedia campione di incassi di Selçuk Aydemir che racconta di quattro amici di un villaggio dell’Anatolia che decidono di sposarsi con un finanziamento collettivo. Un matrimonio, ma da salvare, in Prossimamente di Cem Yılmaz, regista e attore legato artisticamente a Ozpetek che lo ha voluto tra i protagonisti di Magnifica presenza, storia del ladruncolo Zafer che per non farsi lasciare dalla moglie salvare torna al suo primo e onesto mestiere di attore.

Cinque i cortometraggi: In una tazza di caffè turco di Nazlı Eda Noyan e Dağhan Celayir, Diario di una partita del giovanissimo Deniz Özden, Il tempo del melograno di Cevahir Çokbilir, Ieri oggi e domani di Anıl Kaya, İrme di Mert Gökalp.

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